21. Days in the Sun - parte 1

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(Days in the past) I can't go back in to my childhood
(All those precious days) One that my father made secure
I can feel a change in me
I'm stronger now, but still not free

"Cosa c'è? Paura di un paio di fulmini?"

Quello sciocco midgardiano, con una ridicola divisa tricolore, non aveva idea di ciò che stava per accadere. Possibile che fossero così limitati?

"Io non apprezzo quello che ne seguirà." Sapeva che Thor sarebbe arrivato da un momento all'altro, anzi, aveva trovato strano che non fosse stato lui ad attaccarlo a Stoccarda.

Certo, dato che il Bifrost era stato distrutto, viaggiare per i nove regni non doveva essere affatto semplice: Odino necessitava di una grande quantità di energia oscura per poter trasportare il primogenito su Midgard. Se, però, ci erano voluti tutti quei giorni, evidentemente la forza di Padretutto si stava davvero esaurendo, o forse aveva soltanto atteso che lui uscisse allo scoperto.

L'uomo di metallo aprì il portellone del velivolo su cui si trovavano e, pochi istanti dopo, il principe di Asgard si palesò, afferrando Loki per il colletto e trascinandolo nell'oscurità della notte.

L'atterraggio fu tutt'altro che piacevole, ma alla fine nulla più di un'ammaccatura, seppur piuttosto dolorosa: la delicatezza non era mai stata una delle doti di Thor. Prima ancora di sentire le parole del fratello, il dio dell'inganno iniziò a ridere: "Dov'è il Tesseract?"

Certo, come se avesse potuto dirglielo così, senza neanche pensarci; se pensava che lui si sentisse in debito o sperasse di far leva sul legame di sangue, sbagliava enormemente: era colpa loro se adesso doveva conquistare un pianeta e recuperare le gemme dell'infinito per un folle Titano di cui, con molta probabilità, Thor non conosceva nemmeno l'esistenza.

"Anche tu mi sei mancato" rispose, senza smettere di sogghignare, nonostante il dolore al fianco si facesse più intenso.

"Ti avverto che non sono di buon umore." Strano. Nei secoli passati al suo fianco, il dio del tuono era noto in tutti i nove regni non solo per la sua forza e la possibilità di maneggiare Mjöllnir, ma anche perché era il più scatenato durante le celebrazioni e il sorriso non abbandonava mai il suo viso.

Loki rise a quel pensiero. Era riuscito nell'impresa di incupire l'anima della festa: "Oh, dovresti ringraziarmi. Ora che il Bifrost è andato, quanta energia oscura ha raccolto Padretutto per farti manifestare qui, sulla tua preziosa Terra?"

Il nome che i midgardiani avevano dato al loro pianeta era senza senso. Non lo identificava, non lo rendeva unico, così come loro, era sciocco e lo rendeva ancor meno significativo agli occhi dell'ingannatore.

Il dio del tuono si mosse, arrivando a fronteggiarlo e quando allungò la mano verso il suo collo, Loki pensò davvero che l'avrebbe strozzato, sarebbe stato comprensibile; invece appoggiò la mano sul retro della testa e, con voce accorata, sussurrò: "Ti credevo morto."

E non aveva nemmeno provato a rintracciarlo? Aveva accantonato così facilmente la questione? No, la sua faccia gli diceva che gli era davvero mancato, una sofferenza che si meritava.

E allora perché non lo aveva cercato? Aveva passato molto tempo nelle segrete di Thanos, con la sola compagnia delle torture e di una giovane irritante: perché colui che si definiva suo fratello non aveva speso tempo ed energie nella sua ricerca se davvero gli era mancato?

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