Capitolo 19

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<<Cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio!?>> si ripeteva Eren mentre si spremeva le meningi per trovare una soluzione, o, almeno, capire dove si trovasse Levi. 

Stava disperando, il pensiero di non stare più con lui era così accentuato nella sua testa che gli veniva da piangere in ogni momento. <<Allora... le chiavi della macchina sono qua...>> prese le chiavi di Levi, rimaste nella tasca del suo giubbotto, e si voltò verso la porta.

<<Non deve essere così difficile guidare... non è vero?>>

Eren

Ero uscito dall'albergo, non avevo neanche sistemato le cose in valigia, avevo solo preso le chiavi per l'auto che avrei guidato io fino a Trost, ovvero, dove c'era la casa di Levi e... quel negozio... di cui quell'uomo mi aveva lasciato un biglietto.

Mi sedetti nel posto del guidatore, cercando di calmarmi il più possibile. Accesi il veicolo. <<E questa è fatta.>> spinsi il piede sull'acceleratore e, per non farmi mancare nulla, andai a sbattere contro un palo della luce davanti cui era parcheggiata la macchina. <<Dio... se esiste qualcosa peggiore dell'inferno avvisami e lasciami da parte un biglietto di solandata...>>
Levi adorava quella macchina, la curava come se fosse un ragazzino ancora in fase di crescita. <<Vabbè, al massimo si compra una Ferrari.>> ridacchiai. Non so per quel motivo, ma era bello rivedere la mia stronzitaggine dopo un po' di tempo. Eh, si. Gli amici veri non ti abbandonano mai, si fanno sempre risentire.

Cercando di non smontare la macchina, provai a fare marcia indietro, stranamente, riuscendo nel mio intento. Arrivai dopo poco all'uscita del posto, pronto a guidare in una vera strada piena di macchine. <<Evvai!>> esclamai. <<Allora è vero che, dopotutto, non sono così sfigato!>> ed ecco che, nemmeno finito di parlare, una scagazzata di piccione volo sul vetro della perfetta Lamborghini di Levi.
<<Mmmh! Li mortacci tua..!! Piccione maledetto. Giuro che quando trovo Levi vengo a cercare pure te, bastardo!>>

***

[Terza persona]

L'immagine di quel maledetto che aveva ucciso Grisha era sicuramente l'ultima che aveva intenzione di vedere il corvino. Era di nuovo legato e imbavagliato per terra, questa volta, a guardare Kenny che se la rideva seduto su di una sedia ad affilare un pugnale dal manico nero.
Di certo, Levi, aveva capito perfettamente che non l'avrebbe ucciso, o almeno non subito. Sicuramente, il suo obbiettivo, era farlo soffrire... ma la cosa a cui non voleva pensare era che avrebbe usato ogni mezzo per distruggerlo... anche Eren.
<<Quanto ci mette questo moccioso del cavolo?>>
Levi lo guardò accigliato, furioso solo per il fatto che avesse pensato al suo Eren. <<Non vedo l'ora che arrivi per sbudellarlo davanti a te.>>
Cosa ne sapeva lui che stesse arrivando, il ragazzo, non lo capiva proprio. Aveva la palla magica? Fortunatamente no, eppure... trovava sempre il modo di sapere tutto.

***

Il tragitto del castano, seppur non avesse mai guidato in vita sua, stava andando piuttosto bene. Certo, era da solo; un piccolo individuo in mezzo a tanti altri individui che corrono con la proprio automobile fino a chissà quale metà. Eppure, Eren, non di era mai sentito così solo.
Nel locale in cui "lavorava" c'era sempre un uomo dopo l'altro, mai un attimo di tregua. Poi, finito in prigione, seppur stando da solo in cella, c'erano le guardie (tra cui la sua preferita che sfotteva sempre, ovvero, James) che passavano di tanto in tanto davanti a lui, a colazione, pranzo e cena c'erano altri detenuti, insomma, c'era anche Levi con le sue sedute, non era neanche male vivere così, però... un senso di vuoto lo affliggeva parecchio.

Prisoners of the heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora