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Oggi non c'è niente che va bene.
Ed io che pensavo di tirarmi su di morale con una buona colazione, invece no!

Prima si strappa la gonna, poi scivolo sulle scale ( non so come, ma sono ancora intera), e ora sono finiti i pancake!

Alla fine mi sono dovuta accontentare di qualche toast imburrato.

Prendo il mio vassoio, con poco cibo, dirigendomi verso un tavolo isolato, pur sapendo che i miei amici sono seduti poco distanti ad aspettarmi.
Ma oggi no.
Non andrò da loro.
Non ho voglia di influenzali con il mio cattivo umore.

Mando giù un boccone di toast, ma a quanto pare non è intenzionato a voler scivolare lungo il mio esofago.
Un nodo alla gola glielo impedisce.

Nel frattempo qualcuno che conosco bene, si avvicina al mio tavolo spostando una sedia e accomodandosi liberamente.

«Buongiorno...»

«Buongiorno spiona, qualcosa non va?» chiede Isak, rubandomi un toast dal piatto.

«Beh sai c'è un ragazzo piuttosto fastidioso che mi ruba il cibo. Secondo te se gli conficco una forchetta nella mano la smetterà?» provo a provocarlo, perché cavolo quello è il mio cibo!

Lui in risposta lascia cadere la mia colazione sul vassoio nascondendo le mani sotto al tavolo, e concentrando lo sguardo sulle mie che impugnano la forchetta.

Dopo un attimo il suo sguardo diventa preoccupato.

«Cosa hai fatto?» domanda corrucciando la fronte. Prende le mie mani osservandole attentamente.

Le tiro via nascondendole a mia volta sotto al tavolo.

«Niente che ti interessi» distolgo lo sguardo da lui.

«Se non mi interessasse non te l'avrei neanche chiesto»  sta volta è lui a distogliere lo sguardo, come se fosse imbarazzato.

«Scusami... e che... non me la sento ancora, capisci?»
Ora i miei occhi sono incatenati ai suoi e sembra che nessuno dei due sia intenzionato a smetterla di guardarsi.
E poi eccola, con un tempismo più che perfetto, la campanella.

———

«Bene ragazzi, ricordatevi che il voto di questo compito influirà del 60% sul voto finale»

Iniziai a radunare tutte le mie cose sparse sul banco.
Non c'è un posto in cui riesca ad essere ordinata, nessuno.

Nel frattempo la professoressa fece passare i fascicoli destinati ad ognuno di noi.
Quando arrivò a me il mio foglio rimasi un po' sbigottita. Come avrei potuto mai fare da tutor a una bambina sordomuta!?

«Scusi prof!»

«Mi dica signorina Lam» mi rivolge la sua attenzione.

«Credo ci sia stato uno sbaglio con il mio fascicolo»

«Me lo porti»
Mi alzai dal mio minuscolo banco, dirigendomi alla cattedra.

«Vede- gli indico il punto- è una cosa un po' impossibile»

«E perché mai?»

«Mi spiega come potrei mai riuscire a fare da tutor a una bambina che non potrà capirmi?»
Seriamente, io non so la lingua dei segni.

«E proprio questo il bello del compito. Spero riuscirà a stupirmi signorina Lam.» dopo di ché si alza dalla sua sedia dirigendosi alla porta.

———

Ha più di venti minuti che aspetto la bambina "prescelta" e ormai la biblioteca si sta lentamente svuotando.

Cambio il braccio su cui appoggiare la testa, sbuffando sonoramente.
Manca poco che mi addormento.

Una piccola mano scuote il mio braccio, attirando la mia attenzione.
Accanto a me è presente una bambina esile dai capelli rossi e con il viso cosparso di lentiggini.

«Oh finalmente! Piacere io sono Alma » allungo la mano verso di lei aspettandomi una sua stretta.

Mi guarda senza fare niente.
"Stupida che non sei altro, è sordomuta!"
Cavoli è vero!

Provo a mimare il mio nome aiutandomi anche con i gesti:«Al-ma» mi indico.

Lei finalmente sembra apprendere e si presenta a sua volta mimando qualcosa di incomprensibile a me.

Facciamo che leggo il nome sul fascicolo per fare prima...

«Pi-a-ce-re  Ka-i-te»
In questo momento mi sento così stupida.

Lei in risposta fa un gesto come a dire: piacere mio. O almeno credo.

Si siede davanti a me porgendomi dei quaderni.
Al loro interno presentano qualche esercizio sicuramente svolto in classe è un sacco di disegni colorati raffiguranti una bambina insieme alla sua famiglia o qualche altro bambino, presumo.

Le indico il quaderno facendo un pollice in su seguito da un radioso sorriso.

Per avere otto anni disegna parecchio bene.

«Co-sa  ti pi-a-ce-reb- be  fa-re?»le chiedo

Lei indica i suoi disegni e prende una scatola di pastelli da dentro la cartella.

«Quindi vuoi solo disegnare » penso ad alta voce.

Lei mi guarda non capendo, giustamente ed io mimo un "niente".

Inizia a disegnare il sole all'angolo del foglio mettendosi di impegno.

Mi affascina  molto guardarla, si vede che le piace molto disegnare; magari per lei è un modo di spiegare le cose senza dirle esplicitamente.

Continua il disegno aggiungendo dei personaggi: un cane molto grande, un uomo con una folta barba e una donna che le assomiglia.

«È la tu-a  fa-mi-gli-a?» le mimo con le labbra.

Lei fa un cenno col capo e sorride felice.

In  fin dei conti questo progetto non è tanto male.

———

«Allora, com'è andata con la bambina?» mi domanda Zoe mentre si mette il pigiama.

«Abbastanza bene »

«Ah comunque Isak mi ha chiesto di comunicarti un messaggio importante» pronuncia l'ultima parola con un po' di malizia nella voce.

«E dimmi cosa sarebbe questa cosa importante?» le rivolgo una sguardo altrettanto malizioso ma anche curioso.

«Tra due giorni a pranzo nel giardino sul retro. Non so altro »

«Mh interessante»

Chissà cos'ha da dirmi Isak per dover andare in un posto lontano da orecchie indiscrete.

Spengo la luce e auguro una buona notte a Zoe, sperando che lo sia anche per me.

Ciao a tutti❤️
Scusate tanto la mia assenza così lunga, ma la scuola sta diventando parecchio pesante e mi occupa un sacco tempo.

Il prossimo capitolo sarà uno dei più attesi per me. Inizierete a capire un po' di più il personaggio di Isak.

Un bacio💋
Raggi_di_sole

Basta smettere di pensareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora