6 Dicembre. Parte II.

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Il piccolo cimitero di Brucoli era gremito, come il giorno della commemorazione dei defunti. Tutti gli abitanti del borgo volevano essere presenti per dare l'ultimo saluto a Laura. Le attività commerciali avevano chiuso quella mattina per lutto e in paese non si vedeva anima viva.

Dopo aver assistito alla messa funebre, Anastasia riuscì a trovare distante dal camposanto un parcheggio per l'auto, raggiungendo il luogo della sepoltura nel momento in cui la piccola bara stava calando sotto terra. Per quelli con pochi soldi, rimaneva sempre la nuda terra disponibile come posto riservato per l'eterno riposo in economy.

Davanti al cumulo di terriccio bruno e umido dalla pioggia passata si ergeva la figura di Jimmi Palmer, con la testa incassata tra le spalle e lo sguardo vitreo che fissava la grande buca davanti ai suoi piedi.

Gli avevano accordato il permesso dal carcere di assistere al funerale. Sua moglie Katrina stava accanto, impietrita dal dolore e prosciugata  da ogni lacrima.

Un braccio alzato che si agitava verso la sua direzione le fece notare Andrea, poco distante dal gruppo di persone che ascoltavano il parroco parlare di perdono, redenzione, resurrezione e vita eterna.

Quante di queste parole riusciranno ad alleviare il loro tormento? - pensò Ana mentre raggiungeva il collega.

nessuna - rispose perentoria la sua vocina interiore.

Il collega le raccontò i dettagli del rinvenimento del figlio di Tavalli appena fuori Siracusa. Aveva fatto molti chilometri per raggiungere quel luogo dato che era da qualche giorno arrivato da Montecarlo per risolvere delle faccende poco chiare, di carattere finanziario, di un resort nella costa catanese.

«Bisognerebbe capire perché abbia scelto proprio quel posto per morire» mormorò lei, con lo sguardo fisso sui genitori della vittima attorniati da persone che si apprestavano a porre loro le condoglianze.

«Forse quel luogo conservava qualche ricordo legato a Laura. Forse si è ucciso per il rimorso di averla ammazzata lui sotto gli occhi di suo fratello» replicò Andrea, «sappiamo che è sparito dopo la scomparsa delle due ragazze e il suo nome non è mai uscito fuori degli interrogatori. Il Tavalli l'ha protetto, alla luce di quello che è successo. Ma non è riuscito a proteggerlo da se stesso e dai suoi demoni interiori.»

Anastasia rivolse lo sguardo verso di lui, decisa a rivelargli l'incontro del mattino.

«Ho visto Tito stamattina. Su Agata mi ha detto solo che non le ha fatto nulla e poi mi ha disegnato questo.»

Estrasse dalla tasca del cappotto il foglio ripiegato e lo consegnò al collega.

«Tito ha veramente consegnato dei disegni ad Agata. Quello che stai vedendo me l'ha fatto stamattina, sussurrandomi che non poteva parlare. Se guardi bene i capelli della ragazza, non si riferisce a Laura, ma a Stefania. A come l'hanno ammazzata. Il problema resta trovare gli altri.»

«Che vuoi dire?» domandò accigliato.

«Che qualcuno è arrivato prima di noi. Ieri sono stati portati via con l'inganno, dalla casa dei Vasta.»

Anastasia spiegò nei minimi dettagli la telefonata di Maria e di come una pseudo ispettrice era riuscita a entrare con l'inganno nella sua abitazione. Andrea ascoltava basito il racconto, non trattenendosi dal commentare e chiedere più dettagli possibili della telefonata. Dopo, volle sapere il resoconto della visita a Tito.

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