Capitolo dodici

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Sono le tre del mattino e io e Jenia ci alziamo per prendere l'aereo. Mi metto una gonna che arriva a metà coscia le calze che arrivano al ginocchio e una maglia azzurra. Il mio ragazzo arriva in camera e mi aiuta a portare le valige "Piccola sei pronta?" sono molto agitata "Si, credo. Non lo so, ho paura di non essere all'altezza. Ho molta paura; non voglio lasciarti. Non voglio rientrare. Vorrei tanto stare qui con te e crescere una famiglia con te. Non voglio stare lontana da te, voglio seguirti fino in capo al mondo" scoppio a piangere vorrei rimanere qui con lui per sempre, non riesco a trattenere le lacrime "Piccola, ti amo tanto. Ma è meglio che tu pensi alla scuola. Quando avrai finito penseremo alla nostra famiglia" lo vedo distrutto "Ma io voglio rimanere qui a Civitanova con te, Osmany tutti i mie amici" mi abbraccia. Il suo profumo mi fa innamorare ancora di più. Mi mancherà tantissimo. Usciamo di casa e siamo pronti per partire. Ci mettiamo circa un'ora di macchina per arrivare all'aereoporto. Prima di fare il chack-in penso se è davvero tutto questo che voglio: stare lontano dalla mia famiglia, dal mio ragazzo, dalla mia squadra, dai miei amici. Molte persone vorrebbero però entrare a quell'università, si lo so che ho un'opportunità unica ma io voglio rimanere qui, in Italia con il mio ragazzo e fare una nostra famiglia; ho deciso. Se rientrerò all'università rifiuterò tutto. Mi è appena venuto in mente che Jenia mi doveva dire cosa lo faceva stare male quando stavamo per salire sull'aereo "Amore, ti ricordi che mi dovevi dire quella cosa che ti sta persegiutando ormai da settimane?" fa cenno di si "Te la dirò quando siamo sull'aereo di ritorno così almeno potremo goderci questi giorni a Parigi" sono molto preocupata. Saliamo sull'aereo e per il resto del viaggio non faccio altro che studiare, appena atterriamo ho la testa che mi gira "Amore benvenuta a Parigi" lo bacio, non ci credo sono a Parigi con il mio ragazzo. Ci avviamo verso l'hotel e devo dire che non è così male. Molto lussuoso, con un letto matrimoniale, una stanza molto grande e molto confortevole "é tutto come me lo immaginavo" mi avvicino verso Jenia "Ti piace?" mi gurda profondamente "I tuoi occhioni mi fanno morire" mi bacia prima delicatamenteper poi trasformarsi in un bacio più passionale e profondo, la sua bocca è come se ci completassimo, lui calmo, io un ciclione ismao diversi ma perfetti l'uno per l'altra. Rimaniamo sul letto a guardarci per ore, lui non smette di torturarmi i capelli, sono molto felice di stare con lui , lo amo è il mio tutto.

"Sai sarebbe ora che ci alzassimo e andremo a afre un giro per Parigi" Sorride il mo ragazzo. Svogliatamnte mi alzo e mi preparo. Usciamo e sono le quattro del pomeriggio "Che vogliamo vedere per prima?" gli rivolgo uno sguardo "Bè secondo te?" gli metto le mie braccia sul suo collo "E che Torre Eiffel sia" mi bacia.

Camminiamo per più di mezz'ora ma eccola qui: La Torre Eifel. E' bellissima, una cosa indescrivibile. "Allora che ne pensi?" mi domanda Jenia "Penso che sia una cosa bell..." non riesco a finire la frase che mi trovo tra le sue labbra. Un bacio simile a quello che c'è stato in albergo solo che adesso l'atmosfera è diversa. Una ragazza ci chiede se ci può fare una foto e noi diciamo di si. Jenia mi compra un basco. Così sembro una parigina a tutti gli effetti.

E' ormai sera e decidiamo di rimanere a mangiare in albergo. Dopo aver provato un po' di cibi tipici (tranne le lumache oviamente) saliamo in camera. Ci cambiamo e cominciamo a farci un po' di coccole. I baci non finiscono mai, sarebbe tutto bello se succedesse qui.

Mentre il topo vicino a me dorme io non smetto di studiare, sono in ansia e non vedo l'ora che sia domani così almeno mi tolgo questo peso.

Solo un allenamento| Jenia Grebennikov Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora