Twenty.

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Erano circa le 8:00, non ero riuscita a chiudere occhio.
Pensavo a ciò che era successo stanotte, mi ero sentita completa ed era una sensazione che non provavo da tempo.
Non era stato sesso, non era stato un semplice atto di riappacificazione.
Era amore, l'unione delle nostre anime, delle nostre mentalità differenti.
Era stata una cosa decisamente difficile da spiegare ma non mi ero sentita così neanche alla nostra prima volta; mi ero sentita impotente sotto ogni suo minimo tocco, mi ero sentita leggera, priva di maschere e paure.
Mi ero spogliata dei miei brutti pensieri, mi ero lasciata trasportare dalle emozioni positive che il castano riusciva a trasmettermi.
Avevo detto di amarlo, cosa che non ammettevo da tempo, neanche a me stessa.
Quando la nostra relazione finì, il mio amore si trasformò in pentimento. Ero pentita per tutto ciò che gli avevo dato, per tutte le volte in cui mi ero fatta vedere vulnerabile, per tutto l'amore che gli avevo dimostrato.
Mi ero ripromessa di non cascarci più in questo modo malato, ma quando lo avevo rivisto in quello studio avevo già capito che niente sarebbe stato come avevo deciso.
Ero già consapevole del fatto che lui sarebbe riuscito a farmi cambiare idea e visione su tutto ciò che avevo programmato.
Perché Irama era così, egli riusciva a ribaltare la mia persona in un batter d'occhio; spesso mi ero chiesta quale tipo di stregoneria avesse usato e ad oggi sono arrivata alla conclusione che questo è amare una persona. Amare tutto di chi ti sta affianco ed in primis i difetti.
Perché lui non era perfetto, neanch'io lo ero ma insieme eravamo capaci di raggiungere l'apice dell'imperfezione dando vita a qualcosa di magnificamente difettoso.

D'un tratto mi alzai dal letto e, dopo aver infilato la sua camicia, mi accomodai su una sedia; afferrai un foglio maltrattato dalla scrivania ed una matita mangiucchiata.
Afferrai il cellulare ed indossai un paio di cuffie poggiate lì, erano sicuramente di Biondo.

Avevo l'ispirazione adatta.

[ IRAMA ]

Ero sdraiato sul letto, lei era seduta accanto alla scrivania, credendo che io stessi dormendo.
Nel contempo, continuava a scrivere su un foglio stropicciato.
Muoveva la testa a tempo con il fioco rumore che riuscivo ad udire da quelle grandi cuffie nere. Era così dannatamente bella.
I lunghi capelli neri e mossi le ricadevano sulla schiena, il piede batteva leggermente sul pavimento, sarei potuto rimanere lì a fissarla per ore.
Ad un certo punto, però, si girò verso di me, abbassando le cuffie e poggiandole sulle spalle.
Rimase a fissarmi negli occhi per svariati secondi, poi si alzò e mi stampò un bacio sulle labbra.
Uno di quelli leggeri, spaventati, come se non l'avesse mai fatto.
Come se quella fosse stata la prima volta.
Non sono riuscito a trattenere un sorriso quando, dopo essersi avvicinata al mio orecchio, mi ha sussurrato un flebile: "Buongiorno."
Certe volte aveva quella delicatezza di un fiore appena sbocciato, quello stesso fiore che hai paura di cogliere per non farlo appassire. Quel fiore che lasci sul prato ma che ogni giorno torni ad ammirare. Mentre altre volte sembrava un proiettile che perfora sempre di più la tua pelle, la tua carne, le tue ossa, il tuo cuore. Il fiore di qualche attimo prima spariva, bruciava. Rimaneva solo una forte corazza.
Aveva la capacità ed il potere di uccidermi in qualsiasi momento, ma nonostante ciò l'amavo, eccome se l'amavo.
«Buongiorno, scheggia» sussurrai in risposta, vedendola sorridere.
La trascinai sul mio corpo e sorrisi divertito quando le sue guance si colorarono di un rosso acceso.
«Mi ha mandato un messaggio Biondo, ha detto che vanno a mangiare in piazza tutti assieme, quindi raggiungiamoli» annuii alle sue parole «Ma prima mettiamo in ordine, muoviti sfaticato!» concluse divertita, allontanandosi da me.
Sbuffai affondando il capo nel cuscino e stiracchiai i muscoli tesi, per poi sollevarmi dal comodo materasso.
«Mi sa che dobbiamo cambiare soprattutto le lenzuola» proferii, catturando tra i denti il labbro inferiore, ricevendo un'occhiata omicida da parte della mora.
«Smettila!» esclamò, lanciandomi un cuscino.

Tornerai da me. [ IRAMA ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora