✔ Capitolo 5

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"Gli ho dato il cuore

e lui lo ha preso soltanto

per stritolarlo a morte

e scagliarmelo sulla faccia..."

- Emily Brontë

Claire

«Hai conosciuto Logan» osservò mia nonna una volta che l'uomo ebbe lasciato la casa.

«Già» borbottai.

Ero felice che non fosse rimasto per pranzo come gli aveva proposto. Non lo conoscevo, e già non lo sopportavo.

Punto primo: era un coglione; secondo: ero sicura che fosse uno di quei tipi che sanno di essere belli e che quindi si atteggiano a superfighi del momento; terzo: mi aveva guardato il culo! Cosa credeva che non me ne fossi accorta?!; quarto: mi aveva dato della nana ed era scoppiato a ridermi in faccia; quinto: ...

«Tesoro, va tutto bene? Se serri ancora un po' di più la mascella ti spezzerai tutti i denti» ridacchiò nonna Rose spezzando la linea dei miei pensieri.

Avevo la rabbia che mi scorreva nelle vene. Sospirai, scossi la testa e lasciai la valigia che stavo serrando in un pugno.

Mi avvicinai e la strinsi forte in un abbraccio. Sapeva di rose... come mi ricordavo.

«Mi sei mancata nonna».

Mi strinse forte a se. Ero più bassa anche di lei, quindi tra le sue braccia mi sentivo come quando ero una bambina: coccolata ed amata – quello di cui avevo bisogno in quel momento.

«Anche tu farfallina mia».

Farfallina... mi era mancato che mi chiamasse in quel modo. Ero la sua farfallina sin da piccola, diceva che mi chiava così perché ero libera e bellissima come una farfalla, che portavo allegria e colore nella sua vita.

Peccato che non fosse più così da un po'. Non mi sentivo più una farfalla, non mi sentivo più libera e nemmeno felice.

«Peccato che non sia venuto anche Teddy bear...» mormorò con un broncio mentre ci staccavamo.

Anche a lei piaceva chiamare così mio fratello.

«Ha promesso che sarebbe venuto per una settimana».

Alla mia confessione le sue labbra si aprirono in un dolce e materno sorriso.

«Oh! È una notizia bellissima!».

Scossi la testa ridacchiando.

Dei miei genitori non mi chiese nulla, ci aveva rinunciato che la venissero a trovare.

«Dipingi ancora» osservai ridacchiando.

«Come?».

«Hai un po' di vernice qui», mi toccai la punta del naso per indicarle il punto in cui una strisciata di blu le macchiava la pelle.

«Oh, giusto cielo!».

Ridacchiando prese un fazzolettino di cotone dalla sua casacca floreale.

«Ancora?».

Feci cenno di no col capo mentre un sorriso si allargava sul mio volto. Mi era mancata, diamine se mi era mancata...

«Potevamo farci aiutare da Logan a portarle nella tua stanza».

Mia nonna era seduta sul mio letto a una piazza e mezzo ricoperto da una trapunta in stile etnico. La mia stanza era tutta in quello stile: la parete dove poggiava il letto era color porpora; i comodini vicino al letto erano bassi e fatti di legno, su di uno c'era una lampada viola, sull'altro c'erano dei libri; di fronte al letto c'era un pouf con la stampa di un elefante; un grosso tappeto cremisi con stampe arzigogolate ricopriva quasi interamente il pavimento; l'armadio e la cassettiera erano semplici, in legno di noce; un piccola scrivani era stipata in un angolo, vicino ad una finestra dove erano appesa tende a doppio velo gialle.

1. Brokenheart - L'amore non conosce tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora