11. Non volevo chiamare una supplente

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«Quindi ragazzi, per la settimana prossima fissiamo l'interrogazione.» annuncio ai ragazzi provocando un boato di dissenso generale, «So che mi state odiando ma i voti mi servono quindi più facciamo veloce meglio è.»
Detto questo si alzano dal banco e escono come delle frecce dalla classe, lasciandomi in pace e tranquillità.

«Indovina chi ha un'ora buco?» cantilena Abby entrando con Louis e Liam nella mia aula.

«Ma ci sarà mai una volta che lavorerete per tre ore di fila?» scherzo inarcando un sopracciglio.

«Nah.» afferma lei fiondandosi con la sua fedelissima mela sulla cattedra.

«Se non fosse stata ricreazione a quest'ora vi avrei sbattuto fuori dalla mia classe. Sono un'insegnante modello.» mi pavoneggio.

«Vallo a raccontare al preside. A proposito, da quant'è che fa l'incazzato? Ieri sera quando siamo usciti ho notato molta tensione, più del solito voglio dire. E nessuno di voi due spiccicava parola.» constata Louis.

«Non parliamo da una settimana circa, sempre per il fatto della cucina. Il suo ultimo messaggio è stato un "Me la pagherai". Beh, se per lui farmela pagare è non rivolgermi la parola mi sa che sbaglia tattica.» faccio spallucce.

«Non posso credere che non ti parli per quella stronzata della cucina.» sentenzia Abby.

«Meglio così.» affermo ridendo.

Cerco di alzarmi dalla sedia ma un giramento di testa mi fa bruscamente poggiare la schiena alla lavagna che ho dietro di me. È lo stesso mal di testa che ho avuto quando stavamo io e Abby dietro i cespugli di casa di Harry ma questa volta molto più intenso.

«Brook, tutto bene?» chiede Abby venendomi incontro.

«Si, è solo un mal di test-»
Di colpo vedo bianco e un dolore lancinante esplode nelle mie tempie come se qualcuno mi stesse trafiggendo il cranio.

Mi accascio a terra urlando e tremando portando le mani sulle orecchie. Sento solo la voce ovattata di Abby che chiede aiuto e la porta che urta la parete. Sbatto più volte le palpebre cercando di vedere almeno i colori soffusi delle persone che mi sono intorno. Il mio respiro si ferma di colpo e, al posto della voce di Abby, inizio a sentire delle voci, delle voci strane che non appartengono alle persone che mi circondano. Non riesco a capire che voci siano, non riesco a capire di chi siano. Sento solo delle braccia possenti prendermi da terra e alzarmi di peso.

Continuo a tremare ma finalmente riesco a vedere, anche se sfocate, le sagome delle persone che mi sono vicino.

Sento ancora una volte le voci di prima.

Mi concentro, per quanto posso, cercando di capire perché le sento, da chi provengono e soprattutto cosa dicono. Ma non riesco a capire. Sento solo urla, tante urla e un botto, come uno sparo e ancora urla, urla e urla.

Di colpo il vuoto.

***

«Dottoressa, crede che si riprenderà?» la voce di Niall irrompe nella stanza silenziosa.

«Certo agente Horan, ci vuole solo del tempo.» gli risponde una voce femminile.

«Grazie mille.» esala lui con un filo di voce.

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