Capitolo 1

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"Amber, o ti alzi da quel letto o ti ci butto giù io" strilla mia madre per la decima volta in due minuti.
Questa donna non mi lascia neanche il tempo di aprire un occhio che inizia ad andare fuori di matto.
"Mi alzo, tranquilla" dico voltandomi dall'altra parte e rimboccando nuovamente le morbide coperte.

Sento i passi di mia madre allontanarsi, ciò vuol dire che mi lascerà stare a letto ancora qualche minuto.

La pace non dura molto perché poco dopo mio fratello fa il suo ingresso nella mia camera saltandomi addosso.

"Alzati sorellina, vuoi arrivare in ritardo? Insomma siamo all'ultima settimana di scuola, ce la puoi fare"
"Lasciami solo altri dieci minuti" cerco di togliermi il corpo di mio fratello dalla schiena ma lui non ne vuole sapere di muoversi.

"Sorellina mia, Riccardo è appena uscito di casa e sai cosa vuol dire?"
"Vuol dire che non me ne può fregare di meno" Non ne voglio parlare di quel ragazzo
"No tesoro, vuol dire che tra dieci minuti il pullman passa alla tua fermata e se non sei pronta per quell' ora arriverai a scuola in ritardo"

Dopo che le parole pronunciate da Andrea giungono alle mie orecchie il mio cervello elabora il tutto ed improvvisamente scatta il panico.
Con fatica mi levo di dosso mio fratello  e inizio a frugare nell'armadio iniziando a frugare al suo interno e come sempre, nonostante io abbia una miriade di vestiti, non so cosa estrarre.

"Comunque, perché non vai a scuola con Riccardo? Ti potrebbe accompagnare lui con la macchina, tanto parte allo stesso orario del pullman e siete migliori amici no?" Lo fulmino con lo sguardo mentre mi cambio indossando dei jeans rotti e una maglia larga infilata in essi.
"Eravamo migliori amici..." sospiro"...fino a otto anni fa" puntualizzo con una smorfia in viso.
"Non ho ancora capito perché avete litigato, eravate così uniti"
"Andrea...non ho tempo" faccio sempre così, quando c'è da discutere sull'argomento Riccardo mi prendo delle scuse per scappare e deviarlo.

Mi precipito velocemente in bagno e dopo essermi lavata e sistemata al meglio esco di casa con un muffin tra le mani.

Corro più velocemente che posso verso la fermata ma a circa dieci metri da essa vedo il pullman partire verso la scuola.

Mannaggia a me e alla mia pigrizia.

Lentamente cammino per le strade di Pessano.
La mia voglia di correre alle 7.45 della mattina è abbastanza scarsa, specialmente di lunedì, quindi mi limito a fare grandi passi sperando di riuscire ad arrivare in orario.

Una decina di minuti dopo aver visto il bus partire lasciandomi a piedi, la macchina di Riccardo sfreccia al mio fianco e il moro non mi degna neanche di uno sguardo.
Pff...infame.

Arrivo a scuola con un ritardo di mezz'ora. Sono fottuta.
Entro nell'edificio e le bidelle mi guardano in modo inespressivo. Penso che quelle donne non abbiamo emozioni...sono totalmente apatiche.
Velocemente percorro i corridoi fino ad arrivare davanti alla quarta A, la mia classe.
Trattenendo il fiato busso alla porta aspettando un permesso.

Dopo aver ricevuto un flebile avanti dalla professoressa di diritto apro la porta ed entro.

"Alla buon ora signorina" fa un sorrisetto ironico, se potessi le lancerei una sedia in testa. La giornata non è iniziata al meglio e lei non sta facendo altro che peggiorarla.
"Mi scusi professoressa"
"Pensa che io la lasci entrare a quest'ora senza una motivazione valida?" La donna rugosa abbassa gli occhiali sul naso e mi osserva aspettando una risposta.
"Beh, io..."
"Lei è venuta con me, nel tragitto abbiamo bucato una gomma e siamo stati costretti a fermarci" sento una voce provenire dalle mie spalle e dalla porta spunta Riccardo.

Sbaglio o Riccardo Marcuzzo mi ha appena difesa?

"Ma buongiorno signor Marcuzzo. È quì perché vuole tornare in quarta?" Chiede la professoressa con una punta di ironia nella voce facendo ridacchiare mezza classe
"Beh, un pensierino ce lo farei pur di non affrontare la maturità" mormora passandosi una mano tra i capelli ribelli

Riki mi passa di fianco per portare un pacco di fogli alla donna e facendo questo gesto il suo profumo mi invade le narici causando la comparsa di una sottospecie di sorriso ebete sul mio volto.

Quanto mi manca poter sentire sempre quel profumo...
Mi mancano i suoi occhi nei miei, le sue mani che mi accarezzano i capelli, il suo naso sul mio collo. Dio, era tutto così...

I miei pensieri vengono interrotti.
"Allora signorina, vuole andare a sedersi o sta a fissare per tutto il giorno il ragazzo?" Si prende gioco di me la donna congiungendo le mani ed aspettando una mia reazione

Con le guance ormai imbrattate di rosso mi dirigo verso il banco in ultima fila e appena mi siedo noto il moro dagli occhi azzurri guardarmi con un sorriso compiaciuto stampato in volto.

Dopo avermi lanciato un ultimo sguardo, Riccardo esce dalla classe e per me inizia una mattinata faticosa con la testa sui libri.

All'una del pomeriggio la campanella suona. Il ché vuol dire che queste lezioni strazianti sono finalmente concluse.

Esco dalla scuola a grandi passi e mi incammino verso casa. Ho bisogno di schiarirmi un poco le idee e camminare non mi farà sicuramente male.

Mentre vado per la mia strada ricordo dell'esistenza di un parchetto nascosto dagli alberi a qualche chilometro dalla scuola, quindi, probabilmente quì nei dintorni.
Cammino altri cento metri circa fino a trovarmi un sentiero sterrato da un lato e la strada asfaltata dall'altro.
Proseguo verso quel parchetto o torno a casa?
Sono indecisa ma a prendere il sopravvento è la fame che mi guida verso casa per mettere qualcosa sotto i denti.
Il parchetto può aspettare, sarà per un'altra volta.

Dopo essere arrivata a casa mangio un piatto colmo di pasta al pomodoro mentre mia madre mi osserva dalla soglia della porta.

"Che c'è mamma?" Chiedo sbuffando e posando la forchetta nel piatto. Quando fa la misteriosa mi irrita, e non poco.
"Niente" alza le spalle cercando di fare l'indifferente ma la conosco fin troppo e so che fra poco inizierà a parlarmi di qualcosa che lei ritiene serio.

Tre
due
uno...
"Sai Amby, stavo pensando a te e a Riccardo"
Tutti oggi mi devono parlare del ragazzo dagli occhi color cielo?
"Mamma non ne voglio parlare" cerco di essere inespressiva ma il suono della mia voce risulta rotto. Quando si tratta di lui, non so il perché ma mi sento un po' più fragile.
Forse è perché per un lungo periodo lui è stato la mia ancòra, il mio ancora.
Forse perché eravamo così uniti dal sembrare quasi una cosa sola. Forse perché farei di tutto per tornare a quel periodo della mia infanzia in cui passavo le giornate accoccolata vicino a Riki anche solo per sentire il suo profumo. Forse perché tra quelle braccia mi sentivo veramente amata e protetta.
Riccardo era il mio migliore amico, era il mio tutto in quel piccolo mondo in cui ero rinchiusa.

Era...
Parlo al passato perché tutto questo ora non c'è più.
Non so neanche il perché sto ripensando al passato.
Il passato è un capitolo chiuso ormai, bisogna lasciarselo alle spalle, non bisogna far sì che ciò che è successo anni fa condizioni il presente e il futuro. Se così fosse probabilmente andrebbe tutto a rotoli perché tranne il periodo con Riccardo diciamo che non ho passato una bella infanzia.

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Ehiehiehi, sono tornata...
Ok, vorrei semplicemente dirvi che la storia su Federico Rossi è un attimo in pausa per la mancanza di idee, non so quano la riprenderò e non so se la riprenderò.
Comunque per ora mi voglio concentrare su questa, spero semplicemente che vi piaccia.
Spargete un po' la voce di questa storia se vi va. Se vi piace commentate lasciate una stellina, accetto anche consigli su come migliorare e niente...
Spero di riuscire a portare avanti almeno questa storia👌❤
-nicole

"Dentro La Notte" [Riccardo Marcuzzo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora