«L'hai... rubata?» domando, scioccata da quella prospettiva, mentre penso a tutte le implicazioni che la sua azione sconsiderata poteva generare. «Ti ha visto qualcuno?»
«Forse e... No, non mi ha visto nessuno. Quel bosco pareva disabitato, a parte qualche bestiola» risponde Connor, pronto a zittire tutte le mie paure.
«Almeno questo...» sospiro, un poco sollevata da ciò che il mio studente mi racconta, anche se... «Forse?»
Il ragazzo ha l'accortezza di mostrarsi imbarazzato e contrito mentre lo fisso con occhi inquisitori: non ho mai avuto guai con la legge e, certamente, non voglio che ne abbia Connor.
«Lasci stare, prof...» Fa un gesto come dirmi che si tratta di acqua passata e poi torna all'attacco. «Allora, viene a dare un'occhiata al mio varco? Dica di sì. La prego, la prego, la prego.»
Poggia entrambe la mani sulla cattedra e si protende verso di me come se volesse ipnotizzarmi: i suoi occhi, castani e luminosi, fanno breccia nel mio solido rigore e, con uno sbuffo, annuisco controvoglia.
«Evvai!!!» Connor fa un balzo ed agita il pugno in aria come segno di vittoria sotto il mio sguardo seccato. «Scusi... Ah, ah, ah...» farfuglia, ridacchiando, non appena realizza di aver esternato ciò che prova così si mette le mani in tasca e mi sorride.
Che devo fare con lui?
Scuoto la testa, divertita, e finisco di mettere i documenti nella borsa, dopodiché mi alzo e mi avvio alla porta col ragazzo al seguito.
«Non vuole cambiarsi?» chiede lui a quando lasciamo l'aula diretti all'uscita.
Non capisco il motivo della sua domanda quindi abbasso lo sguardo su ciò che indosso, ossia una camicetta verde ed una gonna nera un poco attillata, senza, però, trovare una buona ragione per cambiare vestiario.
«Non credo» rispondo, con voce esitante. «Secondo te, dovrei farlo?»
«Beh, si ricorda cos'è successo la prima volta?» ribatte lui in tono saggio.
Come dimenticarlo?
《Intendi la volta in cui sei rimasto al sicuro in auto?》ribatto, prendendolo in giro e cambiando direzione.
In fin dei conti Connor non ha tutti i torti: meglio fare una capatina in ufficio, dove tengo alcuni abiti di ricambio, prima di andare ad esplorare il varco.
《Ma io...》balbetta il ragazzo, arrossendo in volto e facendomi ridere.
《Hai vinto. Aspettami all'entrata dell'università: vado a mettermi qualcosa di più comodo e ti raggiungo subito》gli dico, iniziando a camminare più speditamente prima di cambiare idea e chiamare il capitano Becker.
《D'accordo. Faccio presto!》esclama Connor, correndo verso l'uscita con le scarpe da ginnastica fucsia che stridono ad ogni passo.
Senza perdere altro tempo, percorro quasi metà istituto, dato che il mio ufficio si trova nel cuore dell'università, prima di riuscire a scorgerne la porta.
Finalmente...
Entro velocemente, lasciando la borsa appesa alla maniglia, e mi reco alla scrivania: sotto ad essa, infatti, da qualche giorno a questa parte tengo un borsone con abiti di ricambio, una torcia, una corda, una borraccia ed un paio di barrette energetiche.
Non mi ricordo se ho preso anche le scarpe da ginnastica...
Seduta sulla poltrona, tiro fuori i vestiti e, per non so quale miracolo, trovo le scarpe nere che non rammentavo di aver messo dentro. Con gli abiti poggiati sulla scrivania, inizio a spogliarmi velocemente ed a malincuore: la camicetta verde mi dona davvero molto, ma devo sostituirla con una maglietta color panna. Così come la gonna viene rimpiazzata da jeans leggermente consunti e un poco scoloriti.
Ora sono pronta per andare!
Cerco di piegare i miei abiti, però, realizzo subito che si tratta di una battaglia persa così appendo la camicetta allo schienale della poltrona e lascio la gonna su un bracciolo, sperando che non si sgualcisca troppo.
Senza indugi, rimetto il borsone al suo posto, dopo aver recuperato la torcia, ed esco dall'ufficio, prendendo la borsa dalla maniglia dove l'avevo abbandonata. Dopodiché mi dirigo all'uscita più veloce che posso e ringrazio il cielo di trovare i corridoi vuoti: non vorrei che qualcuno mi fermasse.
«Liv!» Mi chiama una voce alta e squillante, infrangendo quel mare di silenzio.
Come non detto...
«Ciao!» Mi giro e saluto, con un tono che spero cordiale, la mia assistente Nina. «Come stai? Non dovevi restare a casa ancora qualche giorno?» le domando, preoccupata per lei.
«Sì, ma stamattina, quando mi sono misurata la febbre, ho visto che era scesa così ho pensato di fare un salto qui anche se vedo che te ne stai andando...?» osserva lei, confusa e titubante.
In effetti, non sono solita abbandonare l'università prima che le lezioni siano concluse, ossia fino a pomeriggio inoltrato: rimango nel mio ufficio a leggere relazioni e correggere compiti.
Ma come faccio a spiegare il mio imprevisto a Nina?
«Sì... io... ho un'emergenza, ecco...» farfuglio una scusa mentre il mio cervello lavora alacremente in cerca di parole migliori e più convincenti.
La ragazza mi fissa con i suoi occhioni dolci, tentando di inpietosirmi, ed avanza di un passo, sicura sui tacchi 18 come solo lei può esserlo. Oggi indossa un magnifico abito azzurro, di una tonalità più scura delle sue chiare iridi.
«Si tratta di Connor» aggiungo e non sto nemmeno mentendo. Un punto a mio favore. «Ha un... problema da risolvere e mi ha chiesto aiuto.» Metto insieme una risposta rivista e corretta al punto giusto.
«Ora capisco il perché di tutta questa... agitazione...» commenta Nina, non del tutto convinta. «Quando c'entra quel ragazzo, perdi quasi la testa.»
Un sorriso inaspettato mi spunta in volto e scaccia via la tensione. La mia amica ha ragione: quando si tratta di Connor, tendo a lasciarmi coinvolgere più del necessario, più di quanto farebbe una normale professoressa.
A mia discolpa, posso dire che non svolgo un lavoro molto normale.
«Già...» ridacchio, arretrando di un passo, pronta a correre via. «Ora devo proprio andare, Nina, mi dispiace che tu sia venuta fin qui per nulla.» Il sorriso muore in pochi secondi così com'è nato. «Ti consiglio di tornare a casa. Non vorrei che avessi una ricaduta.»
La ragazza continua a fissarmi in silenzio, ma, alla fine, sospira, arrendendosi all'evidenza dei fatti: non le dirò nulla.
Non posso.
«Va bene. Seguirò il tuo consiglio, però... Stai attenta Liv. Promettimelo.»
STAI LEGGENDO
Anomalie: il libro segreto
Science Fiction#5 in fantascienza QUARTO VOLUME de La Saga del Tempo Tutto quello che avete sempre voluto sapere sulla Saga e non avete mai avuto il coraggio di chiedere. Qui troverete le risposte a TUTTE le vostre domande. Siete pronti? ? Buona lettura! ? La co...