capitolo trentatré

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ABBY'S POV

Lo vedo, davanti a me; ma non è solo; vicino a lui c'è una ragazza molto bella. Potrebbe avere minimo 25 anni, ha i capelli neri e gli occhi azzurri. "Piccola, non ti tradirei mai" parlano in italiano, l'ha chiamata piccola "E lei? Stai per diventare padre" la stanza comincia a puzzare di alcol "Io sto con lei solo perchè mi fa pena, chi se la prenderebbe una come lei?" le lacrime mi cominciano a rigare il volto "Quindi non hai mai smesso di amarmi? Nemmeno quando ti sei messo con Nathalie?" sono sull'orlo di una crisi "No, sono sempre rimasto con te. Sei l'unica di cui mi importa" quelle frasi me le ripeteva sempre. "Adesso basta!" comincio ad urlare e tutti e due fanno un'urletto per lo spavento "Adesso non ce la f-faccio più. Avevi d-detto che m-mi a-a-amavi io non ti riconosco. Se questo bambino non lo volevi bastava dimelo invece di illudermi. Sei solo un coglione però spero che tu e la tua puttanella stiate bene insieme. Buona fortuna Grebennikov. Complimenti sei riuscito a distruggermi in una notte" detto questo sbatto la porta ed esco di casa "A-abby aspetta" Jenia cerca di rincorrermi ma io cerco di andare molto più veloce di lui. Mi fermo davanti un bar e ordino una bottiglia d'acqua, il ragazzo mi guarda incuriosito ma io gli faccio cenno di lasciarmi stare.

Finalmente è mattia e chiedo a Stanislav di portarmi all'aereoporto, non voflio assolutamente tornare da mio fratello quindi penso che andrò da Simone a Trento "Abby? Perchè mi chiami a quest'ora?" singhiozzo "Abby cosa ti succede?" non ho voglia di spiegargli tutto al telefono "Posso venire li a Trento per stare con te?" sento la sua comprensione nella sua voce "Certo piccolina ma cosa ti succede?" gli dico che gli racconterò tra un po'.

Annunciano il mio volo fino a Milano, poi prenderò il treno "Ehi Abby, ti chiedo scusa per tutto quello che ti ha fatto mio fratello" Stanislav è molto deluso dal comportamento di suo fratello "Per favore devi promettermi una sola cosa" dico tra le lacrime "Non gli dirai dove sto andando, non voglio che mi trovi" mi abbraccia "Te lo prometto. Adesso fa buon viaggio. Ci rientiamo fammi uno squillo appena sei arrivata da Simo. Ti voglio bene nanetta" mi abbraccia, cazzo perchè profuma come Jenia?! Scoppio ancora di più a piangere. Mi indirizzo verso l'aereo e appena mi siedo mi addormento. "Signorina siamo arrivati a Milano" l'hostess mi scuote delicatamente "Ah mi scusi grazie mille" appena scesa e recuperata la mia valigia mi dirigo verso la stazione. Dopo tre ore scendo alla stazone di Trento e lì c'è proprio Simone che mi aspetta. Appeno lo vedo gli salto addosso e comincio a singhiozzare "I-io non c-credevo che lui facesse questo. S-sono davvero u-una s-stupida" lui mi abbraccia e mi accarezza delicatamente la schiena "Piccola è tutto okay. Ci sono io qui con te. Devi stare tranquilla ci sono io qui per te" mi abbraccia sempre di più. Tra le sue braccia mi sneto molto piccola. Mi adagia delicatamente sul sedile della sua macchina. Lo guarado mentre guida, le luici della strada gli illuminna i tratti del viso "Ehi scema guarda che se mi guardi così mi sciupo" scoppia a ridere e mi gurda "Si certo, io a guardare te? Pff fammi il piacere" scoppio a ridere e arrossisco "E che cosa sono quelle guance rosse?" mi nascondo la faccia tra le mani "Che c'è la bambina si vergogna se la guardo?" scoppiamo a ridere tutti e due. Adoro quando Simone mi fa felice, farebbe di tutto per non vedermi triste. Parcheggia daenti un condomio aabbastanza grande"Allora scema vuoi venire oppure rimanere in macchina?" scoppio a ridere "Mi piace troppo quando ridi. Sei proprio bella" Le lacrime fanno per uscire ma mi mordo un labbro per evitare che escano. Salgo in casa e devo dire che è abbastanza grande. Appena entro le gambe non reggono e cado a terra scoppiando a piangere "Ehi Abby, che ti prende?" mi prende in braccio a mo di principessa "Vuoi raccontarmi tutto?" mi passa un dito vicino all'occhio e mi asciuga una lacrima "Ero a Rannes con J-jenia, aveva detto di essere pronta che mi portava a mangiare ne-nemmeno mi ricordo dove, p-prima aveva un aperitivo con i ragazzi della n-nazionale" decido di fare un respiro rofondo e continuare, intanto Simone mi aveva adagiato sulle sue gambe "A-aveva detto che ro l'unica per lui. Poi è tornato a casa con una ragazza molto bella. Ha detto che gli facevo pena ed è per questo che lui sta con me. Della bambina non gli importa niente. Simone..." non riesco a finire la frase che abbraccio fortissimo il ragazzo che i teneva sopra le sue ginocchia "Piccola adesso ci sono io, andrà tutto bene" mi lascia un piccolo bacio sulla guancia prima di portarmi sul letto degli ospiti e addormentarmi.

Solo un allenamento| Jenia Grebennikov Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora