Capitolo 12

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~ Giorno 79 ~

Si erano fatte le 18:00 molto velocemente tra le chiacchiere e le risate che si erano scambiati in un parco non troppo distante del gelataio. Nella mente di Eren vagava ancora l'immagine dell'uomo che aveva incontrato prima e le parole che gli aveva detto la ragazza corvina. Si alzò dal prato, quando vide Levi non molto distante da lui con le mani incrociate al petto.

Sono nei guai...

[...]

<<Come ti è saltato in mente!>> urlò il moro in faccia al più piccolo. <<Scusa...>> provò a sussurrare, ma venne interrotto di nuovo da un ennesimo urlo: <<Scusa un emerito cazzo! Mi sono quasi preso un infarto!>> si sedette violentemente su una poltrona del salone portandosi le mani tra i capelli. <<Se non fosse stato per lui... non avrei mai saputo dove cercarti...>> disse Levi sottovoce... più a sé stesso, in questo caso.

Squillò il telefono, un'altra volta. Il terrore che fosse ancora quella persona, bloccava tutto il corpo del più grande. <<Pronto..?>>

<<Levuccio!>> rispose una voce dall'altro capo del telefono. <<Basta, ancora tu!?>> disse disperato il moro. <<No! Non riattaccare.>> lo fermò Kenny dal suo ovvio intento. <<Dove sta Eren?>>

<<Devi smetterla di parlare di lui.>> gli ordinò con voce più ferma. <<Non voglio che le tue labbra pronuncino il suo nome, hai capito?>>

<<Ma ti sto dando una mano, Levuccio mio.>> ridacchiò l'uomo.

<<E chi te l'ha chiesto, scusa?>>

<<Io proverei a guardare nella stanza dove si è rifugiato, sai?>> istintivamente, le sue gambe, iniziarono a muoversi per andare nella sua stanza a controllare Eren. Ma lui non c'era. <<Che c'è? Il tuo piccolino non è in quella stanza come pensavi che fosse?>>

<<Certo che c'è...>> deglutì <<Solo che è... a... a farsi una doccia.>> mentì, anche se con lui non era assolutamente in grado di farlo. <<Va bene.>> ridacchiò lo zio. <<Allora quello che è davanti a me a mangiare un gelato con un ragazzo biondo e una ragazza corvina dev'essere solo qualcuno a cui assomiglia molto.>> disse attaccando la chiamata.

<<Perché non mi hai chiesto se potevi uscire con dei ragazzi che avevi conosciuto a scuola?>> domandò il più grande calmandosi anche se, dalla bocca del castano, non uscì mezza parola. L'unica cosa che usciva, erano delle piccole goccioline dai suoi occhi.
<<Eren...>>

<<Perché tu fai sempre così.>> rispose senza lasciar capire Levi. <<un attimo prima sembra che ti importi di me, sembra che io sia il tuo unico mondo... e poi... ecco che ritorno una persona normalissima, come tutte le altre.>>

<<E tu saresti uscito senza dirmelo per questo?>> per un attimo si poterono udire tutti i piccoli pezzetti del cuore di Eren cadere per terra. <<Allora è vero che non sono niente... che sono solo un lavoro...>> il silenzio diventò padrone della stanza in meno che non si dica, ma era di troppo e ci pensò il più piccolo a scacciarlo via. <<Allora perché sei venuto a letto con me se non ti importa niente di me? Perché mi hai insegnato a leggere e a scrivere? Perché mi hai portato qui? Perché... mi hai illuso in questo modo?>> dopo le sue parole, Levi, fece un respiro profondo e si alzò dalla poltrona. Poi, con dei passi lenti, incominciò ad avvicinarsi al tesoro più inestimabile che aveva. <<Fin da quando ti ho visto ho capito che sarebbe stata un'impresa ardua rimanere calmo anche solo nel sentirti respirare vicin a me. Poi, sentendo la tua storia, ho ritrovato un ragazzo perduto in una "dipendenza", se così vogliamo chiamare il sesso.

Prisoners of the heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora