seven; parte 2

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Yoongi's POV

Chiudo la porta d'ingresso alle mie spalle e, con essa, lascio dentro quella casa tutte le milioni di bugie che da nove giorni a questa parte sto dicendo a Jimin

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Chiudo la porta d'ingresso alle mie spalle e, con essa, lascio dentro quella casa tutte le milioni di bugie che da nove giorni a questa parte sto dicendo a Jimin. Sono il bluff in persona, ma che farci: sono abituato a scappare e a ricoprire di merda tutto ciò che ha a che fare con me. 

Cammino in fretta tra queste strade fredde e desolate, mentre l'ennesima sigaretta mi tiene compagnia ed allevia i miei sensi di colpa.  

Non ho mai smesso di amare Jimin, nemmeno per un secondo: è l'unico che, con le sue piccole ma straordinarie e forti mani, è in grado di reggere tutto il peso che mi porto dietro, riesce a sostenere i miei sbalzi d'umore, i miei difetti, le mie lune storte, le mie insicurezze camuffate in atteggiamenti freddi ed insolenti... lui è come un angelo per me, tutte le sue cure e le attenzioni mi ricordano che io esisto ancora, che non sono morto. E' grazie a lui se non mi sono ancora lasciato andare del tutto.

Ma qualcosa dentro me sta combattendo per fuoriuscire e non ha intenzione di restare, un minuto di più, sopito nel mio io più profondo. E questa cosa somiglia maledettamente a J-Hope. E' un desiderio a cui non posso rinunciare, non ne posso fare a meno. Ho provato a reprimerlo, a tenerlo a bada, a domarlo, ma finisco sempre per peggiorare le cose: divento aggressivo, di pessimo umore, represso ed insofferente, cioè, più di quanto non lo sia normalmente, è chiaro.

Quando sto con lui, tutto ciò svanisce e riesco ad essere me stesso. So che è solo un rifugio dalla realtà, so che dovrei affrontare qualcosa di più grande dentro me, ma non ne ho la forza: per la prima volta in vita mia sento di essere impotente e questo... mi piace da pazzi. Così decido di ritagliare un pezzo della giornata, o meglio della nottata, per sentirmi libero di poter essere debole, e fragile, e triste, e straordinariamente leggero.

Svolto finalmente l'angolo che mi porterà nel paradiso, o nell'inferno - dipende dai punti di vista, - provvisorio e lascio cadere il mozzicone ai miei piedi. Come mio solito schiaccio il cinque al piccolo, - solo anagraficamente, - Jungkook e gli sorrido: è la seconda ed ultima persona qui dentro che sono felice di vedere, e di cui so di potermi fidare. La prima, ovviamente, resta J-Hope.

«Hey hyung solitario, vedrai che oggi ce la fai» mi sussurra all'orecchio mentre faccio scontrare le nostre spalle a mo' di saluto.

«Lo spero tanto Kookie, grazie» lo guardo speranzoso ed entro.

Evitando accuratamente qualsiasi persona che provi a parlarmi o trascinarmi in pista da ballo, mi fiondo nella "dimora dei desideri" e, senza che io dica nulla, mi dirigo verso la stanza del mio gigolò: ormai hanno capito che voglio vedere solo lui, e hanno fatto in modo di tenermelo libero ogni sera, sempre alla stessa ora. Parlo al plurale, come mi ha insegnato J-Hope, anche se non ho mai visto nessun'altro comandare questo posto, oltre quella finta faccia angelica di Jin, ma non m'importa, non ora, non voglio farmi domande: voglio solo quella chioma rossa da poter abbracciare e, spero un giorno, anche baciare.

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