Una mano accarezzava la sua testa, lisciando con il palmo aperto i suoi capelli. Dolcemente.
Ne assorbiva, come una pianta inerme e inerte, il calore, il tremore, il sudore.
Percepiva forte, dall'interno della sua bolla onirica sospesa, la sensazione di angoscia e paura di chi le stava accanto.
dove sono?
«...Anastasia» bisbigliò al suo orecchio una voce maschile lontana, lontanissima. Singhiozzava, appena udibile. «..Sono qui, amore mio. Svegliati... ti prego.»
perché piangi?
Giaceva distesa, col corpo rigido e i pensieri in panne. Era come voler mettere in moto una macchina, ma il quadro comandi non rispondeva. E il suo cervello, in quel momento, si stava comportando allo stesso modo: come quella chiave che girava a vuoto, dentro un motorino d'avviamento spento, interrotto, scollegato dall'impianto elettrico generale.
Ascoltava il brusio fastidioso attorno, il rimpasto di voci che si accavallavano, sovrapponevano, inseguivano dentro il suo torpore mentale, squarciando a brevi tratti la sua spessa ovatta di celebrale stordimento.
da quanto tempo sto così? - pensò fulminea, in un istante di lucidità.
Lottava con le sue palpebre serrate. Voleva guardare l'uomo che stava cercando di soffocare i singulti accanto a lei, invano. Voleva dirgli – Ettore sto bene. Ti sento - allungare la mano, accarezzarlo, calmarlo.
Domandargli
se
Le palpebre si socchiusero, con fatica, in una stretta fessura. La penombra non le permetteva di focalizzare le immagini o, forse, era proprio lei che non riusciva a mettere a fuoco nitidamente. Mosse le labbra, secche, screpolate, sibilando con voce bassissima una parola.
«Il - bam- bi- no.»
Ettore arrestò di colpo il suo pianto, e l'improvviso silenzio fece tramutare l'aria, avvertendo una cappa opprimente. Anastasia aprì un po' di più le palpebre, quel tanto che bastò per restare dilaniata, dallo sguardo pietrificato e disperato del suo compagno.
Un feroce e violento squarcio le crepò il cuore in due parti, per poi sentirlo spaccare, afferrare, strappare dal petto ancora pulsante.
Da un Dio che non indossava i guanti, mentre la sviscerava e rovistava a mani nude. Senza anestesia.
Stravolto, Ettore la fissava. Le si avvicinò al viso, lentamente, calamitando lo sguardo al suo, agganciandola, come se non volesse lasciarla andare.
Anastasia non vide più nulla se non le sue iridi vitree riflettere una disperazione sconosciuta. Un'emozione che le fece salire brividi freddi in tutto il corpo.
Ettore la sfiorò, con la nocca del dito. Lei ne catturò la traccia fredda del tocco sulla guancia, per poi sorbire le labbra umide di lacrime, premute sulle sue.
Imprigionò, tra i lunghi capelli ramati, il suo sospiro mozzato, incastrarono gli sguardi, stringendosi le mani, ascoltò la sua condanna, camuffata da promessa.
Lo sentì vacillare, e non riuscire a trattenere la voce tremula.
«Amore mio... ne avremo degli altri.»

STAI LEGGENDO
La Rosa Eterna
Mystery / Thriller[VINCITRICE contest - Gli Oscar Wattpadiani 2018 - in *MIGLIOR MONTAGGIO* e *PREMIO SPECIALE SUSPENCE*] Una doppia e misteriosa sparizione coinvolge un giovane uomo, Diego Rizzi, reo di non aver nessun ricordo e tanti indizi contro di lui. Per quel...