Domenica.

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Domenica mattina

Stavamo scappando, dovevo esserne felice ma non riuscivo.
Avevo paura, le domande erano mille, odiavo dover lasciare il sorriso di mia madre di ogni mattina o le mille piccole cose che, in fondo, mi facevano stare bene.
Stavo lasciando una città che amavo ed odiavo, pensandoci mi tornarono in mente le parole di Niccolò: "Vuoi volare con me?"

Mentre ero persa nei miei pensieri il telefono vibrò, era lui che mi chiedeva cosa stessi facendo ed io, di risposta, gli mandai una foto dei vestiti sparsi sul letto. Mia madre non sarebbe tornata prima delle undici di quella sera, avevo tutto il tempo necessario per i preparativi.
Decisi di avvisare solo Alessia, la mia migliore amica, perché, una volta via, avevo bisogno di qualcuno che mi appoggiasse. 

La chiamai e le spiegai la situazione:
[...]
"Puoi farlo per me?"
"Ma cosa succede Giusy, non ci sto a capì na minchia"
"Eh figurati io, tu dille solo che siamo andate dai tuoi zii al nord per una vacanza se chiama"
"Va bene, stai attenta e chiamami anche tu"

E la chiamata si chiuse, chissà quando l'avrei risentita.

Le ore passavano troppo veloci e ci pensò Niccolò a strappar via tutti i miei brutti pensieri invitandomi ad uscire. Andammo in centro, quando lo vidi lo strinsi forte.
"Ti ricordo che mi hanno rimesso da poco, non stringere troppo"
"Ti fa ancora male?"
"Avoja, hai mangiato?"
"Non riesco.."
"Una pizzetta al volo e ci facciamo un giro, su"

Iniziammo a camminare per quelle vie sempre troppo affollate, vecchie ma piene di sorrisi; camminammo su quelle strade che avevamo percorso forse mille volte nella nostra vita dimenticando che, ognuna di quelle volte, poteva essere anche l'ultima; il nostro silenzio non meritava spiegazioni, ci stavamo vivendo per la prima volta quegli istanti che dovremmo goderci sempre, ogni maledetto giorno.
Siamo stupidi in fondo, non capiamo l'oro che abbiamo tra le mani, oro che, per quanto piccolo possa essere, può valere milioni.

"Hai paura, Giusy?"
"Che alternative abbiamo?"
"Mi dispiace lasciare i miei amici, tutto.. tu non hai paura di non tornare?"
"Sì, ma almeno ho te"
"Sono fortunato"
"Pensa io"
e mi schioccò un bacio sulle labbra.

Tra un passo ed un altro i secondi passarono, erano le cinque di pomeriggio e dovevamo necessariamente completare le valigie.
In quelle ore assieme avevamo anche comprato qualcosa da mangiare da infilare nelle nostre rispettive valigie, non ci restava che chiudere tutto ed andarcene.

Arrivarono le undici di sera ed io accolsi con un sorriso mia madre che tornò da lavoro, era stanca ma su quel viso stanco leggevo la bellezza di una Donna, la stessa che ha avuto le palle di affrontare tutto.

"Mamma devo dirti una cosa" Iniziai a spiegarle mentre mi piazzava un piatto di pasta davanti
"Dimmi tesoro"
"Alessia mi ha invitata con lei a fare una vacanza al nord dagli zii, ho già preparato tutto"
"Ma la scuola.."
"Sto facendo assenze solo in questo periodo, ho tutto sotto controllo"
"E quando torneresti?" Eh, bella domanda.
"Tra una settimana credo, poi vediamo se restare qualche giorno in più"
"Va bene, Niccolò sta meglio?" 
"Sì.. è partito con un suo amico per distrarsi un po'"
Ammazza quante cazzate stavo raccontando.
Fortunatamente quella fu l'ultima, mangiammo e poi salutai mia madre con un bacio sulle labbra, in fondo amavo quella donna.

Andai in stanza ed aspettai fosse notte tarda, circa le due. 
Non mi staccai un secondo dalla chat di Nic, avevo bisogno di tranquillizzarmi.

[Ikigai]
Pronta?
[1.34am]

[Giusy]
Ti aspetto
[1.34am]

Ero pronta.
Zaino in spalla, due valigie da portar via e tanto chiasso nella mia testa.


[Ikigai]
Scendi
[1.43am]

Feci tutto a passo felpato pur di non svegliare mia madre, qualche istante dopo ero giù davanti al suo sorriso. Sorriso che baciai, che accolsi tra le mie labbra e che mi trasmise la sicurezza di cui avevo bisogno.
Andammo alla stazione di Termini, mi disse che un suo amico aveva la copia delle chiavi della sua auto e non sarebbe stato un problema per lui lasciargliela.

Una volta lì aspettammo impazienti tra i barboni dormienti, Nic decise di lasciare una delle nostre buste di patatine ad un ragazzo che piangeva. Che pena tutta 'sta gente, morivo dentro a guardarli.
Una mezz'oretta dopo arrivarono due uomini in grossi giacche verdi militari, ci accompagnarono verso due bus. Stavamo per essere divisi.

"Ma che cazzo fate io dovevo andà con lui"
"Silenzio" entrammo in due bus di turisti che dormivano stanchi, a giudicare dai loro aspetti non sembravano nemmeno italiani.


Che cazzo succedeva ora. Era una trappola?

Quando il bus partì ero seduta in fondo con le cuffiette nelle orecchie e le lacrime agli occhi.

[Ikigai]
C'è una cosa che non ti ho detto
[2.41am]

[Giusy]
Non è il momento, non sto capendo un cazzo
[2.41am]

[Ikigai]
Nulla da capire, stai tranquilla, ti amo
[2.42am]

Mi ama.
Dalle cuffiette, partì Le luci della città di Coez.

Giusy. // UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora