Abissi (prima parte)

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Quest'avventura si svolge durante Anomalie: New World ed è dedicata a tutte le ammiratrici del misterioso Ian 😉😁


Mi sveglio gradualmente. Sollevo le palpebre e le sbatto svariate volte per sincerarmi di non essere ancora nel mondo dei sogni, un mondo dove c'erano Liam e Connor, i miei ragazzi. Sospiro quando metto a fuoco il soffitto color crema e il grande armadio che si trova ai piedi del letto: mi trovo nella camera da letto di Ian.

Ovviamente lui non c'è.

Mi ha cavallerescamente ceduto il suo letto mentre lui si è preso il divano: la sera prima, quando avevo cercato di protestare, Ian mi aveva zittita dicendo che sua madre l'aveva cresciuto bene. Il suo sguardo era fosco e triste quindi non me l'ero sentita di insistere oltre e avevo capitolato.

Un lieve bussare interrompe il filo dei miei pensieri. Mi metto seduta e mi copro col lenzuolo, anche se non c'è nulla da vedere dato che indosso un pigiama, dopodiché lo faccio accomodare: il misterioso Ian entra e mi scocca un radioso sorriso.

E' già vestito di tutto punto, cosa che mi fa sembrare una dormigliona impenitente.

《Ma che ore sono?》gli domando, passandomi una mano fra i capelli scuri e folti.

《Presto, in realtà》mi rivela l'uomo, fermandosi ai piedi del letto e incrociando le braccia al petto 《La signora Smith mi ha telefonato per affidarmi una missione così ho pensato di venire a chiederti se volevi unirti a me.》

《Di che missione si tratta?》ribatto, scalciando via gli ultimi stralci di sonno che sono rimasti aggrappati alla mia mente.

Abbandono il caldo giaciglio e balzo giù dal letto, sotto lo sguardo attento e divertito di Ian. Mi stiracchio, svegliando tutti i muscoli intorpiditi, per poi recuperare qualche vestito dalla sedia accanto alla porta: quando sono giunta in questo mondo non possedevo nulla, a parte gli abiti che indossavo, così Ian aveva provveduto a prendermi lo stretto necessario.

Ancora non capisco perché si è schierato a mio favore durante il colloquio, un po' inquietante, avuto col capo del Centro, però non finirò mai di ringraziarlo.

《E' solo scomparso un sommergibile. Nulla di che》mi spiega l'uomo con noncuranza, continuando a fissarmi.

《Solo?》ripeto, sgranando gli occhi《In che senso "solo"?》

Ian sospira e scuote la testa per poi liberarmi dal suo sguardo troppo intenso. Mi volta le spalle e cammina fino a raggiungere l'unica finestra della stanza, tira la tenda e la camera viene subito inondata di calda luce solare. Rimango abbagliata per un istante e, quando riesco a rimettere a fuoco il mondo, Ian mi appare come una figura mitologica avvolta da un alone lucente, ma è solo frutto di un gioco di luci e rifrazione.

《Nel senso che ho visto di peggio. C'è sempre di peggio, Liv》sussurra lui, rimanendo in contemplazione del panorama per un paio di secondi《Comunque sia, vuoi venire con me oppure vado da solo?》

Una parte di me, un'immensa parte di me, vorrebbe approfondire il discorso di cui l'uomo ha soltanto accennato. Dopotutto, non so nulla di lui o del suo passato; mi ha solamente detto che è come me ossia si trova in un'epoca diversa dalla sua, però, in sostanza, non so proprio niente di Ian.

《Ovviamente vengo con te. Che razza di domande mi fai?》borbotto, uscendo dalla stanza per recarmi nel piccolo bagno.

La risata di Ian mi segue finché non chiudo la porta alle mie spalle. Faccio una veloce doccia e mi preparo per la nuova missione, avvertendo un fiotto di adrenalina invadermi le vene. Non posso negare che mi è mancato tutto questo, nonostante io non mi trovi nella mia epoca in compagnia dei miei ragazzi.

Ian e i nuovi Connor e Liam non sono male come compagni di avventure, però non sono i veri Connor e Liam e questo mi fa sempre sentire un dolore al petto quando sono assieme a loro.

Mi sciacquo il volto con abbondante acqua fredda per evitare alle lacrime di scivolarmi lungo le guance e, quando realizzo che riesco a tenere le mie emozioni sotto controllo, mi asciugo il volto ed esco dal bagno. Ian mi attende in salotto, intento a mandare un messaggio col cellulare.

《Sono pronta. Possiamo andare.》

Annuncio il mio arrivo, ma lui non alza lo sguardo dal telefonino. Allora, aspetto in silenzio, appoggiata al bracciolo del divano a due posti finché lui non ripone il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni.

《Eccomi. Scusa. Ora sono tutto tuo》mi dice con aria contrita, controllando la pistola che porta sempre alla fondina, per poi aprire la porta di casa.

Non commento in alcun modo il suo bizzarro comportamento ed esco prima di lui. Ian chiude a doppia mandata dopodiché ci rechiamo alla macchina, un SUV nero del Centro, e partiamo per una destinazione a me ignota.

《Sai che non mi hai ancora detto dove siamo diretti》rifletto, fissando un punto imprecisato fuori dal finestrino.

E' mattina presto. L'aria è fresca e il sole ancora pallido e acerbo, ma si vedono i primi abitanti in strada, pronti per recarsi al lavoro, un lavoro sicuro e certo, al contrario del mio. Per un breve istante, provo un po' di invidia nei loro confronti: sono ignari di tutto e vivono felici mentre io mi ritrovo persa in un'altra epoca, senza affetti ne amici.

《Vero. Il nostro obiettivo è Cardigan Bay. La guardia costiera ha trovato un'imbarcazione alla deriva, si tratta di una nave da ricerca. Il Genietto ha fatto un rapido controllo e pare che, a bordo, vi fossero un paio di ricercatori e, appunto, un sommergibile》mi spiega l'uomo, svoltando verso destra in direzione del centro.

《Cardigan Bay》ripeto a voce bassa《Ma non si trova in Irlanda?》

《Irlanda? Non ho mai sentito un luogo con questo nome》 mi risponde confuso Ian, scoccandomi una fugace occhiata.

《Quindi in questo mondo parallelo l'Irlanda non esiste. Va bene. Ce la posso fare》 mormoro fra me e me, massaggiandomi le tempie《Chissà se ci sono altri stati che non esistono...》

《Tutto bene, Liv?》mi domanda Ian, forse preoccupato dal fatto che sto parlando da sola o forse solo per gentilezza.

《Sì. Certo. Va tutto splendidamente. Mi trovo soltanto in un mondo parallelo in cui l'Irlanda non esiste. Nulla di preoccupante, no?》




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