Incidente.

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Quella notte non ho dormito.
Ansie, paure, disagi, tutto sembrava darmi fastidio ed a poco a poco cercavo di aiutare me stessa ascoltando qualche canzone dalla riproduzione casuale di canzoni tristi e deprimenti.. I won't mind di Zayn, silhouettes of you di Isaac Gracie ed infine lui, la prima canzone che io abbia mai sentito di Ultimo nonché Giusy.

Mi sembrò di tornare a qualche mese prima, quando l'unica compagnia che avevo era la sua musica e nulla più ma lui mi aveva aiutato e tra me e me mi chiedevo se ci fosse un modo per aiutare lui, riavvicinarmi e capire cosa stesse succedendo. Cambiavo costantemente posizione nel letto, non trovavo quiete in nessun modo e speravo solo di trovare una soluzione.

Quando la mattina arrivò, feci colazione con correttore e tanto trucco. Le occhiaie erano due valigie di Kylie Jenner, altro che borse.
Era presto e stranamente avevo anticipato mia madre che era ancora a letto ma non i carabinieri di guardia fuori casa mia.

Decisi di lasciarle un messaggio su whatsapp, solita scusa del "sto con la mia bff" per fuggire un po' da una gabbia che iniziava a starmi troppo stretta.

Iniziai a camminare per la strade di Roma senza una meta, senza la minima idea di dove stessi andando.

Ero persa, letteralmente. Il mio sguardo era assente, guardavo tutto intorno a me muoversi ed andare avanti ed io mi sentivo un palo fermo sempre allo stesso posto.

Si dice che per ritrovarsi bisogna sempre prima perdersi ed è quello che stavo facendo.
Nella mia testa rimbombavano le parole di quella fottutissima canzone, "ma Giusy senti questo vento? Tu lasciati portare [..]" e mi stavo effettivamente facendo trasportare da quello che l'istinto mi dettava di fare, da quello che il destino aveva in serbo per me. Però fatemi dì na cosa, che destino di merda.

Non sapevo più dove mi trovassi, quali strade avessi preso per arrivare fin lì.
Usai il GPS per tornare a casa ma nell'aria c'era un sapore amaro, cattivo.

Iniziai a camminare per tornare nel mio posto quando, con la coda dell'occhio, notai un ragazzo seduto sul marciapiede a fumare.
Lo osservai bene, era lui.

"Niccolò!" mi venne spontaneo urlare ma lui iniziò a correre, senza un motivo preciso.
Decisi di seguirlo, avevo bisogno di risposte.

Non si voltava, era come se stesse scappando da me. Era una corsa a perdifiato e per quanto stessero iniziando a farmi male le gambe non volevo smettere di correre.

A farmi smettere di correre fu altro, quando una macchina mi prese in pieno.
Da quel momento iniziai a sentire mille voci, era tutto troppo confuso.
Dentro di me continuavo a sentire la voglia di correre e di averlo, non avrei mai smesso di farlo.

Giusy. // UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora