Abissi (quinta parte)

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«Cos'è stato?» mi domanda Ian, voltando la testa a destra e sinistra, senza riuscire a scorgere alcunché.

«Non lo so. E non ci tengo a scoprirlo» rispondo, forse con voce troppo acida, rimettendomi la maschera da sub «Torniamo subito indietro.»

Senza attendere la sua replica, mi inabisso e inizio a nuotare in direzione del varco che abbiamo attraversato. Con la coda dell'occhio, noto un movimento guizzante alla mia sinistra e mi blocco, aguzzando la vista per capire cosa si sta avvicinando.

Tutto accade in un istante.

Ian mi afferma per la vita, dandomi un forte strattone, mentre un turbinio d'acqua ci travolge e veniamo spinti lontano. Per un terribile momento, sopra e sotto si confondono e il terrore mi attanaglia le viscere.

Non mi accorgo nemmeno che Ian mi sta abbracciando finché non mi sento scrollare per le spalle: la vista mi si schiarisce e trovo il mio compagno d'avventura fissarmi con intensità.

«Liv! Stai bene?» chiede con voce preoccupata, stringendo un poco la presa.

«Sì. Io... cos'è successo?» replico, scostandomi da lui e controllando gli abissi marini.

Molto distante da noi, scorgo una sagoma scura e sinuosa, dotata da zampe simili a pagaie, come tutti i plesiosauri che avevo studiato negli anni. Con un colpo di coda, l'animale si gira e io riesco a notare qualche dettaglio in più: il cranio è allungatissimo, circa tre metri, ed è munito di enormi fauci, colme di denti affilati come rasoi.

Il particolare che mi fa riflettere è il collo, che noto essere corto e muscoloso.

«Forse ho capito di quale dinosauro si tratta» dico a Ian mentre ci allontaniamo dalla bestia il più velocemente possibile.

«Sono tutto orecchi» fa lui, dandosi una spinta poco prima che l'animale gli tranciasse le gambe di netto.

Il movimento pare non costargli alcuna fatica e io non posso fare a meno di chiedermi chi sia in realtà l'uomo che si trova al mio fianco in questo istante.

Conosco così poco di lui eppure mi fido.

Certo, lo devo fare perché non posso vivere sospettando di tutto e di tutti, soprattutto in questo mondo parallelo così simile ma così diverso dal mio, e anche perché mi ha raccontato di essere come me. Però, sostanzialmente, non so nulla di lui. E questo ogni tanto mi inquieta.

«Cronosauro» rispondo in maniera laconica, continuando a monitorare gli spostamenti della creatura «Si tratta di un plesiosauro, vissuto nel Cretaceo inferiore, che infestava i mari australiani.»

«Quindi ci troviamo in Australia? Fantastico. Non ci sono mai stato» osserva Ian per nulla intimidito dall'enorme animale che nuota assieme a noi in quest'oceano preistorico.

«Potresti fare meno spirito e pensare a un modo per raggiungere il varco?» ribatto con voce grondante sarcasmo puro.

Sembra che sia io l'unica che si preoccupa del cronosauro.

«Tranquilla, dolcezza. Ne usciremo vivi e vegeti» afferma l'uomo, con un sorriso sincero in volto.

Questo è tutto matto!

«Come fai a dirlo? Hai, per caso, qualche superpotere di cui non mi hai detto?» Il mio livello di ironia ha raggiunto il picco massimo, una cosa che succede sempre più spesso da quando sono tornata alla civiltà.

C'è da dire che Ian non ne pare molto sorpreso od offeso, anzi si sganascia dalle risate mentre il cronosauro torna un'altra volta verso di noi. I suoi movimenti sono rapidi e precisi, però il mio compagno riesce a intuire le sue mosse così siamo sempre un passo avanti al plesiosauro.

«Quando si sarà allontanato da noi, nuota con tutte le forze in direzione del varco» mi ordina Ian, tenendo d'occhio l'animale e stringendomi un polso.

«E tu? Dovrei abbandonarsi qui?» replico, incredula e scioccata dalle sue parole «La tua idea è pessima. Non ti lascerò qui a lottare da solo. Il cronosauro ti mangerà in un boccone.»

Ian si volta verso di me e mi fissa con placida pacatezza come se non fosse minimamente spaventato dalla prospettiva di rimanere bloccato col dinosauro, se non anche di essere divorato.

«Intanto, dovresti avere più fiducia in me» controbatte lui, con un leggero sorriso in volto «E poi non mi stai affatto abbandonando. Ho un piano e preferirei aspetti al sicuro dall'altra parte del varco, lontana dal bestione.»

«Io... non so cosa dire. Non voglio lasciarti nel Cretaceo, in balia del plesiosauro. D'altronde, non so come posso esserti d'aiuto. In effetti, mi sento più un impiccio che un aiuto» confesso, al colmo della confusione e dello sconforto.

Ci troviamo in un oceano preistorico, privi di mezzi con cui imbastire una difesa, e mi sento davvero spaesata e spaventata. Ho passato un anno nel Triassico senza perdermi d'animo, combattendo e sopravvivendo, mentre ora la mia mente è azzerata: sono totalmente impreparata di fronte a questa minaccia marina.

In acqua non vi sono vie d'uscita.

«Allora, ascoltami e attraversa il varco. Io ti raggiungeró così rapidamente che non sentirai neppure la mia mancanza» afferma Ian, con voce sicura e determinata.

Tutto il contrario di ciò che provo io.

Non replico in alcun modo e l'uomo intuisce che, ormai, mi ha convinta. Lui distoglie lo sguardo da me e si mette alla ricerca del cronosauro dopodiché controlla dove si trova il buco dimensionale.

«Ce la posso fare» mormora a bassa voce, tanto che non sono certa di aver udito veramente quelle parole.

Un'altra volta le cose accadono prima che io possa reagire.

Il mio cervello registra ogni minimo particolare, a cui penserò e ripenseró per molto tempo dopo essere tornata a casa.

Ian mi afferra per un braccio dopodiché mi strattona all'indietro. I movimenti sono fluidi e privi di complicazioni grazie al fatto di trovarsi in acqua, uno dei pochi lati positivi dell'intera faccenda.

Cerco di rimanere calma, anche se non conosco il piano che ha astutamente ideato. Decido di fidarmi di lui e del suo giudizio.

Spero davvero di non sbagliarmi...

Il tempo di un respiro e l'uomo mi lancia in direzione del varco, ancora spalancato in attesa di noi due. Stringo le labbra mentre sfreccio nell'acqua proprio quando il cronosauro si gira per caricare nuovamente.

Per compiere un'impresa del genere, bisogna possedere una grande dose di forza e possenza. Non è proprio la prima impressione che si ha di Ian eppure è riuscito nel suo intento praticamente senza sforzo apparente.

Avverto una lieve onda d'urto non appena il dinosauro passa accanto al buco dimensionale, ma si tratta di ben poca cosa rispetto a ciò che deve affrontare Ian.

Subito dopo aver attraversato il varco, mi allontano da esso, nuotando velocemente verso il batiscafo. Una specie di schiocco mi induce a voltarmi così riesco a vedere il momento in cui il varco si chiude.

Sto per gridare quando noto una figura che galleggia a pochi metri dal punto in cui si era aperto il buco dimensionale.

Ian!

Ritorno indietro e mi avvicino a lui. Non si muove, nonostante sembri privo di ferite, così allungo una mano in direzione del suo collo e ci poso due dita: il battito è forte e regolare.

Meno male!

L'adrenalina scorre nelle mie vene, ruggendo come un tirannosauro in gabbia, mentre cerco di calmarmi un poco. Abbasso lo sguardo sull'uomo che ha rischiato la vita per salvarmi e non riesco a fare a meno di chiedermi chi sia in realtà Ian Worton.

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