30. Lies - parte 2

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Le piaceva quel Tony Stark. Non aveva il benché minimo timore di Loki, probabilmente con suo sommo dispiacere. Era abituato a essere la persona più intelligente nella stanza, si vedeva, e lo rimarcava con ogni parola.

Stava cercando di prendere tempo? Forse, anche se Kyra non avrebbe saputo dire per fare cosa, ma poco importava; era curiosa di sapere come sarebbe andata a finire quella battaglia e doveva ammettere che l'inizio la stava divertendo.

Iron Man rispondeva a tono al dio, senza la benché minima traccia di preoccupazione in viso, come se quella situazione per lui fosse normale, quotidiana. La donna si chiese cosa avesse affrontato in passato per portarlo a creare un'armatura simile e a comportarsi come se un'invasione allieva fosse la regola.

Loki era sicuro di sé, ma Kyra aveva imparato abbastanza a leggerlo da capire che ci fosse qualcosa sotto, un dubbio, una crepa nel suo muro di certezze. Forse era stata lei stessa a creare quello spiraglio oppure il dio aveva iniziato a capire che, per quanto fosse potente e intelligente, non era invincibile.

In ogni caso, ormai era arrivato troppo oltre per poter ammettere che, forse, avrebbe dovuto essere più cauto. Poteva farcela, ne aveva le capacità, il potere e la forza, ma la giovane continuava a chiedersi se, una volta ottenuto ciò che voleva, sarebbe davvero stato felice e credeva che anche lui iniziasse a riflettere su questo. Non consapevolmente, ma forse era riuscita a instillare il dubbio abbastanza in profondità.

Quando Tony nominò i Vendicatori, anche Kyra lo guardò dubbiosa. Perché quel nome? Cosa dovevano vendicare?

Tony, capendo dalle loro espressioni quale fosse la domanda, rispose: "Ci facciamo chiamare così... Una specie di squadra: gli eroi più forti della Terra, roba simile."

Loki sogghignò di rimando: "Sì, li ho conosciuti." Kyra non sapeva molto di quello che era accaduto durante la sua assenza, ma ricordava il piano originale che, da come il dio rideva, doveva essere riuscito in pieno.

L'umano annuì a quelle parole, per nulla intimorito o infastidito, accettando quello che era avvenuto senza problemi: "Già. Ci mettiamo un po' a riscaldarci, questo te lo concedo, ma facciamo la conta dei presenti: tuo fratello, il semidio..."

La giovane, istintivamente, si voltò verso il compagno: sapeva che per lui quello era un argomento delicato e, infatti, lo vide stringere la presa sullo scettro e serrare la mascella; poi si voltò sospirando, come se volesse allontanarsi da quelle parole, da quello che rappresentavano per lui.

Tony lo guardò allontanarsi e Kyra, con la coda dell'occhio, lo vide osservarla, verificare che fosse distratta mentre indossava dei bracciali di metallo. La giovane lo aveva visto, ma fece finta di niente e attese che il discorso continuasse.

"Un supersoldato, una leggenda vivente che vive nella leggenda." Il famoso Capitan America: Kyra lo aveva già visto da lontano scontrarsi con Loki in Germania, sarebbe stato sicuramente una minaccia, ma era poco più di un semplice umano.

"Un uomo con grossi problemi nel gestire la propria rabbia." A quelle parole, Loki sorrise, divertito probabilmente dal ricordo di come aveva manipolato proprio quella persona per far sì che il gruppo si sfaldasse.

Tony concluse, con sguardo serio: "Un paio di assassini provetti e tu, bell'imbusto, sei riuscito a far incazzare tutti quanti."

Kyra non poté evitare di sogghignare quando sentì l'umano rivolgersi al dio chiamandolo bell'imbusto e si appuntò nella mente di chiamarlo così prima o poi, sempre se ci fosse stato un poi... La risata di Loki la distrasse: "Era questo il piano."

Un piano piuttosto sciocco, basato solo sull'idea che bastasse mettere zizzania in un gruppo eterogeneo per far sì che non collaborassero mai, ma il dio non riusciva a capire, anche se Kyra aveva più volte provato a dirglielo, che un nemico comune crea sempre coesione: "Non è un granché. Quando verranno, e lo faranno, verranno per te."

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