Frank non capiva molte cose.
Purtroppo lui era un sognatore, qualcosa che nella vita vuol dire rimanere da soli con la propria dannazione per sempre, una certezza che aumenta in maniera esponenziale se si è in possesso di un'anima in cui risiede un'arte qualunque.
Frank era uno scrittore.
Di mattina faceva il fruttivendolo, e di notte, prima di crollare sotto il peso di un mondo che lo opprimeva, con il dolore alle braccia, alle gambe, alla schiena, le mani ferite e sanguinanti, si metteva al pc e si dava da fare.
Aveva già scritto e pubblicato due romanzi, un terzo era in arrivo, ma alcuni giorni erano particolarmente duri nonostante quel sogno fosse l'unico a tenerlo ancora vivo e sano di mente quando si trovava a sostenere il peso delle casse di arance e la pioggia gelata delle 5.00 del mattino.
Era difficile conciliarlo, comprenderlo, ma non era una pretesa, e non lo sarebbe stata mai.
E allora Frank scriveva, scriveva, e si sentiva meglio, poi usciva e osservava il mondo.
Senza letteratura era tutto vuoto.
Senza la scrittura lo era.
E passava la notte a riempire fogli di lettere che passavano dalla macchina da scrivere alla carta suonando come pallottole a caccia grossa...
Alcuni amori sono il sale che dà sapore alle cose, come i sogni.
Non rimangono che quelli, e Frank lo sapeva bene; poi arrivava la realtà, e lì la vita si fermava per Frank e per chiunque altro al suo posto.
Chiunque con l'anima profonda...
10/03/18
B.G.