Chiarimenti

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Il viaggio in treno passò in fretta pensando a lui e ripercorrendo tutta la settimana nella mia testa.
Quando arrivai in stazione vidi mia madre e la mia migliore amica corrermi incontro.
"Ciao, piccoletta!" mi abbracciò mia madre.
"Ciao, Aly." la mia migliore amica mi scoccò un bacio sulla guancia.
"Ciao, Beverly." la salutai io. "Tutto okay? Come mai qui?"
"Oh, era per salutarti! Ci sei mancata molto qui. Sia a me che a Toby!" rispose lei.
Beverly era la mia migliore amica dalla prima media. Siamo state anche alle elementari insieme, solo che mi odiava perché piacevo al ragazzo che piaceva a lei. Un giorno ci siamo ritrovate a dover fare un lavoro di gruppo insieme ed eravamo migliori amiche da allora. Bev era una ragazza dai capelli rossi, lunghi e sempre raccolti in una coda di cavallo (che le stava divinamente). Era snella, poco più alta di me. Dava l'idea di un maschiaccio per i suoi comportamenti, ma non esitava a mettere un vestito o delle scarpe tacco 10 cm.
"A proposito di Toby..." la guardai pensierosa. "Come sta? Si è ripreso da ciò che è successo a scuola prima delle vacanze? Non ho avuto modo di chiamarlo quando ero a Los Angeles."
"Chiamalo adesso!" esclamò Beverly.
"Okay..." digitai il numero del mio migliore amico sul mio cellulare.
"Pronto?" rispose Toby con la sua solita voce spenta e lontana mille miglia.
"Ciao, T. Come stai?" gli chiesi.
"Oh, ciao Aly. Tutto okay, grazie. E tu?" rispose distaccato. "Tutto bene? A Los Angeles com'è l'aria?"
"Sicuro vada tutto bene?" tergiversai.
"Sì! A parte l'unica persona importante della mia vita che non mi chiama da due settimane. Sto benissimo, Alyssa." gridò.
"T, mi dispiace. Avrei voluto chiamarti. Ti prego, non voglio litigare anche con te." risposi io.
"Non litighiamo. Anzi, sai cosa? Parlane con Bill di com'è andata. Non ho più voglia di sentirti. Ciao." riagganciò.
Spensi il telefono e guardai Beverly.
"Cos'è successo, Aly?" mi chiese con aria interrogativa.
"Si è arrabbiato perché non lo chiamo dall'inizio delle vacanze e mi ha detto che non ha voglia di sentirmi." risposi triste.
"Vai da lui. Per questo ti ho detto di chiamarlo, ci è rimasto male. Per tutto il trimestre hai passato più tempo con Bill che Toby." disse in tono di rimprovero.
"Mi dispiace. Io ci tengo a lui, però... uff. Sono una testa di cazzo." esclamai. "Mamma, puoi portarmi la valigia a casa, per favore?"
"Va bene." disse mia madre.
Presi Bev per un braccio e cominciai a correre verso casa di Toby, che non era molto lontana dalla stazione. Quando arrivammo davanti al cancello le feci suonare il campanello, di modo che T non sapesse che c'ero anch'io.
"Chi è?" chiese la sua voce stanca.
"S-sono Beverly. P-posso entrare?" era incerta. Doveva sembrare più sicura. Cavolo.
"Va bene. Sali." rispose più seccato di prima.
Io e la mia migliore amica entrammo in casa di Toby. Non volevo ferirlo. Mi dispiaceva. Già non sapevo come aiutarlo per ciò che era successo, mo' era pure incazzato con me. Sono un mostro.
"Oh, no." disse il mio migliore amico. "No, Alyssa, ti prego vattene."
"No, T, ho bisogno di mettere a posto le cose." gli risposi.
"No, Alyssa. Ne ho bisogno anch'io, ma non riesco a guardarti negli occhi." ribatté lui.
"Oh, Toby, ti prego..." lo supplicai. "Mi manchi. Ho fatto una cazzata, lo so. Non riesco a stare senza di te..."
"Io... Neanche io, Aly." corse verso di me e mi abbracciò. Io gli accarezzai la schiena. Questo era il mio migliore amico: quel ragazzo alto 1,90cm, coi capelli castano chiaro, muscoloso e palesemente gay, ma a cui volevo un bene. Solo Dio sapeva quanto.
"Ti voglio bene, Aly, mi sei mancata troppo." disse dolcemente.
"Anch'io, T." risposi stringendolo. "Stai meglio ora?"
"Dopo quelle cose che mi hanno detto Greta ed Ethan? No, per niente. Mi sento un mostro, un problema." cercò di sciogliere l'abbraccio, ma io lo strinsi di più.
E in tutto questo... Beverly era sgattaiolata via. Bastarda.
"Fatteli scivolare addosso i loro insulti. Sono solo invidiosi di quanto sei fantastico." risposi.
"Mi fanno sentire uno schifo a dirmi sempre che sono anormale perché sono gay. Fanculo a loro. Saranno loro anormali che mi giudicano senza conoscermi." mi accarezzò i capelli. "Meno male che poi è intervenuta Bev, sennò avrei fatto una brutta fine."
Mi staccai da lui e lo tenni a distanza di braccio, sorridendogli. Gli presi i polsi e le lacrime mi offuscarono la vista.
"Quanto avresti aspettato ancora per dirmelo? Sei pazzo? Perché fai... queste cose invece di parlare con me?" cominciai a piangere. "Perché sfogarsi con quella... cosa? Io..."
"Oh mio Dio, A..." mi sentii le gambe molli, stavo per cadere. Per fortuna T mi sorresse. Che cavolo era andato a fare? Perché quelle righe orizzontali sui suoi polsi?
"Dai, vieni a sederti." mise il suo braccio destro intorno alla mia vita e poggiò il mio braccio sinistro al suo collo.
Mi portò in cucina e mi fece sedere su una sedia. Disse qualcosa, ma non lo sentii per via del flusso dei miei pensieri che andavano veloci come treni. Dopo un po' lo vidi pararsi davanti a me.
"Aly..." si inginocchiò e mi prese una mano. "Senti, mi dispiace. Non avevo il coraggio di dirtelo. È una puttanata, però... mi fa male tutto questo. Io ci sono stato per te e quest'anno il mio coming out mi ha rovinato la vita e... e tu mi hai ignorato, hai preferito Bill che ti ha fatta soffrire a me. Scusami, Alyssa, non volevo farti sentire in colpa."
"L'hai fatto invece." mi asciugai le lacrime. "Ora mi sento io il problema, più di quanto ti ci senti tu. E poi Beverly ti difende, e io? Mi sento uno schifo a non averlo fatto. Sarò io il mostro, mica tu."
Mi fece alzare e mi prese tra le braccia. "Nessuno di noi due è un mostro. Sono Greta ed Ethan i mostri." appoggiai l'orecchio sinistro sul suo petto, insieme alle mani e agli avambracci.
"Dai su, piccola, passerà, okay? Andrà tutto bene." piccola? Mi aveva chiamata "piccola"? Ma da quando? Oh vabbé, cosa importava? Lui era qui e questo bastava.
Ricominciai a piangere. Lui sentì i miei singhiozzi.
"Dai." sussurrò al mio orecchio destro. "Va tutto bene." poggiò le labbra sulla mia testa.
"Ti va di guardare un film?" gli chiesi.
"Oh, sì. Quale proponi?" esclamò entusiasto e si staccò da quella stretta.
"Mmh... non lo so, cosa vorresti guardare?" risposi incerta.
"Qualcosa della Marvel o della DC Comics?" domandò Toby. Scoppiammo a ridere.
"Sei il solito nerd!" gli dissi. "Che film sella Marvel, allora?"
"Spiderman?"
Accendemmo la tele e inserimmo il DVD nel lettore. Mi sedetti sul divano mentre lui si avvicinava a me mettendomi in braccio intorno alle spalle. Allora io mi rannicchiai e appoggiai la testa sul suo torace.
Guardammo tutto il film abbracciati. Quando 'Spiderman' finì erano le 5:30 pm.
"Vuoi che ti riaccompagni a casa, piccola?" chiese con dolcezza.
"Da quando mi chiami 'piccola'?" risi. "Comunque sì, vorrei che mi riaccompagnassi a casa. Ma mettiti almeno una felpa, che piove."
Lui prese dall'attaccapanni nell'ingresso una felpa grigia con i personaggi della DC Comics disegnati.
"Ma quella felpa te l'ho regalata io!" esclamai. "Ma quanto ti posso voler bene?"
"Oh, non lo so. So solo che io te ne voglio tanto." mi diede un bacio sulla guancia. "Andiamo?"
Uscimmo di casa sua e ci avviammo verso il mio appartamento. Quando arrivammo Toby entrò in casa. Mia madre lo salutò. "Ciao, Toby! Come stai?"
"Salve, signora Amber. Tutto bene, grazie, lei?" mia madre diceva sempre che era troppo educato ed, in effetti, aveva ragione.
"Come al solito." rispose lei mentre ricominciava a lavare i piatti. "Ti fermi a cena?"
"Oh no, la ringrazio. I miei genitori mi aspettano e non voglio scomodarla." disse a disagio.
"Non ci disturbi, sappilo." aggiunse mia madre.
"Vabbé, io vado." disse alla fine T. Ci baciammo sulle guance. "Ciao, piccola."
"Ciao, T." lo salutai. "A domani." e lui uscì.
"Com'è andata da Jace?" chiese mia madre con fare pervertito.
"Tutto bene, mamma." attesi cinque secondi. "È stato fantastico! Ci siamo messi insieme e i suoi genitori hanno detto di salutarti e Jace mi ha detto di dirti che ama tua figlia!"
"Okay, tesoro, respira." rise. "Sono contenta per te, amore. Si vede che sei felice con lui." mi abbracciò.

Maledetto Sorriso || Jace Norman // COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora