30 Novembre 2016.

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«Arrivo tra quaranta minuti.»

Chiuse la chiamata senza aggiungere altro, mentre le porte scorrevoli si aprivano, per farlo uscire dall'aeroporto di Fontanarossa.

La sera prima si trovava nella sua lussuosa casa, a Montecarlo, con un'amazzone che lo aveva ridotto una pezza, facendogli passare la voglia di dormire. Ne era valsa la pena, però.
Valeva tutti i centoni lasciati in bella mostra sul comodino. Ci aveva saputo proprio fare bene e, anche se non ricordava il suo nome, aveva impressi ben altri particolari, che lo avrebbero convinto a richiamarla ancora.

Era, fondamentalmente, un abitudinario.

Un cielo grigio e un vento gelido lo accolsero una volta fuori dall'edificio, facendogli accostare il bavero del cappotto, stringendoselo contro al petto.

Pensò di avere sbagliato destinazione. Pensò di non essere tornato in Sicilia.

Solo il maestoso albero di Natale, di fronte, al centro di una verde aiuola, rallegrava l'ambiente circostante, con sotto un grande cartello : -BENVENUTI A CATANIA-

Benvenuti al cazzo.

A quella vista, il suo malumore ebbe un'ulteriore impennata.

No. Non aveva sbagliato.
Era dove doveva essere.
Dopo tanti anni metteva piede di nuovo nella sua terra, nei suoi luoghi.

Aveva lottato per dimenticare i ricordi. Continuava a lottare contro il suo passato. Continuava a lottare ancora contro il suo presente.

Si sentiva stanco, nervoso.

A trent'anni, Augusto Tavalli, non dormiva senza aver preso un sonnifero, mangiava molto poco, beveva tanto, fumava il triplo. Il problema di essere diventato quasi un alcolista non lo sfiorava minimamente. Ci avrebbe pensato a tempo debito, quando i suoi organi avrebbe richiesto a gran voce una sostituzione, con altri organi di ricambio.

Odiava il mondo e non faceva nulla per farsi amare. Lo odiava per il solo fatto che potevano esserci persone felici, e altre disperate, senza via di mezzo. Come lui.

O si galleggia o si annega, nel mare impetuoso della vita, trasportati dalle correnti marine del destino - pensava spesso.

E lui riusciva a fare tutte e due le cose, mentre si lasciava fluttuare, immerso nelle masse emozionali che lo rollavano pericolosamente.

Tornare per risolvere personalmente un problema importante, in uno dei resorts della società, l'aveva preso alla sprovvista. Inaspettatamente.

Cosa ne poteva sapere che il direttore del complesso turistico era inaffidabile, poco preparato, un manigoldo della peggior specie esistente?

Diverse teste erano già saltate e la prossima sarebbe stata la sua se non avesse trovato il modo di reperire l'ammanco di centinaia di migliaia di euro in cui il resort di lusso, che sorgeva sulla costa ionica, riversava.

Quel maledetto bastardo era sparito con buona parte dei liquidi della cassaforte, e la Finanza era sulle sue tracce. Augusto era riuscito a salvare buona parte degli utili, bloccando in tempo i vari conti, disseminati nelle varie banche; ma non era riuscito a salvare le quote azionarie, bruciate in pochi minuti subito dopo la notizia del licenziamento in tronco dell'area manager della zona orientale.

E lui, Direttore Marketing della catena dei resorts di lusso di tutta Italia, era stato chiamato d'urgenza dal consiglio d'amministrazione, per risolvere la difficilissima situazione.

Il telefono suonò nuovamente.
Passò la valigetta nell'altra mano e prese il telefono, ma lo infilò nella tasca, dopo aver visto il contatto che lo cercava. Non voleva sentire nessuno, men che mai lui: suo padre, Claudio Tavalli.

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