Sì, lo voglio! (settima parte)

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《Victoria?》ripeto in tono allarmato e incredulo.《Come Victoria?》

《Eh già》replica Liam con voce tranquilla.《Proprio lei.》

Oh, mio Dio...

《Lei sta bene? Cosa le hai detto? Cos'ha detto lei quando ha visto le creature? Perché le ha viste, vero?》bersaglio il capitano di domande, stringendo il cellulare sempre più forte.

《Certo. Niente. Meglio che non te lo dica. Ovviamente》risponde lui, in maniera criptica e per nulla rassicurante.

《Piantala di scherzare!》sbotto all'improvviso, facendo guaire i cuccioli che ora mi stanno fissando preoccupati.《Dove siete? Vi raggiungo!》

Comincio ad incamminarmi nuovamente in direzione del portone principale, trascinandomi dietro quei piccoli monelli.

《Siamo nella stanza di Victoria, ma non venire qui. Raggiungi il piccolo edificio, adibito a cappella, che si trova dietro il golf club》ribatte Liam, mentre odo un ringhio soffocato in sottofondo.

Non fusnice nemmeno di parlare che mi fermo e mi guarda intorno. Mi trovo già dietro alla villa, però vedo  solamente campi verdi e sterminati.

《Dov'è di preciso?》domando al capitano, continuando a setacciare il paesaggio con sguardo concentrato.

《In mezzo ad una piccola macchia d'alberi》risponde lui.《Ci vediamo là》aggiunge per dopo chiudere la chiamata.

Allontano il cellulare dall'orecchio e lo porto di fronte a me: lo fisso per svariati minuti, forse sperando in un miracolo, dopodiché sospiro e lo rimetto nella pochette. Scopro così che i piccoli hanno ridotto la mia borsetta ad un colabrodo, mordendola e graffiandola, ma non riesco ad arrabbiarmi con loro.

Dopotutto sono solamente cuccioli.

《Avete sentito il capitano? Dobbiamo andare》ordino loro, tirando i loro guinzagli ed avanzando lentamente verso l'unica macchia d'alberi che ho adocchiato quando Liam ha chiuso la telefonata.

Si tratta di un gruppo di alberi secolari, che stonano nel complesso golf club, forse perché in origine era una villa settecentesca.

Abbandono la provata pochette vicino al muro e mi metto in cammino. I cuccioli sono indisciplinati e vogliono andare ovunque, fuorché nella direzione giusta.

《No, no. Ragazzi, dobbiamo andare da questa parte. Non è tempo di giocare.》

Mi fermo in mezzo al prato per liberare un cucciolo che si è aggrovigliato al guinzaglio di fortuna. Chissà come è riuscito a legarsi insieme le zampe davanti.

Sbuffo e mi sfugge una risata.

Ho sempre desiderato un animale domestico, però, purtroppo, con il mio lavoro e il Centro mi sarebbe impossibile occuparmi di lui.

Appena libero il piccolo Acinonyx, gli faccio un grattino sulla testa, ricevendo una specie di miagolio di gioia in risposta.

Sorrido nuovamente prima di alzarmi e spazzolarmi l'abito col dorso della mano. Poi mi rimetto in cammino finché non sento un rumore di vetri infranti: sollevo lo sguardo, in direzione del secondo piano, e vedo un milione di frammenti  piombare su di noi.

Con un grido inarticolato, scatto in avanti e mi metto a correre. I cuccioli mi superano quasi subito e ringrazio il cielo perché i guinzagli reggono bene durante la precipitosa fuga.

Non mi volto per capire cosa sia successo.

Posso solo pregare che Liam e Victoria stiano bene.

Giungo alla macchia verde senza fiato, a differenza dei miei ragazzacci. Loro sono così contenti e pieni di energie che correrebbero all'infinito.

《Buoni... fermi... dobbiamo entrare qui...》bocchieggio, passando i guinzagli nella mano sinistra per liberarmi la destra.

L'edificio a cui alludeva il capitano è in realtà una specie di dependance, bianca come la neve, col tetto nero. Le finestre, rettangoli e lustre, sono ornate da tende candide mentre la porta è chiusa con un catenaccio nuovo di zecca.

Oh, accidenti...

Porto la mano libera alla testa e recupero una forcina dai miei lunghi capelli, acconciati a festa. Dopodiché la porto alla bocca e la piego, aiutandomi coi denti.

Anche se imbrattata di rossetto, la forcina è pronta: mi avvicino al lucchetto che tiene chiuso il catenaccio e mi metto al lavoro.

Per fortuna, durante la mia formazione universitaria ho girato il mondo e sono riuscita ad incontrare parecchie persone interessanti che mi hanno insegnato molte cose, alcune legali, altre meno.

Quando sento il click della vittoria, odo un lieve raspare alle mie spalle ed i cuccioli guaiscono eccitati come se avessero visto qualcosa che gli piace.

Deglutisco a fatica e faccio un mezzo giro su me stessa: dietro di noi trovo un esemplare adulto di Acinonyx.

Non mi soffermo a pensare sulla sua stazza immane o sulle zanne che sporgono dalle labbra lievemente ritratte o sul luccichio pericoloso che hanno i suoi occhi.

Con un calcio spalanco la porta, avvertendo la potenza del colpo riverberare lungo la mia gamba. Stranamente il tacco del sandalo non si rompe come se il fabbricante l'avesse ideato per sfondare porte.

Quasi mi sfugge una risatina isterica, ma mi si incastra in gola non appena varco la soglia dell'edificio.

Un buco dimensionale arde di luce accecante proprio al centro della piccola cappella.

È luminoso e caldo.

Così bello da spezzarmi il cuore.

Se solo potessi toccarlo...

Il ringhio che risuona alla mie spalle mi fa trasalire, strappandomi ai sogni ad occhi aperti in cui mi sono persa.

Non c'è più molto tempo.

Prendo i cuccioli in braccio e, con non poca difficoltà, allento il loro guinzaglio quel tanto che basta per far sì che riescano liberarsi una volta giunti dall'altra parte.

Dopodiché gli lancio all'interno del varco, sperando che capitino in una foresta oppure in un bosco e non si facciano troppo male.

I loro guaiti confusi, emessi dai cuccioli tornati alla loro epoca, allarmano l'Acinonyx dietro di me, che si lancia al loro inseguimento ignorandomi completamente.

Non riesco nemmeno a tirare un sospiro di sollievo che arriva anche l'altro esemplare adulto.

Mi scruta con diffidenza, mostrandomi le zanne, ma non attacca e raggiunge il varco pochi istanti prima che si chiuda, senza lasciare traccia.

《È andata...》mormoro, appoggiando la schiena contro il muro freddo.

Sono spossata.

《Ottimo lavoro!》esclama una voce familiare, facendomi sobbalzare. Volto la testa e trovo il capitano, privo di giacca e con la camicia percorsa da lunghi graffi rossi, che mi fissa ammirato.《Ora possiamo tornare alla festa.》

《Ma sei matto?》replico, preoccupatissima per lui.《Devi farti vedere da un medico. E devi dirmi come sta Victoria.》

Lui si stringe nelle spalle e con sospira in maniera teatrale, come se fosse una scocciatura.

《Sto bene. E sta bene anche la tua amica. Si è solo spaventata un pochino, però è una ragazza forte》cerca di rassicurarmi lui, con esito alquanto scarso.

Lo fisso, irritata dal suo atteggiamento, mentre qualcosa stuzzica il mio cervello: sto dimenticando un particolare importante.

Ma cosa?

《Piuttosto che ne dici di recuperare Connor?》domanda Liam, abbagliandomi con un sorriso.

Ops...


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