17. Codice morse

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Ormai è passato più di un mese dal mio interrogatorio. Niall sta ancora lavorando sul caso e tutta la città è in fermento. Non si sa ancora niente sull'assassino, zero indizi, zero sospetti.

In questo lasso di tempo Hannah è scomparsa, non si presenta più a scuola, non mi scrive e se le scrivo io non risponde. Non capisco il motivo di questo suo comportamento. Potrei parlarne con Harry ma non mi va di parlare di cose sue personali dato che, come sempre, cerca di sviare il discorso. Devo dire però che ultimamente riesco a sopportarlo di più. Il nostro rapporto si è evoluto. Non mi sta simpatico ma lo tollero.

Un grande passo avanti, no?

Finalmente io e Niall siamo riusciti ad andare all'IKEA e abbiamo davvero preso di tutto, ora la casa sembra nuova. Abbiamo preso un nuovo divano, nuovi letti, armadi, tavoli e così via. Sono proprio contenta di aver speso i miei primi stipendi così. Abby invece lo è un po' meno dato che non siamo più potute andare a fare shopping sia per colpa del caso, che ha portato via a giorni e giorni in centrale, sia perché ora il mio conto in banca è più basso di Louis, e ce ne vuole.

In questo periodo della mia vita sono così felice. Sono davvero grata di aver conosciuto queste persone e che siano entrate nella mia vita. Nonostante l'epilessia, che sembra si stia piano piano affievolendo, sono proprio orgogliosa di me.

L'unica cosa che mi fa storcere il naso è una. Quel dannato bigliettino pieno di righe e puntini trovato il mese scorso fuori la porta di casa mia. Non riesco a capire cosa sia, cosa voglia dire. Non l'ho detto a nessuno perché ultimamente con questa storia del killer tutti si preoccupano troppo e voglio evitare di dare ulteriori preoccupazioni su una cosa così futile.
Continuo a rigirarmi il biglietto fra le mani quando ad un tratto sento qualcuno bussare alla porta della mia aula.

«Brooook!» mi sento chiamare.

«Abby, ciao!» la saluto, accorgendomi della sua incombente presenza, «Che hai addosso?» bofonchio notando il cappello che ha sulla sua testa. Ebbene si, signori e signore, Abby ha in testa un capello da strega. Può ridicolizzarsi più di così? Non lo so proprio.

«Non so se te ne sei accorta miss noia,» sussurra avvicinandosi alla cattedra, «Ma domani è Halloween!» conclude urlando.

«Comunque l'età media in questo liceo è di sedici anni e tu, fidati, mentalmente ne hai dodici.» la prendo in giro, «Poi Abby, come fa ad essere Halloween se siamo a dicembre?» le chiedo corrucciata. Avrà in mente qualcosa di diabolico.

«Dai! Quanto sei pallosa!» sbuffa lei, «Io sono molto fiera dei miei dodici anni» si vanta. «Comunque domani c'è una mega festa di Halloween all'Hollywood di Manchester, anche se siamo praticamente a inizio dicembre. Hanno riaperto da poco per ristrutturazione e quindi siccome la loro serata più in voga è stata cancellata a ottobre la ripropongono di nuovo. Sarà bellissimo. Tu vieni ovviamente, ho già prenotato.»

«Abby...» la rimprovero. Sinceramente proprio non sono dell'umore per andare in discoteca in questo periodo. Mi sento proprio una vecchietta. Non posso farci niente.

«Ormai ci vieni, ho prenotato e non si può disdire.» fa spallucce.

«Si ma Abby, sai che ti voglio bene, ma perché prenoti tutto se non sai nemmeno se ci sono o meno o se mi vada. Grazie per la considerazione. Se avessi avuto altri impegni con Niall, per esempio?» alzo gli occhi al celo. Non sono arrabbiata ma, siccome sono abbastanza maniaca del controllo, devo sapere cosa, come e quando, e le cose fatte all'ultimo minuto mi innervosisco.

«Impossibile. Niall ha confermato due minuti fa.» sogghigna lei.

«Ah quindi presumo ci siano tutti no?» sbuffo, «Anche Harry?»

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