capitolo otto

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Mi sveglio controvoglia e mi vado a preparare. Ho uno dei mei outfit che mi vorrei mettere per il mio oarale di maturità: felpa azzurra porta fortuna e i miei jeans azzurri. Esco di casa e sono molto in ritardo ma per fortuna l'autobus ancora non passa.

Dopo 45 minuti mi trovo sul banco di scuola a copiaare i avri compiti che non avevo aftto perchè non me li avevo scritti. Ottimo lavoro Abby. Uffa vorrei che Jenia fosse in questa scuola così almeno potremo stare insieme. Tra due settimane partirò per andare in Francia con il mio ragazzo oh mio dio sono troppo felice. Il bello di questa esperienza è che posso viverla con il mio ragazzo senza proccuparmi perchè sarò maggiorenne. Arrivo e mi faccio le mie cinque ore giornaliere, sinceramente mi annoio. Mentre stavo per uscire vengo bloccata dalla professoressa di francese che mi consegna i veri test per allenarmi. Sono in ansia.

Davanti scuola c'è Jenia che gentilmente si è offerto di riaccompagnarmi a casa "Ciao amore" mi stampa un bacio sulle labbra, divento rossa "non cmbi mai eh, sempre le solite guance rosse" divento sempre più rossa. "Allora com'è andata oggi scimmietta?" mi dice mentre accende la macchina "normale, ci hanno fatto lavorare sul power point e poi la professoressa mi ha lasciato questo libro con i vari test per esercitarmi; invece te amore?" lo uardo concentrato sulla strada "niente di che, ho fatto un po' di pesi e alle tre devo tornare a fare tecnica" rispondo un okay "Amore potresti lasciarmi da mio fratello, così almeno gli spiego che mi trasferisco da te, che forse sto meglio con lo studio" mi fa cenno di si e accende la radio. Parte Girl On Fire, appena la sento la comincio a cantare. Arriva la parte del ritornello e mi stupisco anche io, non credevo che la mia voce potesse arrivare così in alto "Wow Abby, hai una voce bellissima; hai mai pensato di fare la cantante?" abbasso la testa e timidamente rispondo "si, ma sono troppo timida non ce la farei davanti a molte persone" mi dice che non dovrei avere paura perchè nessuno può giudicare una voce bellissima come la mia. Metto la mia mano sulla sua che era appoggiata al cambio marcia della macchina. Passiamo così il resto del viaggio a cantare come i matti e scambiarci guardi. "Siamo arrivati amore, ci sentiamo appena ho finito allenamento che ti aiuto a fare i bagagli" lo saluto e lo ringrazio. Scendo dalla macchina e apro la porta di casa. Ho un po' paura di parlare con mio fratello di trasferirmi da Jenia per il resto del tempo che rimango qui in Italia (se mi prendono). Mi dispiace andarmene da qui; insomma ci ho passato tutta la vita: la mia infanzia, il trasferimento di mamma e papà per lavoro, la passione per la pallavolo è nata qui, il mio primo ragazzo è stato qui. I ricordi mi slittano nella mente in modo disordinato. Questo posto mi mancherà molto; è troppo pieno di ricordi. "Abby, ciao com'è andata?" alzo la testa e nemmeno mi ero accorta di essere entrata in casa "Ehi Osmany, tutto bene;ho bisogno di parlarti" mi guarda preocupato "dimmi tutto sorellina" lo guardo con il senzo di tristezza "Avevo pensato di andare a vivere da Jenia, cosìpasserò un po' di tempo in più con lui, riuscirò a studiare con più traqnuillità, ma questo non vuol dire che io non sarò più in questa casa; se ti servirà una mmano con la iccola peste io ci sono, poi verremo sempre a farvi visita. Quest'estate penso che andremo per alcune settimane dalla famiglia di Jenia ma per il resto io resterò a Civitanova quindi ci sarò per tutto. Volevo sapere se a te andava bene" dico abbastanza nervosa "Abby, ormai stai crescendo, tra una settimana sarai maggiorenne, sei sempre stat rispettosa e respondabile quindi perchè dovrei proibirti di andare a passare questo ultimo periodo che rimarrai in Italia con il tuo ragazzo?"lo abbraccio e lo ringrazio. Parliamo di molte cose sopratutto la scuola. Sono ormai le tre e sono a casa da sola. Comincio a preparare le valigie smistando tutti i panni. A suon di musica ovviamente. Sono ormai passate tre ore e sento il campanello suonare e quando apro la porta davanti a me c'è uno scemo "Ehi piccolina sei pronta?" faccio cenno di si e andiamo in camera. Il mio letto è parecchio in disordine, a differenza mia Jenia è molto ordinato. La sua faccia è molto strana, non sembra felice come sempre "Amore che ti prende? Sembri triste, che ti prende? Non vuoi più che venga da te?" dico abbastanza proecupata "Ovviamente che ti voglio. Sono solo stanco ma non vedo l'ora che ti trasferisca da me" lo abbraccio "Allora dai sbrighiamoci che prima mettiamo tutto in valigia prima arriviamo a casa" mi bacia e ci mettiamo a lavoro. Dopo un'ora era tutto pronto e avevamo già acricato la macchina; mi prendo del tempo per sautare mio fartelo "Adesso non mi troverai più tra i piedi" dico tra le lacrime e mi abbraccia "Ehy piccolina guarda che io appena ne avrai bisogno ci sarò" poi si rivolge a Jenia "Provala a farla soffrire e ti ammazzo" scoppiano a ridere tutti e due mentre saluto la mia nipotina mio fratello sussurra qualcosa a Jenia. "Allora andiamo Piccola?" faccio cenno di si e con le lacrime agli occhi chiudo la porta.

Dopo qualche minuto di macchina arriviamo sotto casa "Pronta per entrare nella tua nuova casa?" gli stringo la mano "Si" e apriamo la porta. E' strano entrare qui ufficialmente, chiamare questo posto casa, la casa mia e del mio ragazzo. Si, io Abby Juantorena, mi sono appena trasferita a casa di Jenia Grebennikov, il mio ragazzo.

Sistemo i miei vestiti in camera mentre Jenia prepara la cena. Dopo dieci minut ci troviamo a tavola: cena a lume di candela. "Ti amo, mi stai già facendo sentire una principessa" mi metto sulle sue gambe e lo riempio di baci. Anche se è felice io lo vedo comunque strano ma non ci faccio caso; dopo aver mangiato abbiamo messo insieme a posto la cucina ci emttimo a dormire, è stata una giornata dura per tutti e due quindi meglio riposare.

Solo un allenamento| Jenia Grebennikov Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora