Capitolo 2

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~ Giorno 26 ~ 

Quella mattina era iniziata già di merda per Eren. Aveva un dolore cane alle natiche... gli provacovano delle fitte che lo mettevano al tappeto. I succhiotti di Rix erano evidenti sul suo collo e anche su varie parti del corpo. La morsa delle mani di Rix erano ancora rosse sulle sue gambe. Le lacrime di dolore che avevano bagnato il viso di Eren si erano seccate sulla sua pelle, lasciandone ancora un breve segno che spariva al di sotto della mascella. Lui era ancora nudo, sotto le coperte, con quell'uomo. L'aveva fatto addormentare dolorosamente quel povero ragazzo, tant'è che non riusciva nemmeno ad alzarsi per vestirsi prima che fossero arrivate le guardie. <<Alza quel tuo bel culo d'oro e vestiti, tra meno di cinque minuti suonerà quella cazzo di campana.>>

<<Nah... credo che aspetterò il mio gran amico James che mi venga a svegliare.>> disse sorridendo. <<Hey, culo d'oro. Non dirmi che te l'ho già sfondato. Eppure mi sembravi più resistente.>>

<<Tsk, fottiti. Il mio culo resiste a tutto. Anche a delle palle "d'argento" come le tue.>> Rix, con uno scatto fulmineo, si ritrovò sopra al ragazzo tenendogli saldamente i polsi e avvicinando sempre di più il suo viso a quello di Eren. <<Non parlarmi così ragazzino o le mie palle d'argento rischiano di non essere così cautelari la prossima volta.>> Eren fece un sorriso di sfida guardandolo dei suoi occhi azzurrissimi. <<Hey, Rix. Oltre alle palle flosce, adesso, hai anche le rughe? Sai, ne hai una qua, qua, qua, uh! E anche una qua, qua, qua.>>

<<Hai voglia di giocare, eh, Jaeger? Più tardi, ti farò vedere come si gioca.>> detto questo lasciò la presa e andò nel bagno della cella, probabilmente, per farsi la doccia. <<Wow, quell'uomo dovrebbe lavarsi i denti ogni tanto...>> si scrollò la schiena e incominciò a vestirsi nonostante il dolore che gli provocava farlo. Erano le 09:00 e, tra un paio d'ore, sarebbe andato da Levi. Non vedeva l'ora. Lui diceva che poteva confidarsi con lui... poteva parlare di ogni cosa e anche di come trascorreva la giornata come: chi hai fatto incazzare oggi? Hai disegnato l'ennesimo pony sul muro? È andata bene a colazione? Che hai mangiato? Erano queste le domande che gli poneva ogni volta. Ma mai un 'come stai?' O un 'sei sicuro che vada tutto bene?' Magari anche 'qualche incubo?' Ma a cosa stava pensando... queste erano le domande che gli faceva sempre la madre... non un completo estraneo in carcere, per giunta.

<<È ora di andare.>> disse una guardia aprendo la cella. <<L'altro detenuto si sta facendo una doccia, credo che io non lo aspetterò. Ne risentirebbe il mio bel fisico.>> disse Eren per poi uscire e, scortato, andando al piano di sotto per fare colazione. Appena si sedette iniziò a fissare il latte, ovviamente, ricevendo delle fortissime fitte che partivano dal sedere e si espandevano per tutto il corpo. <<L'avrò detto mille volte che lo voglio con il Nesquik...>> mise un broncio molto infantile e mangiò una piccola brioche. <<Pezzi di merda mi rovinate la colazione... IL LATTE! Il latte è buono..!>> sbuffò e si rifiutò di berlo.

[...]

"Finalmente!" Pensò entusiasta Eren. Aveva messo i panni nelle enormi lavatrici e, adesso, sarebbe potuto andare nello studio da Levi. Lo ammanettarono e lo portarono lì, dove voleva tanto andare. <<Ciao, boss.>> lo salutò il più piccolo. <<Oggi-->>

<<No. No. Si. Si.>> Levi lo guardò da sotto gli occhiali che lo rendevano tremendamente sexy, a detta di Eren. <<Cos'è una specie di codice? Perché non saprei interpretarlo.>> il castano sospirò. <<No, non ho ancora fatto alcuna cazzata, no, non ho infastidito le guardie, si, sto bene e si, il latte non era di mio gradimento.>> accennò un sorriso alla fine della sua "spiegazione". <<Potevo immagginarmelo.>>

Prisoners of the heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora