Mi allontanai con fare incerto dall'uomo con cui avevo tradito mio marito e mi diressi verso il maestoso stabilimento che sin dal primo giorno mi aveva estasiata.
Poco prima di raggiungere il portone centrale con ai lati due guardie in rosso, percepii alle mie spalle una presenza voluminosa. Osservai la sua ombra alla mia destra e non potei evitare di voltarmi di scatto. Il Gigante era ad un metro da me, con le mani ai fianchi in attesa di una mia reazione.
Inaspettatamente per entrambi, offrii alla sua vista le mie spalle e mi incamminai nuovamente in direzione di Curio.
I passi del Gigante si fecero più pesanti e vicini: mi stava seguendo.
Il mio cuore prese a pulsare con intensità, conscio dei pericoli che la presenza del mio nemico avrebbero potuto portare. Accartocciai le mie spalle in avanti, richiudendomi in una posizione semifetale, e resi il mio passo più svelto di prima.
Una mano bollente come ferro rovente si posò sulla mia spalla destra. Mi arrestai di colpo.
Rimasi in quella posizione di sconcerto per alcuni secondi, mentre il dolore lancinante alla spalla aumentava.
Con un sussurro gli domandai di non toccarmi.
"Brucia anche a te, non è vero?" Chiese lui, con un tono che mi era nuovo. Pareva sottomesso.
Ruotai il busto e lo fissai nelle iridi grigie.
"Moltissimo."
Alla mia risposta, quell'uomo abbassò il capo. Notai un velo di stanchezza sul suo volto, mentre le braccia penzolavano prive di forza lungo i fianchi.
Per la prima volta provai compassione per il mio nemico.
Chissà cosa si provava a dedicare un'intera vita alla morte di un'altra donna. Strazio, probabilmente.
Cominciai ad osservarlo sotto una luce meno spettrale, che lo rendeva più minuto di ciò che era. Mi faceva pena, tenerezza e ancora un po' di paura.
Lui fu disorientato dal mio silenzio e dal mio sguardo fisso nei suoi occhi, così reagì come meglio sapeva fare. Divenne brusco e violento, il suo viso si contorse in una smorfia di disgusto e brama di morte. La mia.
"Dove stai andando?"
Non risposi.
"Dimmi dove andavi con così tanta fretta."
Le mie labbra continuarono ad essere mute.
La sua mano destra afferrò il mio polso, come già aveva fatto una volta. Prese a stringerlo con violenza, ma il bruciore che il suo tocco arrecava era più forte di ogni altro dolore.
I miei lamenti sommessi non lo fecero desistere, anzi fu motivato dal mio strazio a proseguire con quella lieve tortura.
I miei occhi si riempirono di lacrime, causate dallo sforzo immane di non urlare.
Qualcosa nel mio sistema nervoso si ruppe ed io cedetti. Mi accasciai al suolo, mentre il mio braccio veniva sorretto dalla presa del Gigante, e cominciai a singhiozzare. Bagnai il mio volto, poi il collo e per finire anche gli abiti. Gli occhi divennero sorgente infinita di liquido lacrimale, la bocca fonte primaria di inquinamento acustico. In quel momento rassomigliavo ad un monte in primavera, mentre i ghiacciai si sciolgono alle lente sferzate dei raggi solari e tutt'intorno vi è il baccano di uccelli canterini ed ogni altro animale non più in letargo. In me, però, vi era il presagio di una tempesta estiva distruttrice.
L'angoscia continuava a farsi largo nel mio muscolo cardiaco. Il dolore atroce al centro del petto, che quella turbolenta esperienza sovrannaturale mi stava arrecando, era così forte da cancellare per pochi istanti quello al polso.

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Centouno
Viễn tưởng[COMPLETA] Immersa tra le ombre, Sara comincia a contare quei centouno granelli di polvere che da anni aleggiano indisturbati nella sua camera. Eppure un giorno qualcosa in quei conti non torna. Un granello mancante la porterà a vivere un'avventura...