Nineteen.

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[ IRAMA ]

Quella serata stava diventando noiosa e monotona, mi ero accomodato su uno dei divanetti accompagnato da Carmen.
Lei tendeva sempre ad essere molto appiccicosa nei miei confronti, ma in questo periodo era forse l'unica che riuscivo a sopportare; le avevo messo in chiaro il fatto che non volessi nulla da lei se non un'amicizia e mi aveva confessato che aveva una cotta stratosferica per Filippo, il ballerino della sua squadra.
Mi ero sentito sollevato, era un'ottima amica.
«Ho visto Drey, prima»  mi disse la castana, facendomi voltare di scatto incredulo di ciò che aveva appena detto.
La mora non era amante delle discoteche e sembrava impossibile la sua presenza lì; mi alzai dirigendomi prontamente al centro della pista dove trovai Biondo ed Emma intenti a ballare, affiancati da Nicole ed Alessandro.
Picchiettai sulla spalla della cantante e, quando si voltò, assunse un'espressione mista tra dubbiosa e nervosa.
«Dov'è?»  chiesi sovrastando il volume della musica; Nicole mi indicò un punto vuoto ed aggrottai la fronte quando notai il suo sbiancamento improvviso.
«Cazzo, era qua, non la vedo più. Stava ballando con un ragazzo mai visto in vita nostra» esclamò in preda al panico, facendomi perdere un battito.
Mi allontanai a passi veloci dal centro, seguito dai quattro e lasciai vagare lo sguardo in ogni punto del locale.
Nessuna traccia della mora.
«Ma dove cazzo si è cacciata» mormorò Biondo, passandosi una mano sulla fronte.
«Io ero sicura di tenerla accanto a me» sibilò Nicole, stringendosi al suo ragazzo.
Avevamo controllato anche il giardino, il parcheggio e quando provai a chiamarla il suo cellulare risultava spento.
«La sua borsa!» pronunciò Emma, avvicinandosi ad uno zainetto lasciato per terra.
Deglutii a quella vista, pensando al peggio.
Finché, i miei occhi furono come proiettati verso un angolo buio ed appartato della discoteca; riuscivo a vedere due figure, una sovrastava l'altra che pareva in seria difficoltà.
«Aiuto!» porca troia, Drey.
Mi feci spazio tra la gente scavalcando anche qualcuno di loro, imitato dai miei compagni che erano ancora incerti su cosa stessimo facendo.
Alla mia vista apparve la giovane, in lacrime che si dimenava sotto il tocco di quell'essere viscido; serrai la mascella e, senza pensarci due volte, mi scaraventai contro di lui dopo aver spostato il suo corpo da quello della mora.
Salii a cavalcioni su di egli dopo averlo spinto contro il pavimento e sferrai diversi colpi sul suo volto, mentre Alessandro e Biondo tentavano inutilmente di dividerci.
«Lurido» un cazzotto «pezzo» un altro ancora «di» ancora «merda» e ancora «come cazzo ti sei permesso» caricai ancor più potenza «di toccare la mia ragazza» urlai, finendo con un ultimo prima di essere allontanato da lui.

***

[ DREY ]

|DREAMING|

«Ma cosa è successo?» chiesi, guardandomi intorno; era tutto bianco e mi dava una sorta di leggerezza quel luogo. Mi sollevai da terra e mossi qualche passo verso una luce proveniente dal fondo della sorta di stanza in cui mi ero ritrovata.
«Mia piccola dolce Drey» persi un battito a quella voce; mi voltai di scatto e di fronte a me vi era la persona che mi aveva cresciuta ed amata a più non posso.
«..Nonno?» domandai incredula, avvicinandomi alla sua figura.
Mi gettai tra le sue braccia e mi strinse al suo corpo, posandomi un bacio sulla fronte. Aveva indosso un completo di camicia e pantaloni bianchi e, dalle sue spalle, potevo scorgere due ali. Era un angelo, il mio.
«Ascoltami, mh mi incitò a guardarlo, passando il pollice sulla mia guancia facendo sparire la lacrima silenziosa che era scivolata sulla mia pelle «Tu sai che ti amo e che ci sono sempre, anche se non mi vedi. Non potrei essere qui, ma non posso resistere, non voglio vederti stare male» sussurrò come fosse un segreto «Ma tu conosci Giulia, era colei che voleva dividervi, Filippo ti aveva spiegato, anni or sono, che lei è sempre stata innamorata di lui. Ti devi solo ricordare e rinfrescare la memoria!» concluse, con un sorriso sincero.
In quel momento, ricordai tutto; le parole di Irama quella sera durante una festa, il suo sguardo puntato nel mio, la sua sincerità, il suo amore.
Quella stessa sera io avevo capito che, senza di lui, non ero me.
«Sono una stupida, nonno» ammisi, scuotendo la testa. Lui mi prese le mani e le strinse alle mie, ridacchiando alle mie parole.
«Forse sì, ma è di famiglia» lasciò un bacio sul mio capo «A presto, reginetta» concluse.

Tornerai da me. [ IRAMA ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora