capitolo 6

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Dopo altre due ore di testa bassa sui libri finalmente la campanella annuncia la fine delle lezioni.

Appena varco la soglia della porta d'entrata Eleonor mi salta addosso.
"Dato che tu mi hai rivelato qualcosa di tuo" fa una breve pausa per circondarmi con un braccio intorno alle spalle "io ti rivelerò qualcosa di mio"
"Non devi essere costretta" dico estraendo il telefono dalla tasca seguito dalle cuffie che come sempre hanno nodi a volontà.
Cerco di snodare i cavi mentre attendo che la mia amica riprenda il discorso.
"Non ti sei chiesta il perché ho cambiato scuola all'ultima settimana?"
"Veramente no, ho avuto fin troppe cose nella testa ultimamente che non ci ho proprio fatto caso" ammetto grattandomi la nuca
"Comunque, non è ciò che conta" scuote la testa e vedo i suoi occhi iniziare ad inumudirsi "in terza media, in prima e in seconda liceo soffrivo di anoressia. Era così straziante sentirmi diversa dagli altri. Tutti che mi guardavano male, tutti che mi giudicavano, tutti che mi escludevano dai vari gruppetti perché non ero nulla, tutti che mi guardavano con disprezzo. Ero davvero orrenda.
Ero caduta nell'anoressia all'inizio della terza media, quando mi piaceva follemente un ragazzo. Lui non mi accettava così io iniziai a pensare di essere grassa. Inizialmente provai con varie diete trovate su internet ma dati i risultati mancati ho iniziato a non mangiare." Si interrompe quando una lacrima le riga il volto, respira profondamente e prosegue "la prima settimana di digiuno fu veramente un trauma ma poi mi ci abituai. Quando però i miei lo scoprirono iniziarono ad obbligarmi a mangiare. Più mangiavo e più vomitavo. Era così rivoltante passare le mie nottate seduta sul pavimento ad abbracciare un cesso" fece una risatina per sdrammatizzare la situazione "i miei decisero di portarmi da una psicologa, la donna mi aiutó veramente tanto, iniziò a darmi motivi per accettarmi e farmi ricredere su varie cose. Sono guarita totalmente solo l'anno scorso ma i miei compagni di classe e il resto della scuola continuavano imperterriti a insultarmi. Mi sentivo così male che ci stavo per ricadere così i miei si sono affrettati a farmi cambiare scuola ed ora eccomi quì. Sono sotto controllo con il cibo, ogni giorno devo fare una visita per un mesetto, se tutto va bene." Si affretta ad asciugarsi le lacrime e insieme ci sediamo fuori dall'istituto su una panchina. Istintivamente mi slancio verso di lei e la stringo in uno di quegli abbracci sinceri. Non mi va di dirle il solito mi dispiace perché quelle due paroline sono dette solo dalle persone a cui realmente non interessa. A cui non fa né caldo né freddo. A me invece dispiace parecchio per questa ragazza, so cosa vuol dire essere prese di mira. Ci si autodistrugge mentalmente perché ad un certo punto si arriva addirittura a pensare che tutti gli insulti siano pura verità. Invece bisogna andare avanti a testa alta e mostrarsi forti.

"Ma che scena ripugnante" sento la voce di Meredit. Avete presente che in ogni scuola c'è quella considerata vip. Beh, ecco a voi Meredit. Lei si crede un po' Dio sceso in terra e mi rompe le palle da quattro anni.

"Che vuoi?" Mantengo un tono neutro per mostrarmi indifferente anche se dentro di me la rabbia cresce. Ogni volta che vedo quel suo faccino da schiaffi la prenderei per i capelli.

"Non mi parlare così, cosa"
"La cosa a un nome" le sorrido falsamente
"Sisi, come vuoi. Comunque, ti conviene stare lontana da Riki, non ti vuole" inizia a guardarsi le unghie laccate di rosa per poi infilare le dita tra i capelli ossigenati e attorcigliarli sull'indice.
Il nomignolo che ha dato al moro mi fa alterare. Solo io lo posso chiamare così.
"Non chiamarlo così" mi alzo dalla panchina presa da un attacco di ira
"Scusami Ber, Riki è roba mia" dice marcando sui due nomignoli
Improvvisamente, come se non rispondessi più alle mie azioni la mia mano parte fino a giungerle in viso facendo udire uno schicco parecchio rilassante alle mie orecchie.
La Barbie si gira indignata mantenendo una mano sulla guancia colpita dalla mia in precedenza.
"Non risolvi niente così, sei solo un animale e Riki non lo tocchi" sbraita picchiando i piedi a terra. Avrei tanto voluto dirle di smetterla che presto quelle scarpe col tacco a spillo di Gucci si sarebbero rotte ma la mia mente si sofferma nuovamente sul nomignolo affibiato.
Inizio a procedere verso di lei per staccarle tutte quelle ciocche bionde dalla testa ma qualcuno mi prende per le braccia e continua a tirarmi indietro.
"Vieni qua che ti faccio vedere le stelle. Poi vediamo se lo chiami ancora Riki. Solo io posso chiamarlo così hai capito?"
Mi dimeno ma chi mi tiene e fin troppo forte così lentamente mi accascio a terra seguita dal mio intrattenitore.
Lentamente mi giro per scrutare la figura e davanti ai miei occhi appare Riccardo. Ha sentito tutto?
Dio che imbarazzo...
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Ciaooo
Volevo semplicemente dirvi le solite cose: se vi piace la storia mettete like, commentate, datemi dei consigli e niente grazie a chi la sta seguendo.
Comunque...ho già pronti altri sette capitoli😋
-nicole❤

"Dentro La Notte" [Riccardo Marcuzzo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora