Non posso vivere del passato

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Runway - Urban Strangers

Entrai in quello che definivano l'ufficio di Tyler.

Era una grande stanza, il doppio rispetto a quella dove mi trovavo io poco prima. Le pareti erano dipinte di un rosso scuro, sul bordeaux, che la rendevano buia nonostante la luce emanata dai lampadari sul soffitto. Sul lato destro un divano in pelle nera mentre su quello sinistro un mobiletto alto circa 1m dove c'erano bevande super alcoliche di tutti i tipi e un vassoietto sul quale poggiavano 4 bicchieri bassi da cocktail. Sul fondo, difronte alla finestra, una scrivania di legno massiccio color mogano con una poltrona girevole nera in pelle sulla quale stava lui.

Tyler Finn.

Appoggiato con un braccio sul bracciolo destro, con il mento sulla mano e dondolandosi a destra e sinistra spingendosi lentamente con un piede, osservando come mi avvicinavo a lui. Ogni passo nella sua direzione era sempre più pesante, come se sul pavimento ci fosse della colla. Fino a quando non arrivai a mezzo metro dalla sua scrivania. Mi fece segno di accomodarmi su una delle due sedie poste difronte a lui. Tyler non era cambiato poi molto. Stessi occhi color del mare, stesso piercing sul labbro inferione nella parte destra e un anellino alla narice sinistra. Stessi capelli lisci e corvini che davano l'aria di essere come dei fili di seta. Ci teneva molto ai suoi capelli, così come al suo fisico. Anche la maniera di vestirsi era rimasta uguale. Skinny jeans neri, canottiera o t-shirt bianca, giubbotto di pelle e Dr Martens nere. L'unica cosa diversa era che aveva qualche tatuaggio in più, come i due ai lati del collo.

Se ne stava lì osservando ogni mio movimento sogghignando senza dire nessuna parola. Non sapevo se potevo dire qualcosa o se avessi dovuto aspettare che fosse lui il primo a parlare. Alzai le mani, ancora ammanettate, chiedendo se erano proprio necessarie usando il tono più freddo e senza emozioni, che trovai, per non fargli capire quanta paura, quanto terrore avessi in quel momento. Tyler fece segno a Kellin, che era rimasto sulla porta, di avvicinarsi e di togliermi quei cosi di metallo ai polsi.

- Ci si rivede piccola, Samantha.

La sua voce. Profonda e roca, così diversa da quella di Cameron, ma in grado di farmi venire brividi anch'essi così diversi da quelli provocati dal suono della voce di Cam. Pensando a lui mi venne d'istinto portarmi una mano sulla tasca posteriore degli shorts, per controllae che la lettera di Cmaeron fosse ancora al suo posto. Fortunatamente non l'avevano trovata, ed era ancora lì. Tyler si appoggiò con entrambi i gomiti alla scrivania sporgendosi in avanti e sospirando.

- Sai perchè sei qui, Sam?

Scossi la testa, senza dire niente. Secondo il piano io non dovevo sapere niente quindi mi attenni ad esso. Avevo lo sguardo di Tyler puntato nel mio e potevo leggere tutta la sua sete di vendetta e tutta la rabbia che aveva. Si passò la lingua sui denti terminando con uno schiocco.

- Sono passati alcuni anni da nostro ultimo incontro, dove mi hai lasciato questo ricordo.

Si tolse la giacca di pelle rimanendo con la canottiera bianca, mettendo in mostra gli innumerevoli tatuaggi su entrambe le braccia. Sfriorò con le dita un tatuaggio che era diviso in due da una striscia bianca, la ciccatrice. Gliela feci col suo stesso coltellino che portava sempre alla cintura.

- Sai, rovinansti uno dei miei tatuaggi preferiti, ma non solo. Per colpa tua, quella stessa sera, alla partita di poker persi dei soldi. Molti soldi. Perchè tu, piccola Sam, non hai saputo dire di no ad una semplice striscia bianca.

Feci per dire qualcosa, ma lui me lo impedì alzando il tono di voce e continuando a parlare.

- E ora rivoglio i miei fottuti soldi!

Si alzò, dalla sua poltrona di pelle, e si mise alle mie spalle. Mi accarezzò la guancia con il dorso della mano, era fredda e, a contatto con la mia pelle calda, mi fece sussultare leggermente. Il suo profumo tanto inteso e forte mi invase le narici riportando alla mia mente ricordi di quella notte terribile al suo locale e questo mi provocò nausea. Si chinò e mi sussurrò ad un orecchio

Mio Piccolo Disastro C.D. (Completa) #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora