Twenty-eight.

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One month later.

[ IRAMA ]

Un mese era volato via, da quando avevo abbandonato la scuola di Amici per amore.
Un mese in cui era successo tutto e di più, un mese colmo di novità, di equilibrio mentale e di felicità.
Era, forse, la prima volta in vita mia dove mi sentivo giusto ed in pace con il mondo.
Avevo ricevuto un contratto senza alcun tipo di vincolo, che mi permetteva di essere me stesso e di scegliere quali brani cantare, quanti testi scrivere e quando organizzare concerti o meeting.
Ero piuttosto impegnato ogni giorno ma, in contemporanea, riuscivo a trovare il tempo da dedicare esclusivamente alla mia ragazza.
Anche Drey, dunque, aveva ricevuto un contratto.
La mia compagnia era la Sony Music, mentre la mora era entrata a far parte dell'Honiro Label.
Due case discografiche che ci lasciavano la massima espressione, l'unica pecca erano le date diverse.
Questo, però, non ci fermava dal passare tempo assieme; anzi, fomentava la voglia di vederci e stare assieme.

Ora, difatti, ero alla stazione per prendere la mora.
Avremmo passato il weekend a Monza, a casa di mia sorella e del suo compagno.
Avevamo due giorni liberi e, dato che eravamo soliti a trascorrere i periodi festivi a Napoli, avevamo optato per casa mia, questa volta.

Le porte si aprirono e, tra le tante persone, riuscii a riconoscere quella della mia donna; aveva il solito cappellino della nike, con i capelli lunghi e mossi che le ricadevano sulle spalle.
Indossava la mia maglia che, sulla sua figura, sembrava quasi un vestitino. E difatti, la utilizzava proprio in quel modo, con un paio di shorts nascosti sotto di essa.
«Scheggia!» agitai la mano per farmi notare e, in men che non si dica, me la ritrovai avvinghiata; sembrava un piccolo koala.
«Mi sei mancato» sussurrò contro l'incavo del mio collo.
Sorrisi a quelle parole, stringendola ulteriormente a me. «Anche tu, piccola» ed il mio cuore batteva come fosse il nostro primo incontro.

[ DREY ]

Ero finalmente arrivata a Monza, avrei trascorso il fine settimana con Irama.
In quel periodo la nostra vita era alle stelle, non mi aspettavo un successo simile e, soprattutto, non mi sarei mai aspettata di trovarmi così bene nella casa discografica dell'Honiro Label.
Ero partita col presupposto, qualche mese fa, che non avrei mai dato la mia musica in mano a qualcuno, soprattutto dopo quello che era successo al castano anni fa.
Mi ero ricreduta, fortunatamente, non tutti erano doppiogiochisti e ne avevo la certezza.
L'unica cosa che mi turbava costantemente, era la mia situazione attuale.
Avevo un'ansia assurda per ciò che era successo, un piccolo incidente di percorso che avrebbe potuto compromettere la mia esperienza musicale.
Ero timorosa della reazione che avrebbe potuto scaturire in Irama, dato che anch'io non ero stata così felice di saperlo.

Tra la miriade di fans che ci avevano bloccato il tragitto, eravamo riusciti ad arrivare alla dimora del castano.
«Drey!» una voce conosciuta, arrivo alle mie orecchie: Jolanda corse verso di me e mi strinse in un abbraccio, sollevandomi dal pavimento.
Scoppiai a ridere e la strinsi a me, divertita dalla sua reazione. «Mi sei mancata tanto, Jo!»
«Anche tu, non puoi capire quanto. Sono così felice che tu sia qui» ammise con un sorriso ampio, dopo aver sciolto l'abbraccio. «Mamma mia, ma sei sempre bellissima, non sei cambiata di una virgola» continuò, facendomi scuotere la testa.
«Parli proprio tu! Guardati, sei perfetta» risposi, prima di essere interrotta da due braccia che mi circondarono i fianchi, cosa che mi fece deglutire istintivamente.
«Mi sento molto ignorato» mormorò Irama, lasciando un bacio sulla mia guancia. «Io e Gian andiamo a comprare qualcosa per stasera, mi sta aspettando qui fuori» comunicò, facendoci annuire.
Lasciò un bacio sulle mie labbra, prima di sparire dalla casa.

Jolanda sospirò e mi guardò, incrociando le braccia al petto. «Mi stai nascondendo qualcosa» constatò.
Ma come diavolo..? Non avevo accennato neanche mezza parola, né avevo assunto alcuna espressione che si avvicinasse minimamente alla tristezza.
«In che senso?» chiesi, fingendo il nulla.
La bionda afferrò la mia mano, prima di trascinarmi sul divano. «Quando Filo ti ha abbracciato da dietro, poco fa, hai sbarrato gli occhi e non era per lo spavento»
Scrollai le spalle, passando una mano tra i capelli; era vero, aveva ragione.
«C'è un grosso problema, Jo» sussurrai, tenendo lo sguardo basso. «Mi serve un test di gravidanza» gettai, finalmente, dopo averlo tenuto dentro tutto il mese.
La giovane strabuzzò gli occhi, portandosi la mano sulle labbra. Portai le mani sul viso e sospirai, sul punto di avere una crisi isterica.

Tornerai da me. [ IRAMA ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora