Capitolo 20

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"Ci sono più cose naufragate

in fondo a un'anima

che in fondo al mare."

- Victor Hugo


Claire

Erano passate due settimane dal nostro bacio. Erano passati quattordici giorni dalla sensazione delle sue labbra sulle mie, da quella dolce pressione che aveva scombussolato ogni cellula del mio corpo.

Era però passata anche una settimana da quando se ne era andato. Sette lunghi gironi in cui non smettevo di lanciare occhiate verso la finestra chiusa della sua camera. La casa era sempre al buio, nessun abbaio in lontananza a farmi sorride. Niente di niente.

Logan se ne era andato sette giorni fa dal nulla. Non mi ero nemmeno resa conto che fosse partito fino a che un pomeriggio non andai a portargli la torta al cioccolato e menta che gli dovevo e nessuno mi aveva aperto. Non c'era stato nessun abbaio, nessun grattare le unghie contro la porta. Mi ero guardata intorno notando che la sua macchina non era nel vialetto, le imposte azzurre della casa erano serrate.

Mi portai le gambe al petto, seduta sul davanzale interno della mia camera, osservando le fronde del grosso albero tra le nostre proprietà farsi trasportare dal vento.

Logan. Se n'era. Andato.

Quella constatazione mi fece provare un senso di vuoto allo stomaco.

Come poteva essersene andato senza dirmi nulla, però? Quello proprio mi faceva infuriare. Perché se n'era andato senza dirmi almeno un "ciao"? Avrebbe potuto almeno salutarmi...

Avvolsi le braccia attorno alle gambe nude.

E se era successo qualcosa di grave? Perché andarsene così di punto in bianco se non fosse successo qualcosa?

Sospirai ed abbassi lo sguardo sul giardino. Riuscivo ad intravedere le aiuole che lo avevo aiutato a realizzare. Ripensai a quel giorno che andammo al vivaio, alla lunga lite avuta in macchina, alla sua stretta salda quando avevo rischiato di cadere, a quando si era sfilato la maglietta madida di sudore, quando seduta sulla sua isola della cucina mia aveva catturata posando le mani ai lati delle mie gambe informandomi che c'era solo una cosa che non sopportava e che quella cosa ero io.

A quell'ultimo ricordo sorrisi e mi portai una mano alla bocca sfiorandone il contorno con un dito.

"Non voglio sapere cosa ti avrebbe fatto se ti avesse sopportata", provocò divertita la vocina nella mia testa.

Perché baciarmi e poi andarsene senza dirmi nulla?

Era sciocco che me ne importasse così tanto. Non lo conoscevo da molto tempo... Però non riuscivo a dimenticare la promessa che mi aveva fatto, promettendomi che non avrebbe più permesso a Travor di avvicinarmisi...

Se non gli fosse importato nulla di me perché farmi una promessa del genere? Ma se gliene fosse importato qualcosa di me perché andarsene senza un "ciao"?

Sbattei la testa contro il muro e sbuffai.

Perché a me invece doveva importarmi così tanto? Finita l'estate ognuno di noi sarebbe tornato alle proprie vite.

"Come se tu sapessi cosa vuoi fare della tua vita!", mi punzecchiò il mio Io interiore.

Già, come se io sapessi cosa volessi fare della mia vita. Navigavo in un mare di incertezze. Ma ben presto avrei dovuto decidere se affondare con la nave oppure usare una scialuppa.

1. Brokenheart - L'amore non conosce tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora