1. Not one of us

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Born in grief, Raised in hate

Helpless to defy his fate

Let him run, Let him live

But do not forget what we cannot forgive

Precipitare nell'immensità dell'Universo non era la conclusione che sperava per quella storia. Eppure, come sempre, i suoi piani, anche se pensati, organizzati e calcolati scrupolosamente, erano falliti per colpa di quello sciocco che si ostinava a chiamarlo "fratello", anche quando ormai era più che evidente la loro non parentela.

Come poteva considerarsi il fratello di qualcuno, quando l'unica cosa che era in grado di fare in sua presenza era vantarsi della sua forza e della sua bravura con quello stupido martello tra le mani? Si fingeva rispettoso e umile, ma in realtà era solo arrogante ed egoista: le sue parole erano vuote e l'aveva dimostrato molte volte ignorandolo completamente ed evitando ogni vero confronto con la realtà. 

Non ammetteva di essere sempre stato il figlio prediletto, il più amato, anche se il meno scaltro e decisamente il meno degno del ruolo di Re.

Ciò non di meno, ora Thor era Re di Asgard, mentre Loki si trovava ai confini dell'Universo, in una cella come un comune prigioniero. Solo perché aveva cercato di rivendicare quello che era suo di diritto! Aveva il sangue di un Re nelle vene, anche se non era quello di Asgard, ma di un luogo ben più freddo. 

Era figlio di un Re ed era stato cresciuto da un altro Re, eppure sembrava che per il mondo valesse meno di un comune criminale ed era stato cacciato da quella che credeva essere la sua terra, finendo nelle mani di qualcuno molto più simile al Padre degli dei di quanto chiunque volesse ammettere.

Era stato intercettato da un'astronave che sembrava quasi averlo atteso in uscita dal Bifrost e, dopo qualche ora, si era ritrovato su un pianeta sconosciuto di fronte a un immenso edificio che pareva la versione cupa e scura del castello di Asgard. 

Avrebbe potuto usare i suoi poteri per liberarsi, ma non pensava fosse necessario, dopotutto non aveva idea di cosa gli riservava il futuro e non aveva armi o alleati per potersi vendicare di coloro che l'avevano tradito, quindi perché non incontrare qualcuno che, a quanto pareva, lo stava cercando? Se poi si fosse rivelata una perdita di tempo o un errore avrebbe utilizzato il seiðr per andarsene e, a quel punto, avrebbe trovato un modo differente per raggiungere la sua vendetta.

Il primo incontro con Thanos era stato rapido, ma anche interessante. Era molto più potente di quello che mostrava e sicuramente più potente di Odino; aveva una forza incommensurabile e sembrava possedere un esercito cospicuo. Come tutti gli esseri di quella maestosità non si era neanche degnato di alzarsi dal suo trono quando Loki era giunto al suo cospetto e, anzi, a malapena l'aveva guardato. 

"Loki, dio degli inganni, vuoi il potere? Vuoi la vendetta?"

Certo che li voleva. La vendetta era l'unica cosa che veramente contava per lui in quel momento e per ottenerla gli serviva il potere che quell'essere pareva offrirgli. Qual era, però, il prezzo che avrebbe dovuto pagare? 

Nessuno, soprattutto un Titano come Thanos, avrebbe fatto qualcosa senza ricevere una ricompensa o un vantaggio in cambio. Le parole di Loki erano, come sempre, studiate; non era uno sciocco e, anche se la sua situazione non era delle migliori, non si sarebbe fatto ingannare facilmente: "Cosa vuoi in cambio?"

Non aveva accettato nulla, ma era evidente dal suo sguardo carico di rabbia e di odio che desiderava con tutto se stesso un potere abbastanza grande per realizzare i suoi piani di conquista; doveva solo capire prima quale sarebbe stato lo scotto da pagare.

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