6 Dicembre 2016.

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Ho paura Andrea. Non voglio lasciarvi.

– Perché? Perché non me l'hai detto subito Virginia?

– Volevo essere sicura. Raphael mi ha consegnato il risultato dei marker, oggi a pranzo – deglutì – sai ... mi ha detto di dargli un nome. Ho pensato a Joe Black – sorrise – dice Raphael che mi aiuta a livello psicologico visualizzarlo, proprio come una persona. E se lui deve essere il mio amante, almeno che sia figo, come Brad Pitt. Che ne pensi? – tremava – Forse ... forse ... sarà più facile.

– Non c'è niente di facile, Virginia. Ma combatteremo insieme, e ce la faremo.

— Mi amerai lo stesso con le cicatrici? Senza capelli? Stravolta dalla chemio? Non sarò più bella come ora. Non mi desidererai più come prima.

Una perla di cristallo sotto forma di lacrima le rotolò giù dalla guancia, nascondendosi veloce dentro il suo labbro. Andrea la raccolse con un bacio lieve, avvertendo una fitta al cuore al contatto della sua bocca con quel liquido amaro, come il dolore per la quale era sgorgata.

– E invece sarai più bella e desiderabile, amore mio. La cicatrice ci ricorderà che sei una guerriera che ha vinto in battaglia.

Tratteneva a stento la voce rauca, per non farsi travolgere dalla disperazione. Sua moglie aveva bisogno di una colonna di marmo su cui aggrapparsi e non di un muro di sabbia dove appoggiarsi, per poi cadere. Non doveva accadere.

– Ma io ho paura di perdere la guerra, Andrea. Ho paura di non farcela. Stringimi. Ho i brividi. Ho paura. Voglio vedere Diletta crescere. Voglio vederti invecchiare.

"Nella salute e nella malattia."

– Shhh ... basta. Cerca di riposare. La vincerai la guerra, amo. Sconfiggerai questo bastardo di Joe Black. Tu sei mia e di nessun altro. Vincerai. E vinceremo.

"Finché morte non vi separi."

***

Un formicolio lungo il braccio lo fece ridestare da un sonno breve e agitato, fatto di incubi spezzati e risvegli allucinati. Virginia appariva e spariva con un Brad Pitt che se la stringeva addosso, sfidandolo con un ghigno sghembo e malefico. Lui li rincorreva, senza mai arrivare ad afferrare la mano che lei gli tendeva da sopra la spalla.

Era sudato fradicio.

VIRGINIA

DOVE SEI

In preda a un'ansia che gli stringeva il petto e le carotidi, spalancò gli occhi al buio, con la mente convulsa tra il sogno e la realtà. Un movimento lieve lo rassicurò: lei dormiva, sopra il suo petto. Respirava lieve con la testa appoggiata nell'incavo del suo collo e i suoi capelli che gli solleticavano il mento. Il battito sordo del suo cuore riprese lentamente un ritmo regolare, come il suo respiro.

Immagini sospese della notte passata in bianco lo assalirono, dentro la fitta rete di un silenzio avvolgente, contornato da rumori minuti.

Avevano parlato e pianto, insieme.

Si erano amati, possedendosi entrambi con amore e tormento. Si erano persi nel loro dolore, ritrovandosi dentro i loro nomi sussurrati nel suggello della fusione delle loro anime.

Un senso profondo di vergogna lo sopraffaceva, ma lei lo rincuorava con i suoi baci, ripetendogli che lo perdonava. Che lo amava. Che la colpa era anche la sua che si era tenuta tutto dentro per paura di qualcosa a cui non sapeva dare un nome.

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