Ci provavo.
Continuavo a voler fare di tutto per cambiarti.
Non potevano comprendere, vivere, respirare cosa significasse la poesia.
L'emozione continuata del rumore delle dita sulla tastiera.
Simulavano di comprenderlo, di capirti, di condividerlo, di rispettarlo, ma poi aprivano la bocca e capivi che era impossibile smuoverli dagli scogli mentali che impedivano al mare della coscienza di toccare la profondità delle loro menti, delle loro anime, e allora capivo quanto la mia vittoria avesse il quotidiano sapore di una sconfitta eterna, e ad ogni vittoria conquistata, qualcos'altro cadeva in rovina davanti ai miei occhi.
La mia consapevolezza era una maledizione.
Ormai ci convivevo sorridente poiché nonostante tutto nessuno cambierà mai la mia maniera di essere.
Non arriverà mai il giorno in cui mi pentirò per quello che mi faceva sognare, e non mi convertirò mai nel fantasma di me stesso per sposare una normalità piatta e sciocca.
Io non sono come gli altri.
Non lo sarò mai nemmeno tra 1000 anni, e non me ne faccio nulla del giudizio di chi non ha titolo dunque diritto per farlo, non lascerò che qualcun altro al di fuori di me decida per me stesso e la mia felicità.
Siate voi stessi sempre.
Con amore...
B.G.