Raccolse le mie lacrime come fossero acqua per dissetati.
In quelle lacrime aveva trovato qualche mia debolezza, qualche piccola goccia dal mio passato che sarei riuscita difficilmente a racchiudere, per l'appunto, nel mio passato.Ho vissuto la sofferenza della separazione dei miei, delle volte delle donne diverse da mia madre a casa mia e quest'ultima che spesso piangeva per amore; ho vissuto bullismo gratuito solo perché sono sempre stata introversa e chiusa in me stessa e, quelle poche volte che parlavo, balbettavo aprendo strada ad ogni mia incertezza.
Avevo bisogno di qualcuno che si fermasse e che mi stringesse, che mi facesse capire che la vita non la devo vivere sempre in modo pessimistico provando a cercare del giusto ogni giorno, anche nelle piccole cose. Non ci riuscivo più da tempo, tutto il male nella mia vita era riuscito ad annientare la mia felicità come tante piccole palle di cannone farebbero affondare una nave.Ora, però, lui mi stringeva forte.
Mi stringeva forte con la sua musica ed ora con le sue braccia.
Sentirsi protetti per un semplice abbraccio è il lusso di quei pochi che nella vita non hanno conosciuto l'amore.Fra le tante lacrime sentivo lui sussurrarmi "dai, calmati.." perché evidentemente non era questo ciò che lui voleva passare con me durante quella giornata così bella.
Sentivo contro la mia pelle il tessuto della sua t-shirt ormai bagnata, avevo poggiato il capo sulla sua spalla e lui seppe reggere su di essa ogni piccola lacrima.
Non volevo apparire pesante, più mi stringeva e più sentivo il bisogno di piangere e sfogarmi ma non era questo ciò che volevo al che decisi di respingerlo e di alzarmi da quella sedia.Provavo a calmare i miei singhiozzi avvicinandomi al piano e poggiando una mano sul legno lucidato di nero, la musica e quello strumento in particolare mi avrebbero fatto riaffiorare i bei ricordi di quando ero piccola e tutto andava per il meglio.
Sentii ancora una volta quelle braccia avvolgermi, stringermi da dietro e tenermi attaccata al suo busto.
"So che non è facile e che magari non ti va di parlarne ma magari puoi provare a pensare ad altro, pensare ed in particolare immaginare è il più bello strumento che abbiamo per essere felici quindi che ne dici se.."
"che cosa ridicola" dissi io, con voce sofferente
"ti piace peter pan?" ma non risposi, l'avevo visto qualche volta ma non mi sono mai applicata più di tanto. Continuò lui, imperterrito "arriva questo ragazzo alla finestra di Wendy e la porta con lui in un lungo viaggio verso l'isola che non c'è. Wendy abbandona la realtà per un po' quindi che dici, vuoi volare con me?"Che grandissime cazzate. Faceva ancor più ridere vedere come lui ne parlava, con tono serio e senza alcuna vergogna.
"Portami a casa" ed a questo punto, il mio tono, fu secco e duro.
Non volevo più stare lì con lui, è un bambino che ancora immagina l'impossibile per non sentirsi solo ed io avevo solo bisogno di isolarmi e dimenticare il mondo per un po' dormendo e cercando rifugio nei videogiochi.
Non disse altro, vide che a quel punto era inutile insistere.Senza più dirci niente se non un "ciao" appena mi portò di nuovo a casa, ci dividemmo.

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Giusy. // Ultimo
Fanfiction«Ma Giusy senti questo vento? Tu lasciati portare [..]» In una vita piena di caos sono riuscita a trovare lui, il mio cosmo, il mio ordine. Tra lividi e carezze, riusciremo a stringerci le mani?