sᴛᴇᴠᴇ ʀᴏɢᴇʀs
❝hot chocolate❞non vado molto fiera di questo capitolo
L'esistenza precede l'essenza. (Jean-Paul Sartre)
Steve Rogers non si sarebbe mai detto capace di riuscire a leggere un libro, visto la vita che conduceva. Il mondo era cambiato un po' da quando lui si era fatto quel pisolino sotto l'Oceano. Jean-Paul Sartre era una di quelle cose che erano cambiate.
Forse Sam aveva fatto un lavoro fin troppo perfetto e in un giorno soleggiato, dopo la solita corsa mattutina gli aveva consigliato una delle opere di un certo Sartre. Non ricordava di averlo mai sentito nominare prima di allora, e semplicemente aveva preso la sua moto ed era entrato in una libreria vicino al suo piccolo appartamento.
"L'esistenza precede l'essenza" era una delle frasi che più gli erano rimaste impresse. Come se glie le avessero tatuate sul braccio con il fuoco. Per un momento rabbrividì a quel pensiero.
Secondo quell'uomo non esiste alcun Dio, che l'uomo non è stato creato a sua immagine e somiglianza per seguire un ideale predeterminato. No, secondo lui l'uomo si fa a se stesso. Si crea con l'esperienza e con gli anni, con la fatica ed il sudore.
Steve Rogers aveva l'aspetto di un venticinquenne ma dentro, dentro aveva l'aspetto di un uomo anziano con i calli alle mani e i ricordi di una vita.
Forse era quella che aveva di troppo Steve, la vita. Una vita era sufficiente per collezionare un numero di ricordi belli e luminosi, ma due vite erano troppe per fino per l'uomo più coraggioso del pianeta.
«Steven?» chiese una voce dietro la porta di casa.
Il Capitano chiuse di scatto il libro, posandolo sul tavolo e alzandosi dal divano. Cercò di non fare troppo rumore con i suoi passi, caricando il peso del corpo prima sui talloni e poi sulle punte. Dopo anni ed anni di allenamento aveva imparato che era meglio adottare qualsiasi precauzione sempre.
Sbirciando dall'occhiello della porta notò una matassa di capelli scuri, e con un sospiro aprì la porta, lasciando che la donna mora e dal fisico sinuoso entrasse nella sua piccola e modesta dimora.
«Hai bisogno di qualcosa?» chiese Steve chiudendo la porta dietro di lei.
«No» rispose semplicemente la donna.
Era una delle cose che Steve aveva presto imparato di lei: era sincera. E lui non poteva far a meno di apprezzarlo, la schiettezza e l'onestà con cui veniva fuori dalla sua bocca gli facevano capire la bontà della persona che era.
Steve annuì, avviandosi verso la piccola cucina di cui disponeva.
«Vuoi qualcosa da bere?» chiese senza guardarla negli occhi.
«Stupiscimi»
Steve sorrise girandosi velocemente verso lo stipetto dove riponeva la cioccolata e ne uscì una barretta, il latte finì velocemente nel pentolino e quando il cioccolato fu sciolto Skye era già seduta su una delle sedie di legno della cucina, osservandolo.
Presto Steve posò due tazze fumanti della cioccolata dolciastra sul tavolo di legno, osservando la ragazza portarla alle labbra e assaggiarne un sorso.
«Deliziosa» rise leggermente prendendo un altro sorso del liquido marrone.
Steve le sorrise bevendo anche lui il liquido dalla tazza, senza distogliere lo sguardo dagli occhi scuri della ragazza, che arrossì sotto i suoi occhi color del cielo.
«Forse non sarei dovuta venire» sussurrò la ragazza tenendo lo sguardo fissa sulla tazza blu che teneva fra le mani, le unghia smaltate picchiettavano leggermente sul bordo di ceramica bianca.
«Allora perché sei qui?» chiese semplicemente Steve, nessuna traccia di ironia o cattiveria nella voce, una semplice curiosità negli occhi chiari.
Skye alzò lo sguardo incerta verso l'uomo, stringendosi leggermente nelle spalle.
«La verità è che non lo so» sussurrò riportando lo sguardo sulla tazza.
«Sentivo solo il dovere di farlo»
Steve la guardò con tenerezza, non sapeva che rispondere a ciò che la ragazza aveva appena detto, quindi scelse la strada più semplice: il silenzio.
Dopo minuti di silenzio interminabili, Skye si alzò di scatto, strisciando la sedia e facendo muovere il contenuto marroncino nella tazza. Steve la guardò un attimo, quasi confuso.
«Cosa..?» non riuscì a finire la frase.
«La verità è che sono venuta fino a qui perché ero preoccupata» sputò fuori la ragazza senza smettere di guardarlo negli occhi.
«Preoccupata per cosa?» le chiese Steve ricambiando lo sguardo. Non si alzò, rimase seduto sulla sedia di legno e, al contrario, poggiò la schiena su di essa per avere una maggiore visuale del viso di Skye, poi incrociò le braccia muscolose sul petto.
La ragazza sbuffò e accennò un piccolo sorriso.
«Per te, fustaccione»
Steve sorrise, non riusciva a capire perché mai un Agente di S.H.I.E.L.D. sarebbe dovuta essere preoccupata per lui.
Negli ultimi mesi aveva abbandonato la residenza alla Stark Tower, convinto di aver bisogno di quel poco di privacy che gli rimaneva. Essere il Capitan America aveva fatto sì che una giungessero a lui una orda di adulatori, cercavano di capire la sua identità e dove viveva.
Forse la Stark Tower era il posto più sicuro per lui in quel momento, quando ancora Sokovia era ritornata da pochi giorni dove proveniva.
«Non ti ho più visto alla sede degli Avengers,» rispose Skye «pensavo te ne fossi andato o che ti fosse successo qualcosa»
«Non lo farei mai» rispose Steve immediatamente. «Avevo solo bisogno di un po' di privacy»
Skye si risedette, cercando di non far troppo rumore strisciando la sedia sul pavimento legnoso dell'appartamento. «Pensavo che dopo tutto ciò che fosse successo a Sokovia saresti rimasto un po' di più» gli spiegò lei. «Soprattutto per star vicino a quella ragazza dai capelli rossi...Wanda, giusto?» chiese esitando un po' sul nome.
Steve sorrise. «Wanda è un'ottima amica» le rispose. «Ma anche lei aveva bisogno di stare un po' sola dopo la morte di suo fratello»
«Giusto» Skye giocherellò con il bordo della tazza, passandoci più volte le mani.
Quando alzò il viso le sue guance erano tutte rosse, e Steve si intenerì a quella vista.
«Che ne dici se andiamo a prendere qualcosa...em, qualche giorno?» chiese la ragazza leggermente impacciata.
«Sabato sera al bar qui all'angolo, non fare tardi»
Forse quello era lo sbocciare del fiore dell'amore, o l'ennesimo errore di Steve Rogers.
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Whatever It Takes ━ Marvel
Fanfic❝Se vi fanno male, fategli del male. Se vi uccidono, resuscitate.❞ [ONE SHOTS] ©bethemoon (2017)