✔ Capitolo 3

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Quando avevo 5 anni,

mia madre mi ripeteva sempre

che la felicità è la chiave della vita.

Quando andai a scuola,

mi chiesero cosa volessi essere da grande.

Scrissi "felice".

Mi dissero che non avevo capito il compito,

ed io dissi loro che non avevano capito la vita.

- John Lennon

Claire


Le lacrime che presero a scorrere sulle mie guance vennero lavate via dal getto tiepido dell'acqua. Strofinai gli occhi che presero a bruciare. Presi un grosso respiro e ripresi a lavarmi.

Cercai di non prestare troppa attenzione ai lividi che mi ricoprivano il corpo. Ormai erano solo delle macchie giallognole tendenti al marrone.

Stavano sparendo, ma dalla mia mente l'immagine di ciò che mi aveva fatto Travor non ne voleva sapere di scomparire.

Era passata una settimana dall'ultima volta che lo avevo visto. Il giorno dopo sarei partita per Brokenheart e mi augurai di non rivederlo mai più.

In quei giorni Travor mi tempestava di chiamate e di messaggi. Mi ripeteva che era dispiaciuto e che non mi avrebbe mai più sfiorata nemmeno con un dito.

Troppe volte avevo creduto a quelle parole. Troppe volte mi ero addormentata piangendo con qualche livido sparso per il corpo.

Questa volta non gli avrei più creduto. Non gli avrei più permesso di farmi ciò che mi fece quella mattina...

Il sole che filtrava dalle tende mi svegliò. Controllai l'ora e mi resi conto che erano le otto del mattino.

Un rumore catturò la mia attenzione. Forse, era per quello che mi ero svegliata...

Lo spazio accanto a me era vuoto, probabilmente Travor stava tornando a casa in quel momento.

La sera precedente ero andata a casa sua, dovevamo cenare insieme per festeggiare il nostro anniversario. Lui però non si era presentato.

Mi aveva scritto diversi messaggi dove prometteva che entro quindici minuti sarebbe tornato, ma i minuti diventarono ore, sino a che non mi addormentai.

La porta della camera si aprì di scatto facendomi sobbalzare. Travor entrò barcollando.

Quando incrociai il suo sguardo notai subito i suoi occhi rossi e le sue pupille dilatate.

Non solo aveva bevuto, ma si era anche fatto...

«Piccola...» biascicò raggiungendo il letto.

Posò le ginocchia sul materasso e ci si mise a carponi sopra, mentre io mi mettevo a sedere.

«Mi dispiace...».

1. Brokenheart - L'amore non conosce tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora