4 Dicembre 2016.

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Il mandato di perquisizione fu consegnato di buon mattino. La domenica si preannunciava gelida e uggiosa, come se il temporale stesse aspettando il momento propizio per far cascare il finimondo.

I turni e i riposi erano saltati per via dell'emergenza della ragazza scomparsa, e la notte era passata troppo velocemente per tutta la squadra quattordici.

Dopo dieci anni, il piccolo paese veniva nuovamente travolto da un evento nefasto e gli occhi dei media nazionali erano puntati su quel piccolo sobborgo siciliano, tornato negativamente alla ribalta.

La via principale del paese pullulava di poliziotti e giornalisti. Anastasia e Andrea scesero dalla macchina ed entrarono in casa di Rosario Rizzi, trovando la porta accostata allo stipite. La casa era invasa dai colleghi della scientifica che stavano ispezionando ogni stanza, da cima a fondo. Quando li vide fece loro un cenno con la mano di seguirlo per uscire fuori, in cortile.

Si ritrovarono al freddo stringendosi dentro i loro caldi piumini, che poco potevano davanti all'aria umida e salmastra sospinta dal vento.

«In confronto a prima, qui è tutto più ordinato» osservò Andrea, guardandosi intorno. «Avete dato una bella ripulita.»

«Se n'è occupato Diego. Vuole venderla e tornare in città per stare vicino alla madre.»

«È in casa? Vorremmo fargli qualche altra domanda» gli chiese Ana nel modo più delicato possibile. Era molto provato e non voleva ulteriormente scuotergli i nervi.

Rosario rivolse a entrambi uno sguardo afflitto. «È uscito stamattina presto senza lasciarmi detto dove andava. Per fortuna non è qui mentre i vostri colleghi stanno rovistando ogni angolo della casa. Conoscendo la sua mania per l'ordine, non avrebbe retto a tutto questo.»

«Allora faremo qualche domanda a lei» disse prontamente Andrea.

Scambiò un'occhiata con la collega che subito dopo tirò fuori un piccolo blocchetto per gli appunti.

«Ci hanno riferito che il signor Claudio Tavalli conosceva suo figlio. Che rapporto c'era tra di voi?»

«Ho un grosso debito di riconoscenza verso di lui. È stato l'unico ad avermi aiutato. Non mi ha voltato le spalle. Ha comprato la mia trattoria, permettendomi di estinguere il mutuo della casa. Gli ho venduto il terreno della mia ex moglie, per poter far fronte alle spese del processo. Solo così non sono finito in mezzo a una strada. Inoltre, ha provveduto lui stesso a trovare l'avvocato per Diego.»

Si interruppe, perdendo lo sguardo nel vuoto. Andrea e Anastasia rimasero in silenzio, in attesa che riprendesse. Lo fece, quasi a fatica.

«Gli ha offerto anche un lavoro, ma Diego ha rifiutato. In fin dei conti, è molto affezionato a mio figlio. L'ha visto crescere in casa sua, assieme ad Augusto.»

Anastasia annotava quello che diceva, ripensando alle parole ascoltate nella bottega il giorno prima.
Le affermazioni coincidevano.

«Augusto è il figlio che ha problemi?» chiese la commissaria.

Rosario scosse la testa. «No. Quello é Tito. Il figlio autistico.»

Tracciò due linee spesse, sotto quel nome scritto in maiuscolo: Tito.
Il nome che compariva nel pc di Agata.

«Negli atti ho letto che Diego ha fatto il nome di Claudio Tavalli» aggiunse, «dichiarando che tra l'uomo e Laura ci fosse stata più di una simpatia. Come ha reagito il Tavalli dopo una dichiarazione del genere?»

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