8. Friends like Me

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You've got a brand of magic never fails

You've got some power in your corner now!

Some heavy ammunition in your camp!


"Quindi mi vorresti dire che, all'improvviso, senza alcuna ragione specifica, dopo più di due anni di prigionia e di tortura, ti sei decisa dal nulla a tornare al servizio di nostro padre?"

Kyra stava armeggiando con i lacci del corsetto nero che era solita portare praticamente in ogni occasione. Negli ultimi due anni, chiusa in una cella, si era limitata a indossare una semplice tuta, comoda, ma decisamente non pratica in caso di battaglia. Era stata inoltre costretta a strapparla in vari punti per aiutare Loki, senza contare il fatto che si era sgualcita non poco durante la sua permanenza nelle segrete. Quindi, non appena concluso il colloquio con Thanos, si era diretta verso le sue stanze per cambiarsi.

Quasi nello stesso istante era arrivata Gamora. Kyra l'aveva sentita, nonostante i suoi passi fossero leggeri e delicati, come si confaceva a un'assassina provetta. Era una delle prime lezioni che avevano imparato vivendo come figlie di Thanos: essere silenziose e uccidere. La donna si era appena liberata da una lunga prigionia, non aveva la benché minima intenzione di mettersi a discutere con la sorella, anche perché rischiava di perdere troppo tempo e non poteva permetterselo.

Non appena finì di vestirsi, Kyra raccolse Fragarach, l'amata spada che finalmente era tornata nelle sue mani, la fece ruotare con un rapido movimento del polso e poi la posizionò dietro la schiena, dove era trattenuta da dei lacci di stoffa realizzati appositamente. Poi i suoi occhi percorsero il corpo verde della giovane davanti a lei soffermandosi sulla sua posa: le gambe erano divaricate e le braccia incrociate davanti al petto; sul suo viso era stampata un'espressione a metà tra il dubbioso e l'indifferente.

Tra tutte le figlie e i figli di Thanos, Kyra aveva sempre considerato Gamora e Nebula le più testarde e, forse proprio per quello, le più simili a lei. Erano costrette a rimanere al servizio del Titano, ma era evidente il loro desiderio di liberarsi, solo non ne avevano mai avuta l'occasione e il coraggio.

La donna dalla pelle chiara si avvicinò alla sorella con passo deciso, senza minimamente accennare ad abbassare lo sguardo; solo quando si trovò a meno di un metro di distanza dalla compagna rispose al quesito che le aveva posto: "Esattamente. E dato che la mia risposta lo ha compiaciuto non vedo perché dovrei discuterne con te."

Il tono con cui aveva pronunciato quelle parole non era tagliente, né scontroso: Gamora aveva capito immediatamente che c'era qualcos'altro dietro il repentino cambio d'idea della sorella e sarebbe stato sciocco, oltre che inutile, negarlo. Tuttavia non poteva, né voleva, dirle nulla a riguardo, visto che il loro padre avrebbe potuto ascoltarle.

Quello strano scambio di battute era più che altro un modo per sondare la situazione, capire cosa stava per accadere senza poterne parlare apertamente. Non era la prima volta che si comportavano in quel modo: avevano dovuto affrontare molte missioni insieme, sotto copertura o in territorio nemico, e in quei casi i gesti, le parole sottintese e gli sguardi erano indispensabili per comunicare o per comprendere l'avversario.

"Ora, se vuoi scusarmi, devo andare a discutere del mio prossimo incarico." Kyra si mosse cercando di passare di fianco alla sorella che, però, la bloccò con la sua spada, posizionandola tra la giovane e l'uscita, senza l'intenzione di ferirla, ma solo quella di bloccarle il passaggio.

Gli occhi azzurri della donna incontrarono nuovamente quelli scuri di Gamora attendendo una motivazione per quell'azione. Dopo qualche istante passato a osservarsi, cercando di comprendersi reciprocamente, la più giovane tra le due figlie di Thanos ritirò la spada abbassandola e, per un breve momento, Kyra sembrò scorgere qualcosa di simile alla compassione negli occhi della sorella.

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