Ciao a tutti carissimi lettori! Mi scuso per la lunghissima attesa ma la Scozia mi ha tenuta piuttosto occupata. Per farmi perdonare: ecco a voi un nuovo capitolo con il primo mistero svelato. Alcuni di voi probabilmente avevano già intuito ciò che andranno a leggere, per altri forse sarà una sorpresa. Fatemi sapere le vostre reazioni! Un bacio :)
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La luna semioscura era la nostra complice, amore mio.
Attendevi nel vano della tua finestra che comparisse. I tuoi occhi vagavano da un lato all'altro del manto celeste in attesa di quell'alleata multiforme.
Non appena le tue pupille la individuavano, correvi a prendere il mantello color porpora, posato accuratamente sulla poltrona della camera da letto. Raggiunta l'uscita, poi, ti catapultavi nella semioscurità della notte imminente.
Proseguivi a passo svelto, voltando il capo di tanto in tanto. Temevi di essere seguita.
L'ultimo tratto pietroso che ti separava da me era il più arduo: calpestavi delicatamente i sassi aguzzi, evitando di far rumore e di svegliare i vicini.
Senza respirare appoggiavi la tua mano sulla porta d'ingresso e la colpivi per quattro volte, come stabilito da noi due.
Ti voltavi un attimo verso la tua grande dimora, per poi volgere nuovamente lo sguardo alla mia casa modesta.
Pochi secondi dopo venivo ad aprirti. Eri sempre così bella alla luce della luna, Priscilla.
Avvolgevi le braccia fredde attorno al mio collo e mi abbracciavi. Io, intanto, sorridevo.
Ero solito domandarmi, nel silenzio profondo dei miei pensieri, quale fosse il motivo che ti avesse spinta a scegliere me.
Le mani sudate, mi rispondevi. Io non capivo e forse non ne avevo mai avuto voglia.
Richiudevo la porta alle mie spalle e tu ti spogliavi di ogni futile preoccupazione.
C'eravamo noi, l'amore e l'adulterio.
Tra i vari sospiri d'affetto mi dicevi che mi amavi. Ti bastava questo: la notte e delle gambe avvinghiate tra loro.
Tuo marito, Curio, intanto dormiva. Ha dormito ogni notte, per un anno intero.
Dopodiché si è svegliato.
Ha chiamato le guardie perché ti cercassero, temeva che fossi scomparsa.
Quella notte le nostre orecchie percepivano i tintinnii metallici delle armature; i nostri cuori, però, facevano più rumore.
Tuo marito ha dato l'ordine di perquisire ogni casa del villaggio.
Uomini in rosso entravano con veemenza in ogni proprietà e, come un uragano, mettevano sottosopra ogni camera a loro disposizione.
Poi sono entrati nella mia casa.
I tuoi occhi guizzavano da parte a parte, terrorizzati da quella notte infausta.
Avevi compreso tutto.
Mi hai baciato per un'ultima volta, con l'intensità e la violenza di un addio.
Hai riposto il mantello sulle tue spalle e hai raggiunto la porta d'ingresso.
Le guardie hanno bussato e tu non hai esitato ad aprire.
Con un sorriso forzato hai sussurrato: "Eccomi".
E sei andata via.
Quella, Priscilla, è stata l'ultima volta che ti ho vista.
Il giorno seguente ho chiesto di te in tutto il villaggio, ma nessuno sapeva nulla.
Sono andato al Tempio, dove di solito trascorrevi l'intera mattinata. Ma della Centouno non vi era più traccia.
Sei scomparsa, amore mio. Di te restava un addio mutilato sulle mie labbra.
Philos cessò di raccontare.
Sul suo viso potevo leggervi la profonda consapevolezza che quell'atto d'amore disonesto era stato il principio d'ogni cosa.
In cuor mio provavo molta vergogna per la mia condotta. Avevo tradito ripetutamente mio marito, senza ripensamento alcuno, e avevo amato un altro uomo. Solo in quel momento riuscivo a comprendere la vastità del sentimento che mi legava a Philos, l'amore incondizionato che resisteva al tempo. Ma il senso del dovere nei confronti di un legame matrimoniale era venuto meno.
Mi rendevo conto che quell'atto di disonestà aveva radicalmente cambiato la mia vita e quella di ogni abitante di Ekaton, costretto a vivere immutato per diciotto lunghi anni.
In un attimo tutto mi si palesò con la semplicità e la chiarezza di un evento privo di segreti: avevo tradito la fiducia del Signore di Ekaton e questo lo aveva indotto ad ordire una congiura nei miei confronti.
Eppure quell'ipotesi suonava alquanto forzata ed artificiosa. Perché mai un uomo dal cuore ferito avrebbe voluto porre fine all'esistenza di sua moglie, dei Cento e del regolare trasporto di anime verso l'Altro Mondo? La mente umana sa essere crudele quando la sorte lo è stata con lei, eppure quel grado di crudeltà misto a meschinità appariva fin troppo esagerato.
In cuor mio ero cosciente di non sapere gran parte della storia. Ed era mio compito scoprirla, per amore dei Centini e di tutto ciò che mi accomunava a loro.
Philos rimase immobile a scrutare le mie sopracciglia corrucciate per gli innumerevoli pensieri. La sua delicatezza gli permetteva di capire quando lasciare qualcuno assorto nei suoi problemi.
Quando sollevai lo sguardo, dopo una dozzina di minuti con gli occhi puntati sul pavimento impolverato, incontrai i suoi occhi grigi. Mi contemplavano come un fedele contempla la sacra reliquia ai suoi piedi, come un bambino contempla la valle sulla cima di un monte. Ero per lui sacra reliquia e valle fiorita. E tutto ciò mi terrorizzava.
Una lacrima inumidì i suoi occhi e, dopo svariati tentativi, il mio compagno riuscì a tenerla nascosta tra la palpebra mobile e le ciglia levigate.
Quel suo contegno mascolino mi riportava con la mente a mio fratello e all'ignoto che in quel momento lo circondava. La disperazione iniziale aveva lasciato il posto ad una rassegnazione rabbiosa: il Gigante sembrava sapere dove lui fosse; della Bufera, invece, non avevamo più tracce.
Feci leva sulle mie mani e posai un bacio sul suo occhio semiumido. Philos mi sorrise, ma anche in quel momento non proferì parola. La sua compostezza non aveva eguali.
"Non posso rendermi utile nella ricerca di mio fratello, mentre del mio rapporto con il Gigante preferisco non parlare. Dunque, tutto ciò che mi resta da fare è capire la reale motivazione che ha indotto Curio alla congiura."
"Come pensi di farlo?" Mi domandò Philos, con la voce lievemente rauca per il mutismo precedente.
Inchiodai le mie pupille alle sue, con la consapevolezza che avrebbe capito le mie intenzioni ancor prima di trasformarle in parole.
Sussultò. Ma non provò a farmi cambiare idea.
"Sta' attenta, amore mio. Curio ha voluto la tua morte e quando saprà di non averla ottenuta, non ci saranno eserciti in grado di fermarlo. Io ti aspetto. E anche tuo fratello, dovunque lui sia."
Detto ciò, afferrò la mia nuca e mi baciò.
Questa volta fu lui a stampare un addio sulle mie labbra.

STAI LEGGENDO
Centouno
Fantasía[COMPLETA] Immersa tra le ombre, Sara comincia a contare quei centouno granelli di polvere che da anni aleggiano indisturbati nella sua camera. Eppure un giorno qualcosa in quei conti non torna. Un granello mancante la porterà a vivere un'avventura...