La chiamata.

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La polizia era ormai arrivata e setacciava l'area ma, ogni volta che chiedevo agli agenti di lui, loro mi rispondevano con "no signorina, nessuna traccia".
Avevo esaurito anche le lacrime, trovarlo era impossibile e tutto ciò che si sapeva è che la sua auto bianca era ancora vicino casa mia.
Gli omaccioni sospetti sembravano spariti ed a quel punto iniziai a farmi due domande.
Chi era quella gente?
Perché girava da giorni nei dintorni?
Cosa stava succedendo?
Ma soprattutto, Niccolò dov'era?

Era uno di quegli attimi dove l'aria sembrava leggera, la mente dispersa. I miei piedi sembravano volteggiare sul vuoto, ero incapace di realizzare e fra me e me speravo fosse un sogno, o meglio, un incubo.
Da quell'incubo non c'era via d'uscita e, affranta, decisi di sedermi sul marciapiede ed attendere qualche buona notizia.
Per quanti volti conosciuti potessi vedere per strada in quel momento, nessuno fra questi era essenziale o necessario. Avevo bisogno di lui, punto.

Al mio fianco c'era un agente di polizia sulla ventina, me ne resi conto solo dopo svariati minuti.
"Siamo in tanti a cercarlo, ti prometto che riusciremo a trovarlo." furono le sue parole, ma non aiutarono.
Rimasi in silenzio, non avevo voglia di parlare.
Gli occhi bruciavano e, volendo rimediare, decisi di salire le scale che portavano alla porta di casa mia. Non volevo, ma fra me e me iniziai a pensare al peggio.

Andai in bagno e proprio mentre un po' d'acqua mi sfiorava il viso il mio telefono iniziò a squillare. Sconosciuto. Risposi.
"Chi è?"
"Mi dispiace. Attenta." una voce robotica, non era quella di Niccolò.

Posai il telefono ed iniziai ad osservare la mia figura allo specchio. Era come se qualcuno mi stesse osservando, come se in ogni mattonella del bagno si nascondesse qualcosa che non vedevo.
Chi cazzo era. Cosa cazzo stava succedendo.

Improvvisamente iniziai a sentire le mie gambe deboli, il cuore sembrava essersi fermato ed io avevo bisogno di lui, di qualcuno che mi dicesse "troveremo una soluzione".
Andai in stanza e, dopo essermi sdraiata sul letto, mi tormentavo di mille domande a cui le risposte erano impossibili anche da sfiorare. Lentamente, con le lacrime agli occhi, mi addormentai.

Giusy. // UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora