Capitolo XIV

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Il gigante percepì la mia agitazione e ne trasse vantaggio.

"Sta' tranquilla, Sara. Tocca a te decidere se vorrai parlare a tuo fratello o al suo cadavere."

Dopo un attimo di pausa, proseguì.

"Ti basterà riportarci a Bari ed io non lo toccherò con un solo dito."

Il suo discorso mi parve confuso. Io ero arrivata in quella casa con l'intenzione di cercare mio fratello, eppure il gigante sembrava essere a conoscenza di qualcosa in più...

In un istante capii.

Sempre in quella posizione di sottomissione, con il collo scoperto e i capelli impugnati dalle mani enormi del gigante, presi ad agitarmi. Mi mossi con forza, talvolta imprecando per il dolore alla nuca.

"Verme schifoso! Tu sai dov'è mio fratello, dimmelo!"

Non ricevetti alcuna risposta, semplicemente ascoltai la sua risata fragorosa e delle lacrime piuttosto calde irrigarono le mie guance.

Infine, provai a fargli capire che anch'io avevo i miei mezzi.

"Dovrai soltanto provare a sfiorarlo ed io saprò come vendicarmi. Mi basta un pugnale da trafiggere nel mio petto. Sarà un suicidio per me ed un omicidio per te. Bada bene a ciò che farai."

Colpii nel segno.

Il gigante mollò la presa e notai un lieve tremore percorrergli la spina dorsale. Negli occhi un lampo di paura vagava imperterrito. Nei miei, invece, vi era vittoria e terrore.

Rimanemmo con i nostri corpi ravvicinati per degli attimi interminabili, fino a quando la porta si spalancò.

Voltando il capo vidi Phìlos, degli occhi grigi incupiti e delle mani che grattavano il capo con fare incerto.

"Non volevo interrompervi." Disse, e dal tono di voce compresi che non si trattava di paura per quell'uomo dall'aspetto enorme.

Assomigliava di più a... gelosia.

Nel mio cuore ne fui lusingata, sapevo bene che anche lui non mi era indifferente.

Con il cuore in sovraccarico di battiti, mi scostai dal mio nemico e raggiunsi Phìlos.

Con una mano gli carezzai una guancia e fui grata di notare che soltanto quel gesto lo allietò un poco. Così continuai a sfiorare la sua pelle puntellata da una barba ispida, percependo il suo respiro caldo sulle mie dita.

"Va tutto bene, stavamo parlando."

Pronunciai quelle parole a bassa voce, con la speranza che il gigante non se ne accorgesse. Ma questo non accadde.

"Non ho intenzione di rubartela, mi è pure antipatica."

La sfacciataggine di quell'uomo colpì il ragazzo che mi era di fronte, il quale spostò la mia mano dal suo viso e fissò con intensità il gigante. Provò ad osservarlo con la stessa potenza d'odio dell'altro, ma il suo animo buono non glielo permise. Si arrese all'evidenza e ritornò ad acquistare la sua solita aria amichevole.

"Non preoccuparti, non ne avevo il minimo dubbio."

Infine gli sorrise, ma non venne ricambiato.

Stroncai quel momento di imbarazzo chiedendo a Phìlos di accompagnarmi fuori per una passeggiata. Ormai era buio inoltrato ed io avevo un forte desiderio di osservare le stelle.

Come previsto, acconsentì e insieme ci dirigemmo sul prato circostante la dimora. Non pensammo alla terra bagnata, al vento serale e agli abiti che avrebbero potuto sporcarsi. Semplicemente ci sdraiammo l'uno accanto all'altra, con i nostri nasi all'insù a contare quei puntini luminosi.

Poi dovetti porre fine a quella magia con una domanda che mi assillava da un po'.

"Cosa ci fa quel Lorenzo in casa vostra, Phìlos?"

"Oh, lui. Dice di essere un viandante, uno di quelli che non hanno famiglia né affetti, nati soltanto per viaggiare ed esplorare le lande meno conosciute di Ekaton e dintorni. Aveva bisogno di un posto in cui restare per qualche giorno e, dato che ci sembrava distrutto, abbiamo accettato."

La dolcezza e l'ingenuità di quel ragazzo cullarono dolcemente il mio cuore. Se veramente in un'altra vita ero stata la Centouno di Ekaton, dovevo essere stata piuttosto fortunata.

Ero conscia del fatto di essere legata a lui da qualcosa di estremamente profondo, lo percepivo nel mio petto. Vi era un legame profondo per intensità e opposto a quello che sentivo per il gigante.

Ritornatomi in mente quel mostro, proseguii con le mie domande.

"E per quanto rimarrà qui?"

"Non lo so di preciso, è qui da un solo giorno. E' probabile che resterà per un po', sembra si stia trovando bene."

Detto ciò gli afferrai la mano e la strinsi a me con tutta la potenza di cui erano capaci i miei muscoli.

Lui fu sorpreso da quel gesto e, avvicinatosi a me, diresse le sue labbra verso le mie.

Quella volta lasciai che mi baciasse, ricambiando con la sua stessa intensità.

In fondo non mi pentivo di aver dato il mio primo bacio a lui.

Lo avevo incontrato da un solo giorno ma sembravano essere passati anni.

Lo percepivo dentro di me, come una madre sente il proprio bambino in grembo. Come un'ape sente la dolcezza del nettare all'interno di se stessa. Come la terra ingloba l'umidità notturna.

Lui era in me. E di questo ne ero certa.

Chiudemmo gli occhi e per la prima volta lì ad Ekaton, non desiderai essere da nessun'altra parte.

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Cari lettori,
Questo per me è stato un capitolo decisivo. Le cose dal prossimo cambieranno decisamente, si cominceranno a capire le cause della venuta di Sara/Priscilla ad Ekaton.
Per adesso però vi domando: come vi è sembrato questo capitolo?

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