«Ma salve signorino Clark» saluto il ragazzo scorbutico davanti a me.
«Non chiamarmi così» rispose in tono duro ed autoritario.
«Beh tu non chiamarmi spiona» risposi cercando di sembrare sicura.
«Ma per quanto ricordo, e ciò che sei» detto questo un ghigno si fece strada sul suo volto.
«Per prima cosa, avevo sbagliato stanza....E seconda stavo...per entrare in quella porta. Non ho SPIATO»
Ci fu un duello di sguardi. I suoi occhi erano nei miei e i miei nei suoi.
Verde contro verde.«Si come no..» disse con fare annoiato «Comunque sbagli strada»
Ma come diavolo fa a sapere dove devo andare.
«Non sai neanche dove devo andare»
«Le uniche persone che scendono al piano terra sono quelle che devono fare educazione fisica. Sai si chiama intuito...inoltre ho potuto conoscere la tua memoria» risponde con fare allusivo per quanto riguarda ieri.
«Beh allora dimmi dov'è, così vado. Sono già in ritardo» rispondo sbuffando.
«Seguimi» rispose voltandosi e iniziando a camminare dal lato opposto.
Che nervi mi da! In più non capisco il suo gioco...
Mi vuole infastidire o aiutare?
"Dimmi una cosa che hai capito nella vita"
Non metterti in mezzo anche tu. Ho già troppe cose per la testa.
"Compresa me, ti ricordo"
Inizio a seguire il ragazzo del quale non so ancora il nome.
«Come ti chiami» decido di spezzare il silenzio che regna nel corridoio.
«Perché dovrei dirtelo?»
«Tu hai voluto sapere il mio...quindi perché non potrei saperlo?»
Che nervi, questo ragazzo mi fa esasperare!
Non sentendo alcuna risposta continuai a seguirlo.
«Isak, mi chiami Isak» rispose con voce lieve.
«Beh piacere Isak» mi fermai e gli porsi la mano. Se ci penso bene non ci siamo mai presentati come si deve.
Lui guarda la mia mano con sguardo curioso,ma alla fine si decide a stringerla.
"Almeno a lui non scoccia..."
Te l'ho detto Jack non mi ispirava più.
"Giuro che mi arrendo"
Ci fermammo davanti alla porta dov'è Bunny aveva preso un colpo per terra.
"Si dice sedere. SEDERE. Non BUNNY!"
Corpo mio, decido io.
Entrando si potevano vedere le facce dei miei nuovi compagni già stremate che correvano per tutta la circonferenza della palestra.
A bordo campo stava invece un signore avanti con gli anni con un fischietto in bocca. Sicuramente il coach.
«Ei voi, siete in ritardo!» il professore ci urla contro appena ci nota.
«Coach è nuova, si era persa» rispose al posto mio Isak.
«Okay, sbrigativi ora. E tu - disse rivolgendomi a me - trovi il cambio dentro lo spogliatoio» detto questo continuò a sbraitare contro gli alunni che si erano fermati dalla corsa.
«Gli spogliatoi femminili sono quelli sulla destra» detto questo Isak andò via, sicuramente a cambiarsi anche a lui.
Una volta dentro cercai di capire in quale dei cento armadietti potesse essere il mio cambio.
"Magari sopra una panca?"
Ma brava testolina, allora qualche volta funzioni.
"Ti insulti da sola e neanche te ne accorgi!"
Sopra una panca vicino alla porta c'è una felpa con dei pantaloncini su cui è stampato il logo dell'istituto.
Il completo è tutto nero con delle righe bianche alle estremità.
Speriamo che hanno azzeccato la taglia.
Inizio a spogliarmi cercando un armadietto libero.
Trovato!
Allora testolina ricordati il numero 68. Conto su di te!
"Non ti prometto niente"
Matto all'interno di questo la divisa della scuola e inizio a vestirmi con la "divisa" per educazione fisica.
Decido anche di farmi una coda, tanto per non sembrare un leone ed esco dagli spogliatoi più energica che mai.
Io adoro questa materia!
Una volta in campo noto i miei compagni iniziare a fare stretching.
«Ei tu signorina, aggregati subito ai tuoi compagni sei già in ritardo»
«Si»
Siamo messi tutti a casaccio. Noto in fondo alla palestra Isak allungarsi per toccare i piedi con le mani con un po' di difficoltà.
Stessa cosa faccio io ma con grande successo.
Sono molto fiera della mia elasticità.
Mi manca non fare più ginnastica artistica, ma a quanto pare mia madre la odiava, diceva che : " sono cose da bambini". Ma quando la praticavo mi sentivo libera.
Forse è stata l'unica cosa assieme alla lettura a farmi evadere dai miei pensieri e trasportarmi nel mio concetto di felicità.
Dopo lo stretching l'insegnante ci chiama tutti a centro campo.
«Bene ragazzi ottimo lavoro, beh quasi tutti» detto questo rivolse un'occhiataccia ad alcuni studenti col fiatone. Quasi quasi non si reggevano neanche in piedi.
«Dato che l'anno scolastico è iniziato da poco, direi di iniziare con le selezioni per cheerleader e lacrosse»
Oddio cheerleader! Ho sempre voluto provare ad entrare in squadra, ma sono sempre stata ritenuta troppo "in carne" per potevi accedere.
«Bene iniziamo allora con - prese una moneta e la tirò in aria - lacrosse»
Alcuni ragazzi esultavano altri sconfortati si lamentavano.
«Signor Clark mi raccomando, non perda il suo posto» disse il coach a Isak. Lui in risposta gli sorrise in modo sicuro per poi lanciare un'occhiata di sfida a me.
Cosa voleva dimostrare così?
STAI LEGGENDO
Basta smettere di pensare
Teen FictionAlma è una ragazza di 16 anni che viene spedita in un collegio. Ci si può sentire liberi pur essendo circondati da mura? Per lei la libertà è tutt'altro da ciò che una ha in mente, è riuscire a sentirsi felici pur stando in un piccolo spazio, ma sop...