Il tragitto verso il luogo in cui si è aperto il varco trascorre in maniera abbastanza tranquilla: Connor ha impostato il navigatore appena salito a bordo ed io mi sto limitando a seguirlo senza fare domande.
«Ha fatto bene a cambiarsi» osserva lui, quando svolto a destra, imboccando la strada che ci porterà a destinazione. «Non gliel'ho ancora detto, ma il varco si trova in uno sfasciacarrozze, più o meno al centro del posto, in realtà... Strano...» Il ragazzo si prende il mento fra le dita e si perde nelle sue elucubrazioni, che molto spesso si rivelano geniali.
Io sospiro e riporto lo sguardo sulla strada, prestando attenzione ai cartelli che spuntano come funghi, uno dopo l'altro, quasi volessero confondermi e farmi sbagliare isolato.
«Eccoci!» esclamo, in tono vittorioso, quando i miei occhi incontrano il logo di un pneumatico con la scritta Joe in rosso vermiglio, una cosa abbastanza dozzinale, ma che sicuramente funziona. «Meglio lasciare la macchina qui» aggiungo, parcheggiato a qualche metro dal nostro obiettivo.
«Come? Cosa? Ah! Siamo arrivati!» Connor si risveglia dal suo torpore mentale, prendendo atto della cosa, e si appresta a scendere dal veicolo.
«Un attimo» dico, prendendolo per un braccio e fermandolo. Lui volta la testa e mi guarda, un poco confuso. «Sarà una toccata e fuga. Attraversiamo il varco, diamo un'occhiata e torniamo indietro. Intesi?»
Il ragazzo batte le palpebre una volta e poi annuisce, decisamente titubante sulla linea di condotta che ho deciso. Dopodiché, smontiamo entrambi dalla macchina e ci incamminiamo in direzione dell'insegna di Joe's.
«Toglimi una curiosità, Connor... Che ci facevi in un posto del genere?» domando allo studente mentre varchiamo il cancello, per fortuna spalancato dell'attività.
Ovviamente, evitiamo di passare per il piccolo ufficio che si trova ad un paio di metri dall'ingresso: meno persone ci vedono, meglio è.
Speriamo davvero che non ci sia nessuno...
«Niente di che, prof» risponde lui, un po' troppo frettolosamente. «Ero venuto a cercare qualche pezzo di ricambio per il mio progetto. Anche se, in effetti, si tratta soltanto di una vaga idea, per il momento almeno.»
Gli rivolgo un'occhiata curiosa, però evito ulteriori domande. Quando si sentirà sicuro del suo lavoro, me ne parlerà: non voglio forzarlo a fare qualcosa per cui, evidentemente, non si ritiene pronto.
«Non so perché, ma lo immaginavo diverso» commento, guardandomi intorno.
Auto vecchie e mezze sfasciate sono state impilate ordinatamente, a formare infiniti muri di lamiera e vetro. Pare quasi di trovarsi all'interno di un labirinto, infatti imbocchiamo una stradina fra le macchine che ci porta sempre più lontano dall'entrata, facendoci, ben presto, perdere l'orientamento.
«Davvero? E cosa immaginava?» chiede, incuriosito, Connor, svoltando a sinistra non appena raggiungiamo una Fiat bianca a cui manca il parabrezza.
«Ehm... In realtà, nulla... Forse un po' più di... confusione e sporcizia?» rispondo in tono incerto e titubante.
Non sono mai stata in uno sfasciacarrozze. Non né ho mai avuto bisogno.
Lavorare per il Centro sta allargando i miei orizzonti...
Fatto sta che ho sempre pensato fosse un luogo sporco, unto e pieno di uomini che bestemmiano, il che, a ripensarci, mi fa scoppiare in una sonora risata, che risuona allegra nella larga strada che stiamo percorrendo in questo momento.
«Che succede, prof?» Connor si ferma accanto ad un Honda arrugginita e mi guarda perplesso, ma io scuoto la testa e gli faccio cenno di proseguire.
Lui scrolla le spalle e si rimette in cammino per poi fermarsi ad un altro angolo, stavolta presidiato da una BMW nera priva di pneumatici.
«Siamo arrivati. È pronta?» Il ragazzo solleva ed abbassa le sopracciglia in modo molto teatrale mentre io alzo gli occhi al cielo, sbuffando sgraziatamente.
«Va bene... Come non detto...» brontola, girando l'angolo con me al suo fianco.
Magnifico.
È il primo aggettivo che mi balena in mente ogni volta che il mio sguardo si posa su un varco: le sue luci, così calde ed accecanti, sono semplicemente splendide.
Però, poi, la mia testa si riempie delle immagini che quei buchi dimensionali nascondono ed un brivido mi percorre il corpo, frenando bruscamente il mio entusiasmo.
«È sempre un'emozione vederlo. Sapere cosa cela al resto del mondo. Le possibilità che ci fornisce...» commenta Connor, estasiato, di fronte a quelle sfavillanti luci, come un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria.
«Succede anche a me» rivelo, continuando a camminare in direzione del varco. «Ma dopo penso alle creature che si trovano al di là di questa eccezionale opera della natura, cosa che si dobbiamo ancora verificare, e la gioia che mi provoca vederlo svanisce come neve al sole.»
«Già...» sospira il ragazzo, immergendo una mano all'interno di quelle luci pulsanti. «Ci ha ripensato?»
«No. Certo che no» rispondo, prendendogli l'altra mano ed immergendomi in quel caldo tunnel assieme a lui.
Come al solito, non percepisco nulla di strano: si tratta solamente di camminare. Nulla di entusiasmante o particolare, soltanto passi che ci portano dalla nostra epoca a...
«Un bosco» constato, riaprendo gli occhi, che ogni volta serro inconsapevolmente.
Siamo sbucati al centro di una radura soleggiata, circondata da alberi alti e frondosi, che creano ombre rinfrescanti in cui rifugiarsi.
«Hai qualche idea circa il periodo in cui ci troviamo?» chiedo a Connor, facendo un ampio giro su me stessa per non farmi sfuggire nessun particolare, anche se, in effetti, non vedo niente di interessante.
Nessun dinosauro...
«Giusto qualcuna ma solo perché...» inizia a rispondere il ragazzo, camminando verso est con passo sicuro, prima di essere interrotto da un forte nitrito.
Non riusciamo nemmeno a raggiungere il limitare della radura che compare di fronte a noi un uomo a cavallo. Entrambi lo fissiamo con occhi sgranati: ci troviamo faccia a faccia con un cavaliere.
Un vero cavaliere.
Un uomo che indossa un'armatura, recante uno stemma a me ignoto, che ci punta contro una lancia mentre grida qualcosa in una lingua presumibilmente morta.
Pochi istanti dopo, a qualche metro di distanza dal nostro bizzarro trio, appare un dinosauro, totalmente fuori posto in quest'epoca. Una rapida occhiata mi fa capire che si tratta sicuramente di un carnivoro, ma non riesco ad identificarne la specie che l'animale corre in direzione del varco, attraversandolo di gran carriera.
Il tempo di un respiro ed il cavaliere galoppa al suo inseguimento.
«Oh, cavolo, mi sa che abbiamo un problema...» sussurra Connor, sbigottito dalla piega presa dagli eventi.
Eh già...
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Anomalie: il libro segreto
Science Fiction#5 in fantascienza QUARTO VOLUME de La Saga del Tempo Tutto quello che avete sempre voluto sapere sulla Saga e non avete mai avuto il coraggio di chiedere. Qui troverete le risposte a TUTTE le vostre domande. Siete pronti? ? Buona lettura! ? La co...