La paura.

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Correvo.
A passo svelto, sempre più stanca.
Correvo ed intanto il mio fiato diveniva pian piano più corto.

Alle mie spalle avvertivo il rumore di quell'auto e pur di seminarla cambiavo continuamente strada ma era sempre lì, senza fermarsi mai.

Girai la strada e mi nascosi alle spalle di un muretto nella speranza mi perdesse di vista, a seguirla un'altra auto bianca e quando queste due sparirono in lontananza capii di essere sfuggita ad un probabile pericolo.

Ora il problema era un altro, mi ero persa.
Beh, avevo percorso diverse strade e quella mi era abbastanza sconosciuta; fortunatamente potevo confidare nel telefono che mai mi avrebbe abbandonata, usai quest'ultimo per capire la mia posizione e così mi rimisi sulla strada della farmacia.

Vedere una ragazza girare da sola di notte per le strade deserte, svuotate dal periodo caldo e dalle sue vacanze. Preda facile, sì.

Ancora avevo l'ansia, un po' mi sentivo perseguitata e continuavo a chiedermi chi ci fosse in quelle due auto; sulla strada della farmacia tutto taceva, ma solo per qualche istante.

Rieccole quelle due auto che si ostinavano a seguirmi ed a quel punto iniziai a correre.
Avevo ripreso fiato ma non sapevo per quanto potessi correre ancora; quando le mie gambe iniziarono a far male ecco che vedo in lontananza uno di quei locali che, di sera, fa i cornetti. Ci entrai e chiamai mia madre mentre l'uomo dietro al bancone mi chiedeva se volessi qualcosa.

Ero terrorizzata ma continuavo a ripetermi che una soluzione la trovavo, qualsiasi essa fosse.
Non rispondeva, magari per il telefono scarico.
Merda.

Mandai un paio di messaggi ad Alessia ma evidentemente non li notava; decisi di confidarmi con l'uomo dei cornetti, un semplice ragazzo sulla ventina.

"Ti posso accompagnare per un tratto di strada, non posso mica lasciare il negozio incustodito" e queste furono le sue parole. Accettai e riuscì a portarmi quasi accanto alla farmacia ma quello oramai non era più il mio obiettivo, volevo tornare a casa. Feci quel breve tratto di strada che mi portò alla farmacia ed eccomi in sicurezza, per poco.

Acquistai quel che dovevo e con un dolore al petto mi affacciai alla porta per vedere come fosse la situazione lì fuori.
Buio.
Silenzio.
Avevo un nodo alla gola ma decisi di farmi coraggio per tornare a casa.

Ancora silenzio, ancora per poco.
Quel nodo alla gola sembrò soffocarmi, non avevo nemmeno più fiato per urlare.
In lontananza, di nuovo quelle due auto.

Mentre provavo a correre, l'auto bianca sorpassò quella nera e questo lo notai volgendo lo sguardo alle mie spalle.
L'auto bianca accelerò.

Fece una manovra pericolosa per lui e per me però mi si fermò davanti, ero in trappola.

Alle mie spalle l'auto nera, davanti quella bianca.
Sono fregata, pensai.
Sentii il vuoto sotto i miei piedi, il mio sguardo perso a guardare le luci accecanti.

La portiera dell'auto bianca si aprì e qualcuno urlò "Entra".

Giusy. // UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora