capitolo 38

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Il giorno dopo vengo svegliata da un tonfo inprovviso che mi fa sobbalzare.
Odio essere svegliata bruscamente...sicuramente ora il malumore non mi darà tregua.
Apro gli occhi sbuffando e dinnanzi a me trovo Francesco che cerca di pulire in terra dove ci sono dei pezzi del vaso che fino a poco prima stava sul davanzale della finestra.
"Oh...buongiorno" dice accorgendosi del fatto che sono sveglia
"Mh" rispondo scocciata cercando di riprendere sonno rimboccandomi nuovamente le coperte
"Non vorrai veramente passare così  le noste ultime ore insieme vero?" Si avvicina a me e si siede al mio fianco cercando di staccare le coperte dal mio corpo con scarsi risultati dato che le tengo strette.
"Un vero fidanzato è quello che ti lascia dormire quanto vuoi" dico ovviamente per farlo sentire in colpa
"Un vero fidanzato è quello che cerca di passare più ore possibili con la propria ragazza" ribatte riuscendo a levare le coperte
"Che ore sono?" Chiedo subito dopo avergli lanciato un cuscino in piena faccia
"Le otto e mezza" dice con nonchalance
"Le otto e mezza?" Domando guardandolo come se volessi ucciderlo, ops...forse è quello che vorrei fare in questo momento ma non ci tengo proprio a passare il resto della mia vita in carcere, insomma ho tante esperienze ancora da vivere.
Lui annuisce corrugando le sopracciglia e mutando la sua espressione da allegra e solare a parecchio confusa.
"Cioè tu hai osato svegliarmi così presto?" Assottiglio gli occhi cercando di essere il più minacciosa possibile ma, proprio come Riccardo, lui scoppia a ridere.
Ed ecco che tiro in mezzo di nuovo Riccardo.
La devo smettere.
Veramente però.
Lui deve uscire dalla mia vita eppure è così fottutamente complicato, ora sono fidanzata con Francesco e penso che potrebbe essere un qualcosa che mi farà distrarre e mi farà tornare alla vecchia e cara vita di un mese fa in cui io e Riccardo non facevamo altro che ignorarci.

Dopo aver passato una mattinata molto tranquilla stesi sul divano a guardarci due film, decidiamo di uscire a prenderci un gelato prima di andarmene in treno.
Usciamo di casa alle due e dato che alle tre ho il treno non ci resta molto tempo per stare insieme.
Con le mani intrecciate, ci dirigiamo verso un parco giochi in cui, a detta del ragazzo al mio fianco, c'è sempre un chiosco dei gelati come quelli dei film.
Giunti nella piccola area verde, posso constatare che c'è il chiosco.
Sorridendo come una bambina, mi avvicino al gelataio e chiedo un cono piccolo al gusto fragola.
Si lo so, tipico. Però dai...rimane sempre buonissimo.
E poi le fragole mi ricordano tanto la mia infanzia che ovviamente è collegata pure a Riki. Ecco...sì, le fragole mi ricordano proprio lui. Mister occhi color cielo va pazzo per le fragole, se le porta ovunque quando sa che non tornerà a casa per un po'. Poi quando eravamo piccoli andavamo nel bosco con i nostri nonni e riempivamo dei secchielli con quei frutti rossi.
Era tutto così naturale, eravamo spensierati e ci volevamo un mondo di bene. Cosa darei per tornare a tutto questo...

Dopo aver pagato ci allontaniamo per appartarci dalle urla dei bambini che si divertono scendendo dagli scivoli a testa in giù.
Mangiando i nostri gelati, ci sediamo su una panchina e tra noi cala uno strano silenzio.
"Sono triste" dice improvvisamente il ragazzo dai capelli corvini, sembra un bimbo
"Che hai?" Chiedo poggiando la testa sulla sua spalla e leccando un punto colante del mio gelato
"Non voglio lasciarti andare" ammette facendo una faccia da cucciolo
"Neanche io" sussurro facendo un respiro profondo
Non voglio allontanarmi da lui. Non perché mi crea strane dipendenze o che altro...semplicemente riesce a distrarmi da quelle piccole cose che rendono la mia esistenza molto più deprimente.

"Mi mancherai tantissimo" dice per l'ennesima volta dandomi il millemillesimo bacio
"Ora devo andare, stasera ti chiamo" dico allontanandomi a malincuore dal mio ragazzo
Mi mancherà. Tanto.

In treno, sfortunatamente sono finita con un uomo che a quanto pare non sa dell'esistenza dell'acqua e del deodorante. Sono stata costetta per gran parte del viaggio a tenermi il naso tappato e respirare con la bocca, fino a quando finalmente si è deciso a scendere e io ho ricominciato a respirare come una persona normale.
Ma io dico...ma lavati.
A parte questo, ora mi trovo alla stazione e di mia madre non c'è traccia.
Dove cavolo si è cacciata quella donna?
Dopo una decina di minuti la chiamo al telefono.
"Dimmi tesoro" risponde come se niente fosse
Insomma...mi ha obbligata a tornare per sera e lei è la prima che non si presenta davanti alla stazione per riportarmi a casa.
"Dove sei?" Chiedo con i nervi a fior di pelle
"Mh sisi, arrivo amore...sto finendo di preparare una cosa" dice sempre con tutta la calma di questo mondo
"Muoviti, mi fa schifo stare in stazione...sai non c'è gente tanto carina" ammetto guardando schifata un uomo che non fa altro che scuadrarmi da una cosa come cinque minuti.
"Parto ora" dice per poi chiudere la chiamata

Dopo qualche minuto finalmente intravedo, tra la miriade si persone, mia madre.
Inizialmente non faccio caso a cosa trascina dietro di se ma quando dista qualche passo da me mi rendo conto che ha due valigie.
"Quelle?" Chiedo senza neanche lasciarle il tempo di salutarmi
"Ciao tesoro, si sto bene anche io grazie" dice facendo roteare gli occhi
"Si si ok, ora dimmi perché hai due valige" la guardo incuriosita dalla situazione
"Perché ci servono" ammette lasciandomi ancora sulle spine
"E perché ci servono?"
"Perché sì"
"Mamma" le lancio un'occhiataccia
O mi dice che ci fa con quelle cose oppure me ne vado a casa a piedi. Veramente.
"Amber" mi sta per caso prendendo in giro?
"Mamma puoi fare la seria per un attimo? Ti ho fatto una domanda" ribatto secca a causa della rabbia che sta iniziando a ribollire in me
"E io ti ho risposto" sorride strafottente
È peggio di una bambina quando ci si mette.
Vedendo la mia faccia parecchio contrariata dal suo comportamento infantile sbuffa e rassegnata risponde.
"Andiamo a Roma" dice sbuffando
"A Roma?" Chiedo ancora più confusa
"Sì, raggiungiamo Riccardo"
Dopo aver sentito ciò, cerco di obiettare ma vengo bloccata dalla sua mano che si alza come per dirmi di stare zitta
"Amber, non è una domanda" annuncia seria
"Ma perché?" Domando frustrata iniziando a mangiarmi la pelle morta sui margini delle unghie
"Voglio che voi risolviate una volta per tutte" risponde sincera.
Capisco che vuole fare tutto questo per me, ma facendo così non fa altro che peggiorare le cose e rendere ancora più difficile il tutto.
Se solo fosse semplice risolvere le cose con Riccardo...ora sarei tra le sue braccia ma probabilmente nessuno può capirmi, probabilmente nessuno può capire cosa voglia dire perdere la fiducia che si aveva nei confronti di una persona che nella vita ti lascerà un segno...

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Cosa succederà con Riccardo? Eheheheh, io lo so😌
-nicole❤

"Dentro La Notte" [Riccardo Marcuzzo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora