6. Riflessioni

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«Brooklyn, mi stai ascoltando?» mi domanda Abby, seduta dall'altra parte del tavolo in sala professori.

«No, scusa... dicevi?» le chiedo.

«Sta sera io e i ragazzi andiamo al bowling, vuoi venire?» propone pimpante.

«Si, ci dovrei essere. A che ora?»

«Non lo sappiamo ancora, poi ti scrivo e ti faccio sapere.»

«Buongiorno donzelle. Anche voi avete un'ora libera?» ci interrompe Louis avvicinandosi a noi.

«Già... Liam?» chiede Abby.

«È a lezione. Solo noi siamo i fortunelli che hanno l'ora buco in comune.» dice divertito afferrando la mela di Abby.

«Oh andiamo Louis, ridammela!» sbotta Abby alzandosi dalla sedia.

«Mi dispiace, ma ora è mia. Mi stava chiamando!» cantilena Louis addentandola.

«Stronzo.» sibila Abby a dentri stretti.

«Ci sono pur sempre le macchinette se ha fame, signorina Simpson.» dice lui dispettoso. Lei gli fa la linguaccia per poi ignorarlo mettendosi a parlare con la collega di musica.

«Allora, seconda settimana qui. Hai già voglia di scappare?» mi chiede Louis sedendosi vicino a me.

«No, adoro i ragazzi. L'unico problema è il preside.» dico sbuffando.

«Ma perché non lo chiami Harry?» mi domanda.

«Lui mi ha espressamente detto di dargli del lei, anche fuori dalla scuola e anche se da oggi in poi uscirò con voi, a quanto pare.» rispondo.

«Davvero uscirai con noi?» dice sorpreso.

«Si, sono la migliore amica nonchè coinquilina di Niall, quindi...»

«Ah, non lo sapevo. E tu, donna di poca fede,» si rivolge a Abby addentando ancora una volta la mela, «Perché non me l'hai detto!».

«Perché gliel'ho appena chiesto. Deficiente.» gli risponde.

La campanella suona e a quanto pare sono l'unica che ha un'altra ora buco.
Saluto gli altri che escono dalla stanza e rimango sola prendendo un quotidiano sul tavolo.
Sento dei passi fuori la porta che poi si apre. Fa capolino una testa biondo platino e non ci metto molto a capire che è la segretaria che mi guarda e sorride.

«Buongiorno signorina Williams.» dice cordialmente, «Credevo ci fosse il professor Tomlinson.»

«No, è appena andato via, e la prego, diamoci del tu. D'altronde siamo colleghe, più o meno.» dico sorridendo.

«Come vuole... ehm, Come vuoi.» si corregge.

«Perdonami ma non so il tuo nome...» esordisco imbarazzata.

«Hannah.» dice porgendomi la mano.

«Brooklyn, ma chiamami solo Brook.» le rispondo stringendola, «Posso offrirti un caffè?»

«Devo passare questa circolare al professor Tomlinson e il preside non sarebbe contento se scoprisse che ho "perso tempo".» dice mimando le ultime parole con le dita.

«Nah, se ti dice qualcosa digli che è colpa mia. Ma sicuramente non lo scoprirà mai.» le sorrido.

«Va bene.» risponde cordialmente.

«Spero che potrai perdonarmi, per l'altro giorno intendo. Non volevo interrompere nulla...» bisbiglio mentre ci avviamo alla macchinetta.

«Oh, non preoccuparti. Abbiamo sistemato dopo.» mi sorride divertita.

«Giusto, è così che si fa.» affermo inserendo i soldi nell'arnese davanti a me, «Da quanto tempo lavori qui?» le chiedo mentre premo il pulsante per il caffè.

«Da poco, un'anno e mezzo, quasi.» mi risponde lei.

«Ah, quindi non molto.» le dico estraendo il caffè per poi porgerglielo.

«No, non molto, ma sicuramente di più del preside.» dice soffiando sul caffè.

«Ah si?» chiedo. Credevo che Harry lavorasse in questa scuola da molto di più che un misero anno.

«Si, questo che è appena iniziato è il suo secondo anno in carica. Io sono entrata quando la vecchia preside stava per andarsene. Non l'ho conosciuta ma dicono che sia stata costretta a lasciare il lavoro. A me è sembrato molto strano, anche perché non avevo mai sentito parlare di un preside uomo così giovane che potesse sostituirla.»

«E perchè?» domando estraendo il mio caffè.

«Che succede qui?» chiede una voce dietro di me. Ci metto poco a capire che è quella del dispotico Harry.

«Le stavo offrendo un caffè.» dico cercando di forzare un sorriso.

Come mi giro riesco a vederlo meglio. I miei occhi per un millisecondo incrociano i suoi e deglutisco. Abbasso lo sguardo inevitabilmente e inizio a scrutare il modo in cui il suo completo gli cade addosso.

Indossa una giacca nera e un pantalone dello stesso colore. La camicia sotto è bianca ed è leggermente sbottonata in avanti. E per quanto mi costi ammetterlo, è davvero bello.

«In questa scuola non si cincischia, signorina Williams.» mi ammonisce lui con tono severo.

Ecco, ritiro i complimenti.

«Io ho un'ora buco e lei lavora sempre, volevo offrirle un caffè che come vede non le ha preso più di cinque minuti.» affermo per poi buttare il mio caffè finito nel cestino

«Vedo che oggi si è vestita diversamente, complimenti.» sentenzia beffardo squadrandomi.

Devo andarmene prima di spaccargli la faccia.

«Hannah, ci vediamo dopo.» taglio corto rivolgendomi a lei con un sorriso, «Signor Styles.» concludo a mo' di saluto per poi andare via.

«Signorina Williams, le conversazioni non si concludono così.» dice lui da lontano.

Io non rispondo ed entro in sala professori sbuffando e andando verso la sedia sulla quale giace il quotidiano che stavo leggendo prima.

Non credevo che Harry lavorasse qui solo da un anno.
Certo, non so quanti anni abbia ma di sicuro di meno di trenta, e sicuramente è difficile gestire una scuola ad una giovane età.

Ora che mi ricordo, Niall aveva detto di aver frequentato il liceo con lui, quindi bene o male deve avere la sua sessa età.
E poi che coincidenza, trovarsi nella stessa città, sembra un film.

D'altro canto non credevo che un ragazzo potesse essere preside così giovane ma a quanto pare mi sbagliavo. E poi chissà perché l'ex preside sia stata costretta ad andare via. Hannah dice che le è sembrato strano.
La bambina curiosa che c'è dentro di me di certo vuole sapere di più ma qualcosa mi dice che devo solo farmi gli affari miei.

Non posso porre domande a lui a riguardo perché non mi sembra il caso e sono sicura che non ne risponderebbe nemmeno ad una, quindi dovrò appellarmi a fonti esterne, che in questo momento sono ad esempio Niall o Abby.

È solo una mia curiosità e credo che Harry ne abbia parlato con loro prima di entrare nella scuola, soprattutto perché Abby ci lavorava già, almeno credo.
La cosa che poi non capisco è perché Niall non mi abbia mai parlato di Harry. Potrebbe essere venuto qui subito dopo la laurea. E forse lui e Niall avevano smesso di frequentarsi e poi si sono ritrovati qui per caso. Non lo so proprio.

Devo smetterla di farmi così tanti filmini e tornare nella vita reale.
Basta pensare, fantastico troppo su cose assurde, si vede che insegno letteratura.
Ora devo solo concentrarmi sul mio lavoro, e lasciare queste stupide curiosità da parte.

***

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