Capitolo 3

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~ Giorno 30 ~

Il week-end, in casa di Levi, era strano. Ormai, non si sentiva più alcun suono se non quelli che provocava con i suoi passi o quando apriva gli sportelli della cucina o anche quando si sedeva sul divano. Si mise a rovistare nella sua ventiquattrore, giusto per metterla a posto quando trovò i fogli con le lettere che aveva dato ad Eren. Gli scappò un sorriso che non poté eliminare subito dal viso. La scrittura del più piccolo era tutta pastrocchiata, mentre, quella del più grande, era elegante e, a differenza di molte calligrafie, anche molto leggibile.

Notò un piccolo cuoricino su tutte le ultime facciate dei fogli. Scosse la testa sorridendo e mettendoli sopra la sua scrivania. Non li avrebbe mai buttati, questo è sicuro. Ricordò il perché stava ricevendo Eren nel suo studio e ciò che faceva non era nel suo programma. Magari, però, se lo avesse avvicinato di più a sé, gli avrebbe detto dove aveva nascosto quei maledetti gioielli. Sospirò e incominciò a vestirsi. Il sabato, quando non doveva andare a lavoro, poteva non utilizzare i suoi bellissimi completi. Decise, quindi, di prendere dal suo armadio una maglietta nera a maniche corte attillata che facesse intravedere i suoi addominali e ogni altro muscolo scolpito. Jeans del medesimo colore e era pronto per uscire. La prima cosa che aveva fatto, ovviamente, era una doccia fredda appena alzato. Quello, era un gesto quotidiano.

Uscì dalla sua casa sempre pulita e ordinata e si avviò verso una villetta poco distante dalla sua e suonò il campanello. . <<Mh? Leviiii. Io voglio dormire il sabato, cavolo!>>

<<Taci Quattrocchi, sono le dieci del mattino, per dormire, hai avuto tutto il tuo beato tempo.>> la donna bruna mise un finto broncio. Levi trovava che, in alcuni aspetti, somigliava molto ad Eren. <<Comunque... perché sei venuti qui? Ora, poi!?>>

<<Mi servono le tue doti da professoressa di lettere.>> Hanji alzò un sopracciglio. <<Cosa intendi?>>

<<C'è... una persona che non ha avuto la fortuna di poter andare a scuola e... vorrei almeno... ecco...>> le parole non riuscivano ad uscire come avrebbe voluto. Sperava più in un tono... calmo? <<Va bene, ho capito. Vuoi portarlo qui?>> Levi sgranò gli occhi. <<No!>> urlò. <<Non ce n'è bisogno. Dimmi solo cosa dovrei fare per insegnargli almeno a leggere e a scrivere bene.>> sottolinea l'ultima parola perché sapeva che, per ciò che voleva fare, bisognava aver un buon lessico. Almeno, Levi ci teneva. <<D'accordo. Ma non so che libro potrebbe usare... sicuramente qualcosa di prima e seconda elementare e, ti ricordo, che io sono una professoressa non una maestra.>> Levi si gira, dandogli le spalle e inizia ad allontanarsi dalla bruna. <<Hey, ma dove vai? Mi hai almeno ascoltata? Levi!>>

<<Impegnati; so che puoi fare di meglio che lamentarti, Quattrocchi.>> la saluta con la mano senza voltarsi. Lei rimane a bocca aperta sulla porta, appoggiata al cornicione. <<Quest'uomo è davvero qualcosa di... incomprensibile.>> disse per poi rientrare in casa sbattendo la porta disperata e pensando a come risolvere la situazione di Levi.

~ Giorno 32 ~

Il moro entrò nel grande edificio dipendente da un colore grigio simile alle nuvole di quel giorno. Il tempo non Era particolarmente stabile, ma poco gli importava. Lui amava la pioggia. Oggi, purtroppo, dovette assistere Eren due ore dopo il solito per colpa di alcuni "impicci" a lui sconosciuti. Entrando, vide il direttor Erwin, che mai, di solito, usciva dal suo studio. <<È successo qualcosa?>> chiese Levi guardandolo. <<Hanno sentito delle grida provenire dalla cella di Jeager.>> fece una pausa sospirando. <<Cooper Rix, il suo "coinquilino", stava per ucciderlo.>> subito dopo averlo informato si precipitò da alcuni poliziotti che erano stati disposti a cambiarlo ancora di carcere. Forse qualcosa di più sicuro sarebbe stato meglio. "Nessun coinquilino la prossima volta" pensò guardando il detenuto che passava vicino a lui ammanettato. Sembrava più un cane con la rabbia che un essere umano... forse un orso rabbioso era più adatto a quella situazione. Passò davanti alla cella di Eren, soffermandosi poco prima. <<Dove Ere-.. il.. detenuto Jaeger?>> chiese ad una guardia che lo indicò subito. Era dentro la gabbia, nudo, accovacciato in un angolo con le mani che stringevano il suo corpo pieno di piccole cicatrici e lividi. Si sentivano i suoi singhiozzi dall'entrata. Per un attimo, il suo cuore, si era spezzato. Anche i frammenti di quei pezzi di cuore che cadevano al suolo erano udibili. Lasciò la ventiquattrore e la giacca nera cadere al suolo come se non gliene comportasse nulla ed entrò nella stanza avvicinandosi al più piccolo. <<Eren...>> fece per mettergli una mano sulla spalla, ma fu un tentativo che non andò a finire bene. <<NON TOCCARMI!>> strillò il castano. <<Perché volete solo il sesso da me!? Io so fare anche altre cose!>>
Levi vide gli evidenti segni di lesioni che, quell'uomo, gli aveva provocato. E forse c'era anche qualcos'altro che, nella mente di Eren, si era evidentemente confuso. <<Eren... sono... sono Levi..>> provò a dirgli cercando di avvicinarsi di nuovo. Questa volta, si abbassò per provare a vedere quei suoi bei occhi. <<VATTENE!>> Urlò di conseguenza. <<TU NON SEI LEVI!>>

Prisoners of the heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora