I bei tempi (quarta parte)

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Il silenzio è rotto dai nostri respiri spezzati.

Io e Connor ci troviamo sul lato destro della porta che conduce alla palestra mentre Liam ha già una mano posata sulla maniglia. Il suo volto, illuminato fiocamente dall'unica torcia che ci ha consentito di tenere accesa, è una maschera di impassibilità e determinazione.

Solamente guardarlo induce le mie spalle a rilassarsi.

Dopotutto, con una guardia del corpo del genere non può accaderci nulla di male no?

Continua a crederlo, Liv...

D'un tratto, il capitano abbassa la maniglia, che cigola leggermente, e socchiude l'uscio: non riceve alcun attacco e lo prendiamo come un buon segno.

Lentamente, con il fucile spianato, l'uomo entra in palestra e ci fa cenno di seguirlo.

Vado prima io.

Cammino a passi leggeri e giungo al suo fianco in pochi secondi: il luogo è tranquillo e disabitato. Almeno in apparenza.

Il tempo di un battito di ciglia e Connor ci raggiunge, stringendo il suo fedele computer al petto come se fosse un potente scudo.

Con la torcia, illumino l'ambiente e mi accorgo che è davvero molto vasto per una scuola così piccola e poco frequentata.

《Il fiore all'occhiello del preside. Questa e i pc》commenta, in tono asciutto, il mio studente.

Non dico nulla e continuo a ispezionare la palestra, senza notare alcunché di anomalo, a parte un enorme materasso per il salto in alto.

È stato messo nell'angolo più remoto del locale così punto la torcia in quella direzione e scorgo un particolare strano.

《Di là...》mormoro a Liam mentre gli occhi saettano da una parte all'altra in cerca di possibili minacce.

I raptor sono altamente organizzati.

Il capitano annuisce con un veloce cenno della testa e cammina rasente al muro, il fucile appoggiato alla spalla, lo sguardo concentrato sul mirino e il dito posato sul grilletto.

Il tragitto fino al materasso si rivela estenuante e interminabile.

Stranamente non veniamo attaccati e non posso fare a meno di chiedermi che fine abbiano fatto i dinosauri: non sono certa della mia ipotesi circa la specie di appartenenza, però, sono abbastanza sicura di non aver sbagliato di molto quindi...

«Dove sono prof?» Mi domanda Connor con un filo di voce, rompendo il silenzio che ci ha accompagnati fin qui.

«È quello che mi sto chiedendo anch'io» replico a voce bassa, iniziando a innervosirmi nonostante la rassicurante presenza di Liam.

Un lieve gemito ci zittisce e ci fa voltare all'unisono: proviene da qualche parte dietro al materasso. Deglutisco saliva mista a terrore e proseguiamo fino al bordo del materasso poi, sia io che il capitano, ci sporgiamo per controllare da dove è scaturito quel fioco rumore.

«O mio Dio...» sussurro, portandomi una mano alla bocca, spalancata in una smorfia di paura.

«Non guardate.» Ci ordina Becker, forse un po' troppo tardi.

Allungo un braccio all'indietro per frenare Connor e risparmiare almeno a lui quel macabro e raccapricciante spettacolo.

Infatti, stesi scompostamente davanti a noi, si trovano due cadaveri: un ragazzo e una ragazza. Entrambi presentano molteplici ferite da artiglio e morsi sparsi in tutto il corpo, i vestiti sono laceri e strappati in diversi punti. Ma la cosa più sconvolgente è rappresentata dal grande squarcio che devasta il loro addome.

«Aiu... to...» Un grido condensato in un sospiro.

L'ultimo prima che il torace del giovane adolescente non si muova più.

«Siamo arrivati troppo tardi» commenta Liam, prendendomi per un braccio e facendomi arretrare.

«Il nido... ci troviamo nel loro nido... Dobbiamo andarcene. Subito!» esclamo con terrore sempre più crescente mentre l'immagine di quei corpi straziati prende possesso della mia mente.

Non facciamo in tempo a fare un passo che la palestra risuona di rochi latrati e, dalle tenebre, escono minacciose figure dai denti aguzzi.

«Era una trappola» osserva Liam, ammirando, in qualche modo, la strategia dei predatori che avanzano verso di noi.

«Già...» ribatto, in tono asciutto, mentre il mio cervello analizza la situazione in cui ci troviamo.

Dietro di noi si trovano il materasso e i cadaveri. Al mio fianco, ci sono i miei compagni di avventura: uno armato di fucile, l'altro armato solamente della sua cultura. E, di fronte a noi, illuminati dal fascio della mia torcia, un gruppetto di dinosauri schiocca le mascelle, pregustando il nostro sapore.

«Avevo ragione. Si tratta di raptor» affermo, fiera di me stessa, nonostante tutto. «In realtà questi sono esemplari di Eoraptor, animali vissuti nel Triassico superiore, in Argentina. Però, dagli scheletri ritrovati, è stato dedotto che fosse un dinosauro onnivoro dato che possedeva sia denti da carnivori che denti da erbivori. Non credevo che, invece, fossero così simili ai Velociraptor.»

«Lezione estremamente interessante, professoressa.» La voce del capitano è quasi più affilata degli artigli di questi raptor. «Ma, a parte dirci che sono macchine per uccidere, sa qualcosa di utile?»

A quella domanda così irrispettosa, mi indispettisco molto, tanto che volto le spalle agli Eoraptor per rivolgermi a Liam.

«Ma come ti permetti?!» esclamo, adirata, anche se forse non dovrei abbassare la guardia vista la situazione. «Si dà il caso che io sia la miglior paleontologa su piazza. E tu osi dirmi che le mie nozioni non sono utili?!»

La mia voce cresce di intensità di pari passo con la mia rabbia: mai nessuno mi ha insultata in questa maniera.

Quasi come se avessero capito che sto parlando di loro, i raptor avanzano di un paio di passi, esponendosi così alla luce, e facendo trattenere il fiato a Connor.

«Così sono stati loro a...» borbotta, con lo sguardo fisso sulle zampe artigliate e ancora incrostate di sangue.

Mi giro nuovamente verso gli animali e li trovo a studiarci: conto almeno sei esemplari e tutti con gli occhi ambrati puntati su di me.

Quando capisco che sono caduta nella trappola ordita dal capitano, per poco non mi sfugge un'imprecazione fra le labbra serrate e livide. Lentamente, mi sposto di lato, verso Connor, che sussulta lievemente non appena gli tocco il braccio con la mano libera.

«Che sta facendo?» domanda lui senza muovere un muscolo.

«Ci sto salvando la vita» rispondo col tono più sicuro che riesco a racimolare prima di prenderlo per un polso e mettermi a correre.

Sei una bugiarda, Liv...

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